» Di Paola Spagnulo
Chi ha avuto il piacere di conoscere Carolina o, quantomeno, di vedere un suo live non può non essere rimasto affascinato dalla sua spontaneità: lei È, senza nessun dubbio amletico. Che tu ci stia assieme in giro per bar o che tu la veda su un palco, non avrai mai l’impressione che stia fingendo o interpretando un personaggio. I suoi live vanno avanti così, fra strafalcioni, gaffe, parole che si incartano sulla lingua, senza nessuna vergogna alcuna: poi cala il silenzio ed inizia a cantare con la stessa spontaneità con cui un minuto prima ti raccontava della sua vita. Canta come se non compisse nessuno sforzo, si muove fra i vari strumenti che si sovrappongo durante la performance con una naturalità tale da farti credere che quello che lei sta facendo lo potrebbe fare chiunque. Ma così non è: Carolina fra la musica ci è nata, Carolina mastica note da quando ancora non ingurgitava gli omogeneizzati, Carolina È musica e con essa riesce a trasmettersi completamente: la musica è il suo specchio dell’anima. Il 4 Aprile è uscito il suo primo album solistico e, se dopo tutte queste belle parole ancora non vi ho convinti ad acquistarlo, evidentemente è perché avete bisogno di conoscerla almeno un pochino anche voi. E siccome DLSO è tanto generoso e tanto buono, vi dà la possibilità di farlo con questa bella intervista:
Innanzitutto tu scrivi, canti, suoni qualsiasi strumento, componi, dirigi orchestre, firmi colonne sonore, ed hai appena ventitre anni: sei umana o cosa? C’è qualcosa che non ti riesce? Che ne so, stonare o cose del genere ti capitano mai?
Sono umana eccome, gli errori si fanno e mi servono a conoscere le mie debolezze, lavorarci e crescere! Mi sento solo all’inizio di tutto il mio percorso e non vedo l’ora di scoprire le infinite possibilità che la musica può donarmi.
La musica fa parte del tuo DNA: tua mamma e il tuo papà sono entrambi musicisti ed addirittura i tuoi nonni sono stati i primi a Lecce ad aprire un negozio di musica. Come ci si sente ad essere madrelingua del linguaggio musicale, a possedere in maniera innata un secondo medium, oltre il linguaggio verbale, per poter comunicare le proprie idee, emozioni, sensazioni?
Di certo essere cresciuta nella musica a 360 gradi ha influito tantissimo in quella che sono. Non so nemmeno se sarei stata musicista se non avessi avuto due genitori musicisti. Quello di cui sono certa e’ che devo dire grazie a loro se oggi ho scelto di fare la musicista nella mia vita. L’arte di far musica ti fa vivere la vita con più intensità ed emozione, raggiungendo sensazioni indescrivibili.
Una cosa che colpisce di te è la tua poliedricità, la tua facilità nel suonare ogni genere musicale ed ogni tipo di strumento. Hai all’attivo il tuo progetto in solo, quello in trio, il duo elettronico con Giorgio Distante senza dimenticare del tuo periodo nelle Lola and The Lovers. Fra tutte le tue esperienze c’è qualcuna a cui ti senti più legata, o meglio ancora, quella che più ti rappresenta come genere musicale?
Con questa domanda mi metti un po’ in difficoltà! (ride)
Non ce n’è uno a cui mi sento più legata ma è ovvio che al momento quello che più mi rappresenta e su cui sono maggiormente concentrata è il mio progetto in solo.
Ed ora, dopo tanta fatica e tante difficoltà, finalmente il tuo primo album è uscito il 4 Aprile, con il titolo “Controvento”: “nove canzoni” si legge nel tuo comunicato stampa “arrangiate in uno stile personale che echeggia di sonorità jazz, funk, word fino al dream pop”, Da cosa nasce questa fusion? Quali sono gli artisti che ispirano Carolina Bubbico?
Il disco racchiude tutti i miei ascolti dai 15 anni fino ad ora perciò ritrovo anche sounds che attualmente non mi appartengono propriamente ma che hanno contribuito alla nascita dei brani del disco. Non saprei dire bene i nomi degli artisti che influenzano la mia scrittura perché alcuni sono presenti anche inconsciamente. Ultimamente, un po’ in ritardo, mi sono avvicinata alla canzone italiana riscoprendone tutte le grandi potenzialità. Negli ultimi anni di studio, ho approfondito il jazz in tutte le sue forme di espressione, così come l’r&b, la musica colta e tanto altro. Preferisco non citare dei nomi precisi che mi influenzano ma sicuramente tutto quello che passa dalle mie orecchie confluisce anche in piccola parte in quello che scrivo.
“Controvento”, il brano che da il titolo all’album, se non ho capito male, parla di un’indole, di una voglia di voler essere la voce fuori dal coro e può forse anche essere interpretato come un consiglio nel non restare in superficie, nell’andare aldilà delle apparenze. Nove tuoi brani raggruppati sotto questa parola e questa voglia: in cosa, ognuno, può essere ritenuto “controvento”?
“Corri corri CONTROVENTO”, sono queste le parole ricorrenti del brano che da il titolo al disco e rimandano all’immagine di una corsa contro il tempo, un tuffo nel mio passato da bambina ricco di piccoli frammenti e immagini che compongono in parte il puzzle della mia vita. Ma Controvento viene poi allargato a varie sfaccettature di significato tutte legate intorno al senso di liberazione dalla convinzioni in cui viviamo e alla speranza di riuscire a guardare oltre il tempo e lo spazio con consapevolezza.
Progetti per il futuro? Ci vai a Sanremo? Xfactor? :)
Non ho progetti precisi per il futuro ma certamente non mi precludo nessuna possibilità. Adesso mi concentro su questo disco e vediamo che frutti porterà!