Dice già tutto il titolo, perché le parole sono importanti e non vanno sprecate. Luca Benni bna capo supremo della To Lose La Track intervista Capra bna Capra dei Gazebo Penguins aka il gruppo che fra qualche ora ti occupa la home di facebook senza che tu possa fare nulla. Si parla di RAUDO.
Che cosa ti aspetti da RAUDO?
RAUDO è nato diversamente da LEGNA.
Per LEGNA abbiamo raccolto le 8 canzoni che stavamo suonando da mesi (se non anni), e le abbiamo chiuse nel disco.
RAUDO invece è stato il frutto di un lavoro di scrittura pensato apposta per fare un disco nuovo. Che messa così sembra quasi una roba seria. E infatti, più o meno. È andata che abbiamo fatto prove e prove in cui ci trovavamo esclusivamente per fare pezzi nuovi, per riprovarli, sistemarli, cassarli, ripescarli e finalmente definirli chiusi. Una volta chiuso un pezzo non ci siamo più tornati sopra fino a che non eravamo a ridosso dell’ingresso all’Igloo Audio Factory, quando invece li abbiamo suonato allo sfinimento per averli in automatico nelle braccia.
Abbiamo suonato per quasi 70 date quelle 10 canzoni che ci hanno accompagnato dal 2011 alla fine del 2012, e ricominciare a fare delle prove in cui fare reset di tutto e ripartire è stata un’emozione che quasi rasentava l’imbarazzo. Cosa scioltasi dopo la prima mezz’ora di suonata, comunque.
Non ho risposto alla tua domanda, tra parentesi.
È più bello di LEGNA? Dai, non ci credo, come può essere più bello di LEGNA?
Come facciamo a dire che non è più bello di LEGNA?
Sì, è più bello di LEGNA. È un disco più disco. C’era meno fretta, e perciò c’è stata meno approssimazione sui testi, e più lavoro sulle strutture, sulla composizione e sui cantati. Facciamo un esempio, una cosa che forse non salta subito alle orecchie: a parte in Finito il caffè (che non a caso è il primo pezzo) non c’è alcun ritornello. Nel senso che non c’è qualcosa che senti una volta e poi – nomen omen – ritorna più avanti nella canzone. È un disco che è un fluire irripetito e irripetibile, un’eruzione che non si rassomiglia, un’esplosione che non fa mai gli stessi danni. Te ne dico un’altra? Una nevicata, che si somma alla neve già per terra e non fa che aumentare. Ne vuoi un’altra? No, basta.
Senza contare anche questa cosa qua: da LEGNA non abbiamo scartato nulla, ovvero non c’era altro materiale che poteva finirci e non c’è finito. Da RAUDO abbiamo scartato, c’è stata una selecta nei mesi prima: un pezzo veniva portato alle prove, non funzionava, veniva cassato. Direi che di pezzi scartati ce n’è almeno quanti quelli che invece hanno superato la prova delle prove. La “prove delle prove” potremmo definirla una paronomasia. Sappilo.
Come sono andate le registrazioni dell’album?
Come si diceva nella risposta 1, i pezzi che sono finiti nel disco non erano canzoni che ci portavamo sul groppone da tanto tempo: era tutto nuovo, e quando vai in studio con roba più o meno recente le cose sono diverse. Per esempio: per la maggior parte dei pezzi è andata così: registravamo una guida di chitarra e basso suonando tutti assieme. Poi mettevamo in cuffia a Piter la guida e lui si metteva lì e se la suonava per due o tre ore mentre noi sorseggiavamo grappa o cazzeggiavamo in cucina. Quando dalla cucina sentivamo che Piter era sul pezzo, irrompevamo in sala di ripresa e in un paio di takes avevamo il pezzo. Nei primi due giorni, per dire, ne sono saltati fuori 5.
Ma non avevamo fretta. Ci eravamo presi un mese. Sollo e Suri, assieme a Raffo che collabora con Sollo allo IAF, hanno messo già i microfoni con calma, fatto giornate di suoni, prove sul nastro e sui pre, sostituito microfoni e sperimentato soluzioni nuove. Certe giornate finivano che avevamo fatto sì e no una voce e tantissime prove di esplosioni dietro lo studio, per dire.
Siete coscienti di essere fra i nuovi gruppi italiani di riferimento? Non è vero, sto sparando cazzate per provocarti =)
Siamo coscienti che non siamo più dei pischelli. Che non abbiamo fatto un disco per farlo sentire solo agli amici. Che ci abbiamo investito tanto, sia di soldi che di tempo, e anche di tempo futuro, nel senso che ci siamo resi disponibili per suonare il più possibile (e dal giorno dopo che esce il disco suoneremo tutte le settimane per almeno due mesi). Ed è una fortuna che ci siano tante persone che ci chiamino a suonare un po’ come un appuntamento al buio, nel senso che tutte quelle date sono state fissate quando ancora il disco non l’avevamo registrato. Faccia che ride.
Siamo anche coscienti che certe cose cambiano, del tipo che 10 anni fa eravamo noi a chiedere ad alcuni gruppi di poter aprire ai loro concerti (o meglio: chiedevamo ai locali di poter aprire a certi gruppi), mentre adesso ci arriva ogni due giorni una richiesta su fb dove un gruppo che non conosciamo ci chiede di poter suonare prima di noi da qualche parte. Insomma: è strano, è tuttora strano. È anche bello per certi versi, ma non tanto quanto se fosse successo 10 anni fa.
Che ne pensi degli altri membri del gruppo? Maggiori pregi e difetti di ognuno (questa è un intervista scomoda se non si era capito eh!)
Ci conosciamo dalle scuole superiori, eravamo nelle due diverse sezioni dello stesso Liceo, il Rinaldo Corso di Correggio. Con Sollo abbiamo cominciato a fare dei pezzi rap idioti già in seconda. Abbiamo suonato tutti e tre assieme in una cover band che suonava alle feste del Liceo e il nostro cavallo di battaglia era una cover dei Lunapop (C’è qualcosa di grande) che declinavamo nei vari generi musicali tipo raggae (dio madonna), metal, ska etc. Grandi cose insomma. Suoniamo insieme da più di 10 anni e possiamo dire di conoscerci a fondo. Per certi versi è un rapporto strano, che negli ultimi anni è diventato tale perché suonando spesso tutte le settimane accadeva che fosse solo la musica dei pinguini da fare ai concerti, in un certo senso, a tenerci assieme. Ricominciare a provare e ritrovarsi per giorni uno fianco all’altro per 18 ore e più a fare un disco è stato anche un modo per rinnovare l’amicizia, e rigenerarla.
Pregi e difetti però son cose che ci teniamo per noi, e per cui ci piace litigare da soli.
Ma che musica ascolta Capra? Ci sono gruppi italiani che ti piacciono? Ci sono gruppi italiani che non sopporti?
Più o meno da dicembre 2012 ho scelto di non ascoltare più niente, una specie di digiuno musicale. È stato interessante. Mi sono concesso solo l’intera discografia dei Fugazi una settimana in gennaio, perché da qualche parte era uscito il link ad un documentario fatto da loro e su di loro finito sul tubo. Ma ascoltare i Fugazi non penso si possa rubricare con l’ascoltare musica. Ascoltare i Fugazi è ascoltare i Fugazi, fine.
Ho fatto una pausa dal digiuno dopo che avevamo finito di fare le voci, e mi sono ripassato il disco degli Ornaments, che sono pure l’unica band che ho visto dal vivo negli ultimi mesi (addirittura 2 volte). Poi ho ascoltato i nuovi dei Bachi da pietra e dei FASK. Poi ho ripreso il digiuno fino al master del disco. E anche per un paio di settimane dopo devo dire.
Insomma, ho ripreso ad ascoltare un po’ di roba da qualche giorno (e siamo già in aprile/maggio 2013). Ho ascoltato tre dischi italiani che non sono ancora usciti, completamente agli antipodi della roba che facciamo coi pinguini, che mi sono piaciuti molto. Forse anche perché c’ho un po’ lo stallo di musica coi chitarroni – ma so che lo stallo passerà nel giro di una settimana massimo. Ora bisogna che mi ripigli un po’. Sono curioso di sentire la roba nuova dei Marnero, cosa tirerà fuori Johnny Mox, il disco di Caso, i Ninos du brasil dal vivo, boh, devo ripigliarmi in generale. Mi sa che mi riascolto i Fugazi intanto.
Come vi trovate con la vostra label? (da questa risposta dipende il tuo futuro, quindi occhio)
To Lose La Track era solo un nome carino, due anni e passa fa, ora è un nostro vanto.
Perché non è solo un’etichetta che dice: Bah, sì, ok, vi stampo i cd.
Che poi, per tanti gruppi che non hanno un’etichetta, quello sarebbe più che sufficiente.
To Lose La Track è un Luca Benni con cui stai a chiacchierare nell’internet fino alle due di notte per gasarsi reciprocamente dell’apertura di un frì daunlò, o di caparbie strategie d’uscita, a lamentarsi della fretta, ad emozionarsi. Che ti dice che certe canzoni lo commuovono, che si fa i cd r da ascoltarsi in macchina per capire qual è la scaletta migliore. E che c’è sempre. E quando dico sempre non intendo in orari d’ufficio, o quando è davanti a un computer o altro. Dico sempre. Questo è raro, e toccante. Almeno per me.
È vero che il prossimo anno fate uscire una raccolta in cd con tutti i pezzi usciti sui split, compilation, cover varie e qualche inedito?
Questa è un’altra delle prove della follia e della caparbietà di TLLT. Ma ne parliamo tra qualche mese. Sarebbe davvero troppo lungimirante per noi pensare ad una prossima uscita quando ancora deve uscire questa…
Mi piace questa cosa che avete che siete attaccati al vostro territorio, o almeno credo. Una volta ti ho detto che Umbertide o Correggio non sono Milano, offrono meno possibilità discograficamente parlando. Non che ce ne freghi molto, immagino che stiamo bene dove stiamo. Ad esempio, il brano “Correggio”, che originariamente nei provini si chiamava “15 anni”, è sì un po’ nostalgico ma restituisce la dimensione del paese di provincia, simile a quello in cui sono cresciuto anche io, quello dove la fai anche franca =)
Personalmente sono una persona a cui frega poco sia di essere nata provinciale, che di esserlo rimasta, o di esserlo solo anagraficamente. Ho scelto di vivere in mezzo ai monti, senza vicini, cercando e ambendo a tutto quello che in una città non può esistere. Tutto ciò è andato a detrimento della musica? Se fosse tutto cresciuto a Milano o a Roma sarebbe stato più facile, più largo, più serio? Boh. Non sto qui a dire che un piccolo paese non ha sbocchi, o ha meno gente a cui frega qualcosa della tua musica; non mi è mai interessato. Samone, dove sto, a 5 minuti da Zocca, penso conti 217 residenti stabili. E già mi sembrano tanti. Non sto neanche a dire che un piccolo paese crea relazioni più vere o quelle menate lì. Puoi mandare affanculo molto più comodamente persone che ti stanno sulle balle, semplicemente incontrandole al bar del Teatro, senza bisogno dei socialini. Ma puoi anche fare una fatica porca ad organizzare un concerto nella tua sala prove sperando che i tuoi compaesani vengano e tu possa rimborsare la band che hai chiamato. Correggio come città non ci ha dato nulla. Ma a Correggio ci siamo inventati robe che a Milano forse non avremmo fatto. Una sala prove, la nostra prima che il terremoto ci sbattesse fuori, in cui abbiamo chiamato 60 e più gruppi a suonare da tutta Italia ed Europa. Un giro di persone che suonano, con cui siamo diventati amici (penso agli Ornaments, ai Valerian Swing, a Three Lakes, agli Anna Karina) che ti dicono cosa ne pensano di quello che fai, con cui condividere il furgone per andare a suonare, gli strumenti quando registri, a cui dai due cassette di legna in cui cambio di un vinile appena uscito, con cui fai una colletta per andare a comprare la grappa in Trentino. Uno studio di registrazione, l’Igloo Audio Factory di Sollo, che dal niente è diventato uno dei posti da cui sono usciti alcuni dei dischi che amo di più degli ultimi anni, e che ad ogni disco diventa un posto dove il suono è sempre più perfetto. Un locale, i Vizi del Pellicano, che nella campagna più campagna decide di fare musica dal vivo e non mollare. Non so che tipo di legame ci sia con il nostro territorio, non saprei definirlo bene, forse io che me ne sono andato da dove sono nato non sono neanche la persona più idonea, ma c’è una strana dedizione verso la fatica che si è fatta, un orgoglio stupido che ti porta a difendere qualcosa, ma non è la tua battaglia, non ci daresti la vita: è un modo come un altro per non lasciare che le cose muoiano. Perché forse sai che se sopravvivono resti un po’ più vivo anche tu.
Fatto. Questa intervista fa cagare (cit. Verme). Probabilmente le domande di una bambina di 10 anni sono migliori. In questo spazio puoi dire tutto quello che vuoi o che ti va di dire.
Sono contento di avere tante occasioni per suonare segnate sul mio calendario dei prossimi mesi. Sono sicuro che il RAUDO concerto sarà un gran bel concerto, so che mi piacerebbe se lo andassi a vedere. Spero che la soddisfazione e i respironi che mi hanno dato i pezzi nuovi in questi mesi che li ascolto possano fare lo stesso effetto ad altre persone. Fine. Ora aspettiamo le domande di una bambina di 10 anni va…