Non è la prima volta che mi capita di recensire Machweo, ma devo dire che ogni volta che mi ritrovo a scrivere di lui non so mai esattamente cosa aspettarmi. Avevo già parlato tempo fa del suo Sunset EP che mi aveva letteralmente fatto innamorare del suo sound così atmosferico ed allucinato a tratti. Poi una serie di splendidi remix avevano rafforzato la mia idea riguardo questo producer emiliano, tanto giovane quanto capace di creare brani unici. Nonostante il suo EP successivo, No Way Out, non avesse toccato la qualità delle composizioni precedenti, sono rimasto fermo sulle mie posizioni, perfettamente conscio delle qualità del ragazzo.
Bene, con questo Leaving Home, prima fatica sulla lunga distanza, ritroviamo un Machweo cresciuto nella qualità dei brani e nella capacità di comporre tracce di gran fattura, sospese tra attitudine pop e venature psych. I bassi rombano nelle cuffie che è un piacere, sembrano motori quattro cilindri accesi all’unisono, suoni ossessivi si alternano creando raccordi che durano per tutta la durata dei singoli brani, le drum potenti e dense colpiscono al petto senza lasciare però ferite.
Brani come Looonely, The Bottom of the Ocean o il singolone Chase The Sun sono piccole gemme nascoste dentro gusci di riverberi e mostrano una maturità musicale difficilmente riscontrabile in altri produttori della sua età. Quello in questione è un album prezioso, che mostra, se ancora ve ne fosse bisogno, quanto la scena elettronica italiana sia prolifica ed estremamente in salute. Complimenti alla Flying Kids Records, la quale, senza paura alcuna, si è lanciata nella produzione di un disco così ricco e pieno di suggestioni emotive. Machweo anche questa volta ha fatto centro; ascoltate tutto il disco e poi ditemi se non c’è da perderci la testa.