Dopo 120 date al seguito di Nicolò Carnesi e del suo Gli eroi non escono il sabato tour, gli HANK! riprendono da dove li avevamo lasciati, forti di un solida esperienza di palco e della consueta ironia un po’ cruda già mostrata nell’ep Piedali. Atti pubblici in luoghi osceni è il loro esordio sulla lunga distanza e loro qui hanno deciso di raccontarcelo. Che ne dite?
A.P.L.O.
Cercavamo il groove, ispirandoci a una band immensa come gli LCD Soundsystem. Siamo partiti da un bell’incastro di basso/batteria e poi dentro tutto il resto, con quelle chitarre cosÏ britpop anni ’90 che per noi sono una pura goduria. Anche questa è nata nel periodo in cui giravamo in 3. É stato un periodo molto proficuo perché ci ha permesso di metterci un po’ alla prova come musicisti senza il bisogno rifugiarsi nell’elettronica “giocattolosa” che ci caratterizzava prima. Abbiamo detto “da ora in poi si cambia!”, abbiamo alzato un bel po’ i volumi degli amplificatori, abbiamo arricchito la batteria con percussioni e campanacci, e ci siamo sentiti liberi di fare le cose in modo diverso.
Sul finale del brano due tartarughe ci danno dentro.
LA REALTÀ
Ritmo, velocità, un po’ di gioia e un po’ di allegria. Nasce prettamente come un pezzo punk, poi però al momento di registrarlo lo abbiamo reso un più acustico e campagnolo grazie al riff di banjo. Parla di evasione, dalla realtà naturalmente, e descrive un immaginario alternativo e assolutamente delirante.
LE LUCERTOLE
Una canzone piena d’ironia amara e tagliente, come piace a noi. E’ stata stravolta un po’ di volte perché è nata come un pezzo punk collegiale, dove al posto del ritornello c’era un intermezzo strumentale velocissimo che qualcuno non esitò a definire “punkammerda”, facendoci innamorare all’istante di questo nuovo genere che avevamo involontariamente inventato.
Poi però abbiamo capito che qualcosa non andava nel verso giusto e provando e riprovando abbiamo trovato la formula per noi vincente. Allegria!
IL MINISTRO
Vi portiamo a fare un giro all’interno del corpo umano, un po’ come quei cartoni animati che guardavamo da piccoli.
A suon di reggae adesso vi trovate voi all’interno del corpo umano di qualcuno.. e sì, avete anche la possibilità di potervi vendicare.
MALEDETTISSIMA CONSONANTE
Una storia vera: Francesco fin da bambino ha delle difficoltà con la lettera R, cosa che gli ha causato non pochi problemi con la sua maestra elementare. Oggi Francesco è grande e canta anche in una band e questa è la sua piccola vendetta.
L’armonica è suonata da Andrea Corno, in arte Oratio.
ALOHA
E’ il pezzo “hawaiano” del disco, ci piace definirlo così. Quando è stato scritto ascoltavamo tantissimo band come MGMT e Vampire Weekend, e forse un po’ si può percepire, con un tempo dispari e un inaspettato assolo di basso distorto. E’ un pezzo nostalgico che parla, neanche a dirlo, di come le relazioni interpersonali possano cambiare, e svanire, nel giro di poco pochissimo tempo. Per un pò abbiamo girato con la classica formazione chitarra basso e batteria, senza synth e tastiere, e giù così il pezzo ci suonava benissimo, poi ovviamente è stato arricchito di tante altre cose e ne siamo molto soddisfatti.
SALVADOR
E’ uno dei primissimi pezzi che abbiamo composto. Doveva andare sul vecchio EP ma non ci riuscimmo, però noi ci siamo molto affezionati e quindi adesso ha anche lui il suo momento di gloria. L’idea è quella di entrare dentro un grande quadro surrealista pieno di forme e colori con in mano strumenti e percussioni. Si chiude con una grande frase d’effetto “IL SURREALISMO SONO IO QUANDO BEVO TROPPO”.
MOLTO TRISTE, POCO POP
E’ il pezzo che riprende un po’ il discorso fatto col primo EP. É stato scritto nello stesso periodo e ne riprende lo stile: batteria superdance, riffone di synth, chitarroni e basso pulsante. Si parla di emigrare su un altro pianeta, ma nemmeno lì le cose sembrano andare benissimo. Alla voce c’è anche Nicolò Carnesi.
VIVO MALE
E’ il pezzo più carico del disco. Uno sfogo in piena regola affidato a un muro di chitarra e ad una cavalcata punk. Adoro il modo in cui sembra tranquillizzarsi prima dell’esplosione finale. Secondo me un po’ tutti viviamo male, chi più chi meno, chiamala crisi o chiamala come ti pare.
FASE R.E.M.
E’ l’ultima canzone che è stata composta per il disco, una ballata acustica che chiude l’album in modo dolce e un po’ nostalgico.
Abbiamo messo da parte i synth e le distorsioni preferendo giocare con l’ukulele e l’armonica, le parti di violoncello sono state affidate invece ad Aldo Ammirata. Anche quì si percepisce un retrogusto hawaiano fatto di camicie a fiori e piedi nudi sulla sabbia.