A Luca piace così tanto il cinema che se lo lasci parlare ti inonda di racconti fino alla vigilia di Natale (e non è detto che smetta durante le feste). Luca non è un carattere approssimativo, va in fondo alle cose perché è l’unico modo per combattere la faciloneria.
Simone veste o a righe o a quadretti a seconda dell’umore, tiene segreta l’indole casinista fino al weekend. Poi scioglie le briglie e buonanotte fiorellino.
I due Daniele collimano nel nome. Paiono composti, ma sul palco sono un unico organismo che fa dum dum e crsh crsh e poi finisce che muovi il culo per mezzora, ritrai il carrello e prendi il volo. Fin sopra le nuvolette di questa città.
Ladies, un minuto d’attenzione.
A supposedly fun thing we’ll probably do again è il primo album degli Absolut Red che ha fatto cùcù il 15 aprile scorso, un’autoproduzione homemade distribuita da Unhip Records/Morr Music, scritta e confezionata nella loro Sasso Marconi dopo tre anni e mezzo di tirocinio nel comprensorio bolognese. Fino all’autorevole balzo sul proscenio del Covo Club /tadàààà/, in compagnia di Tying Tiffany e Blue Willa. Con loro riprendo la buona vecchia abitudine di ascoltare e leggere simultaneamente e le sonorità zuccherine del lavoro sposano una produzione (e una cultura) letteraria di spessore che elevano gli otto brani del disco ad un piano superiore.
Scopri il riverbero surf, la raschiata garage, la musicalità popular, la cadenza beat (quanti paroloni a cazzo, mi perdonino).
Una commistione di armonia, gusto, vivacità.
Che riflette senza illusioni ottiche.
Quello che sono loro.