Tre anni dopo l’album d’esordio “Shape of Fear and Bravery”, Suz ritorna con il suo secondo lavoro, “One Is A Crowd”. Il nuovo disco rappresenta un passaggio molto importante per la carriera artistica di Suz, sia per la maturità stilistica sia per l’evoluzione musicale, entrambe raggiunte dopo una lunga gestazione ed un’attenta cura dei particolari. Prodotto da Ezra (Casino Royale), numerose sono le collaborazioni, come KutMasta Kurt, Angela Baraldi, Bruno Briscik e Alessiomanna (sempre Casino Royale). Questo il track by track.
1 . “Distant Skies (Don’t Say A Word)”:Il primo singolo del disco prodotto da KutMasta Kurt originariamente si intitolava “Another War”, l’avevo scritta nel 2006, dopo i bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Allora, ovviamente, il testo era molto differente. In “Distant Skies” la guerra è diventata semplicemente metafora dell’amore. Ne esiste anche una versione incisa con Weight and Treble nel 2009 con un testo leggermente differente da quello attuale intitolata “Two soldiers” che con Massimo (Carozzi) e Manuel (Giannini) stiamo pensando di fare uscire in free download.
2. “To Here And Now”: questo è uno dei quattro brani composti da Alessio “Manna” anche se dopo essere passato sotto le mani di Ezra certo ha subito una trasformazione notevole. E’ caratterizzato dal beat tribale dei bicchieri infranti visto che, come recita anche il testo, altro non è che un brindisi all’hic et nunc, un inno al carpe diem.
3 – “A Thousand Deaths”: un altro pezzo composto da Alessio e poi riarrangiato e prodotto da Ezra. Originariamente avrebbe dovuto essere una sorta di blues, ma poi pian piano la cassa in quattro proposta da Ezra che sulle prime mi straniva non poco ha cominciato a sedurmi…
4 – “Bring Us Down” featuring Estel Luz: Ezra aveva composto questo brano per cantarlo poi fortunatamente è stato felice di cedermelo. Il testo l’ho scritto in qualche ora in studio, Estel ha trovato un’apertura molto bella e calda sul ritornello. L’intenzione iniziale era di fare un blues elettronico per questo Ezra ha voluto il tappeto di voci blues sul finale. Io ed Estel ne abbiamo sovraincise così tante che ad un certo punto non riuscivamo più a capire quali voci fossero di chi.
5 – “Out Of The Blue” (Ezra Remix): questo brano nasce nel marzo del 2011 e insieme a “Pastspotting” fa parte dell’album di dj Pandaj “Destination Unknown” al quale hanno partecipato tanti musicisti fra cui L’Aura, Saturnino, Ghemon e Vaitea. Ci tenevo che fosse anche in “One Is A Crowd” così ho chiesto a Pandaj di poter inserire nel disco questa nuova versione prodotta da Ezra. Nando, che è un vero cratedigger, ha poi apportato il suo tocco al brano aggiungendo alcuni samples fra cui quello di una voce tratta da un canto tradizionale vietnamita.
6 – “Rubber and Glue” featuring Angela Baraldi: esiste un modo di dire infantile inglese che recita “Io sono gomma tu sei colla, le tue parole rimbalzano su di me e vanno ad appiccicarsi addosso a te”. Il titolo di questo brano, scritto insieme a Luca (Scarrone, qui al contrabbasso) ed Angela, ha a che fare con questo. E’ una filastrocca per chi non si lascia abbattere dalle parole e dalle critiche altrui, un brano che esprime un senso di rivalsa e di indipendenza e una sana autoaffermazione femminile, un po’ come accade in “Bring Us Down”.
7 – “Frailest China”: Anche qui come in un brano del primo album “Shape Of Fear and Bravery” torna la necessità di una “comfort zone”, di un luogo sicuro dove rifugiarsi quando ci si sente fragili come porcellana, quando la domanda che ci assilla è “che sarà di noi?”. In questo brano le influenze dubstep fanno capolino nel basso e nelle ritmiche spezzate.
8 – “The Enemies Within”: E’ un dub claustrofobico il cui titolo si rifa all’episodio della serie originale di Star Trek (The Enemy Within) nel quale il capitano Kirk di ritorno da un’esplorazione su un pianeta sconosciuto, a causa di un malfunzionamento del teletrasporto, si sdoppia in un Kirk buono e in uno cattivo. Anche il brano affronta il tema del doppio, del lato oscuro con cui prima o poi ci troviamo a fare i conti. Una particolarità di “The Enemies Within” è il suono del basso, realizzato sovraincidendo il basso suonato da Alessio su un suono di synth. Mixandoli abbiamo ottenuto un suono molto particolare che caratterizza fortemente il brano.
9- “Let One Be A Crowd”: Questo brano è nato al piano ma poi si è trasformato in un pezzo che per velocità e ritmica richiama la dubstep. Vi convivono le suggestioni più disparate, dall’inglese aulico tipico di certi brani di formazioni folk britanniche come gli Steeleye Span a un celebre verso del terzo quartetto di Thomas S Eliot “The Dry Savages” (“You Are The Music…”). E’ l’ultimo pezzo che abbiamo inciso in ordine di tempo e il testo è stato scritto in un ventoso giorno di fine estate in cui da una finestra aperta proveniva il suono cristallino di una campana a vento.
10 – “Nighthawk”: Questo brano è stato composto da Bruno Briscik, incredibile musicista jazz che aveva già partecipato col suo violoncello a “Release”, traccia che chiude il mio primo disco “Shape of Fear and Bravery”. Qui Bruno suona il fender rhodes e il contrabbasso. E’ una love song notturna dalle atmosfere jazzy, e il riferimento a Edward Hopper nel titolo non è casuale.