Fra il primo e il secondo disco degli Elio Petri c‘è di mezzo una parentesi che se ne va.
Un tempo la creatura musicale di Emiliano Angelelli racchiudeva fra due tonde la e del cognome di uno dei più grandi registi italiani di ogni tempo. Oggi non più. E per una parentesi che se ne va c‘è invece una band vera e proprio che arriva, con la line-up completamente rinnovata.
Vi proponiamo quindi il discoraccontato® accompagnato dallo streaming di “Il Bello e il Cattivo Tempo” con l’aggiunta di alcune foto scattate da Riccardo Ruspi con la band sul Lago Trasimeno. Le ultime due foto sono state ottenute utilizzando un procedimento fotografico dei primi del Novecento che si chiama stenoscopia e che sfrutta il principio della camera oscura per la riproduzione di immagini: la fotocamera utilizza infatti un foro stenopeico, in pratica un semplice foro posizionato al centro di un lato della fotocamera, come obiettivo.
*** Il disprezzo ***
Potrebbe sembrare un omaggio al film omonimo di Godard, ma non lo è. “Il disprezzo” è il cattivo tempo. E’ un anatema contro il mondo da un particolare punto di vista, sia temporale che geografico. Siamo infatti orizzontali, sul letto, la domenica mattina. Il bello e il cattivo tempo non sono situazioni oggettive, ma stati d’animo condizionati dai diversi contesti, molto spesso si tratta di scelte. Si sceglie, nella buona parte dei casi, di stare male, di provare disprezzo, di odiare o di stare bene. Ci sembrava il modo migliore per iniziare il disco.
*** Mascella ***
Adoro l’anatomia umana. E la mascella è decisamente un punto chiave del nostro corpo. Attraverso di essa stringiamo i denti per mangiare ma anche per tenere duro. “Mascella” racconta di una donna che ama lasciare l’impianto stereo acceso quando esce di casa perché così quando rientra ha l’impressione che ci sia qualcuno, e ciò la fa sentire meno sola. Si tratta di una donna ansiosa, che soffre di bruxismo e che durante il sonno s’immerge in lunghe apnee. Ma “evidentemente non tutto è vero” quello che si dice nella canzone.
*** Vipera ***
“Il bello e il cattivo tempo” è un disco popolato di animali. “Vipera” in modo particolare. E’ la storia di una donna, per l’esattezza di una madre, che ai tempi era ancora una bambina, salvata dal morso di una vipera grazie a un “girotondo” di tacchini. La prima strofa del pezzo è stata costruita attraverso una serie di quadri surrealisti in sequenza che descrivono il contesto. Si intitolano nell’ordine: “Vipera”, “Vipera con aia” e “Vipera con aia più tacchino”. Nella canzone il tacchino viene santificato grazie al suo gesto eroico e diventa “Santo il tacchino” e la vipera maledetta a vita.
*** Alga ***
Siamo nel territorio “amori impossibili”. L’alga s’innamora di un oggetto di marmo, ma si scontra con l’impedimento di propendere verso un corpo inanimato. In più l’alga incontra molte difficoltà nel muoversi, perché è pur sempre una pianta e nonostante la fatica per andare contro natura i suoi sforzi non sono ripagati. Il tallo, in botanica, è il corpo vegetativo dell’alga. E’ in uno stato di affaticamento per lo sforzo compiuto. La logica vorrebbe che l’alga smettesse di camminare, visti gli scarsi risultati ottenuti. Finisce così. In modo naturale e necessario. Camminare non è roba da alga.
*** Bruco ***
È un pezzo che in potenza esiste da più di dieci anni, ma che ha preso forma solo per “Il bello e il cattivo tempo”. Un uomo, nel semplice atto di tagliare le verdure, si imbatte in un bruco. Decide di salvargli la vita. Da lì, attraverso un percorso di ribaltamento, si passa arbitrariamente dal punto di vista dell’uomo a quello del bruco, il quale produce una speculazione filosofica osservando l’essere umano. Ne fuoriesce uno strano animale mitologico, un essere umano col corpo di bruco, la testa di un uomo e un anello sul collo. L’anello segna la divisione anatomica tra l’uomo e il bruco. Se è vero che i gatti ci vedono come fossimo dei loro simili giganteschi perché lo stesso meccanismo non può scattare anche nel bruco?
*** Ti farò soffrire ***
È un proclama di vendetta e come ogni vendetta è assolutamente inutile, fine a sé stessa, un puro sfogo. E’ un’altra faccia del cattivo tempo, che serve però rinforzare le difese immunitarie e l’autostima. Il finale è cinematografico, non potrebbe essere diversamente, la vendetta è cinematografica. C’è Teho Teardo. Non a caso. E si sente.
*** Blues ***
È una dura battaglia che stiamo combattendo da anni, come Elio Petri, contro gli elettrodomestici senza personalità. Si parla di una casa dove ce n’è in abbondanza e vengono elencati uno per uno.
*** Capra astrale ***
La capra astrale è un animale ultraterreno che è possibile incontrare solo in una particolare dimensione. Per accedervi serve una sorta di frase magica: “sabbie bianche e pensieri di fosso”. Avrete a che fare con una capra assurda, ma pur sempre con una capra, che come tutte le capre puzza e ha uno sguardo non particolarmente espressivo. Solo questo vi rimarrà in testa di lei tornati nella dimensione di partenza, e siccome i contesti, come si diceva sopra, fanno gli stati d’animo, il ricordo di questo incontro vi provocherà un senso di sollievo e vi porterà a ripetere insieme a Marco Parente che “va tutto bene va tutto a posto”. Un mantra beneaugurante da cantare in ogni momento della giornata.