Ritorna la rubrica dedicata alle label discografiche testate ed approvate da Shaq, questa volta occupandosi di una realtà tutta italiana, ma dal respiro sicuramente internazionale. Fondata da Marco “Peedoo” Gallerani, la Hell Yeah ha già pubblicato le produzioni di gente del calibro di Radio Slave, Prins Thomas, Umek, Marco Bailey, Santos, Oliver Koletzki, e questo solo per citarne alcuni. Una chiacchierata con Peedoo è un incrociarsi incontenibile di aneddoti─alcuni irresistibilmente divertenti─vissuti in prima persona, sul campo, in anni e anni di attività, ma anche un occasione per fare illuminanti riflessioni e considerazioni su quello che è, che è stata e che sarà la scena musica elettronica e dance, ma non solo, partendo dall’Italia, ma con un occhio sempre ben fisso a quello che succede nel resto del mondo. Mettetevi comodi e godetevi questo specialissimo profilo:
-Come e quando è nata la tua label?
Hell Yeah Rec nasce nel 2006. Mantra Vibes e Mantra Breaks le etichette che curavo per Expanded Music avevano un suono House e Breakbeat mentre io avevo esigenza di fare uscire materiale un pò piú Techno che in quel periodo mi stuzzicava le orecchie. Luca Baldini, il primo Radio Slave, le produzioni di Oliver Koletzki. Hell Yeah nasce quindi come label Techno con distribuzione Intergroove
-L’esperienza Mantra ti è servita da base di partenza in un certo senso?
Certo, ho iniziato nel 96. Lo stipendio me lo hanno sempre pagato le produzioni dance commerciali italiane. Ma di questo te ne accorgi sempre poi. Infatti nel 2008, il mio capo si è stancato di investire in produzioni mega underground. I premi best label, il sound nuovo che viene dall’ Italia non pagava secondo il modello imprenditoriale old-school.
-Tu invece non ti sei stancato?
Io sono un appassionato di musica che non vuole smettere di pensare che credendo in quello che fai puoi “campare” dignitosamente. Dall’esperienza Mantra Vibes ho imparato che è importante se vuoi fare la label e specialmente l’A&R, e per A&R intendo colui che decide quali dischi fare uscire ma soprattutto colui che indirizza, consiglia, supporta, stimola un produttore/artista. Ad un certo punto ho detto produco anch’io… ma poi ho capito che si sarebbe creato un certo conflitto di interessi oggi posso andare da chiunque e dire la mia opinione senza problemi. Nessuno mi può dire: ma pensa alla tua produzione…
il mio è un punto di vista “quasi” oggettivo. Per cui ho continuato ad attorniarmi di dischi, sempre alla ricerca dell’ultimo sound figo in circolazione.
Come lo vedi il mercato discografico oggi rispetto ai tuoi inizi?
Quando ho iniziato qualsiasi cagata vendeva 2000/3000 copie, il break even point lo raggiungevi sempre, per le label indipendenti esisteva il licensing. Se avevi un discreto disco che funzionava in Italia c’era una label francese, una tedesca, un’inglese che avrebbe licenziato stampato lo stesso disco nel relativo territorio. Nel 98/99 non mi ricordo, quasi mi licenziai perché Expanded voleva fare uscire un disco che secondo me era orrendo… arrivò dal niente al 3°posto del Deejay Time di Albertino… ho capito che era meglio stare zitti e cercare di capire la qualità musicale, la qualità della produzione attorno all’idea di un disco. Spostammo l’ingresso del riff nella pausa centrale… lo potevano suonare così anche i dj più “underground”… e quando usciva il momento EUFORIA diventava il disco diverso.
E qui esce il discorso che facevam prima. Dal momento che lo suonavano i dj piu fighi alla sovraesposizione radiofonica saranno passati almeno 7/8 mesi…
In quel periodo lì arrivano i Chemical Brothers, il Big Beat, la Wall Of Sound e Fat Boy Slim.
Quel suono metteva insieme tutto quello che sin da bambino avevo ascoltato, il Rock, l’hook della Dance commerciale, l’Hip-Hop, la Techno e la violenza della Gabber
-Erano produzioni che includevano… non escludevano nessuno a priori
Hai ragione… tu pensa all’Hip-Hop, Isola Posse All-Stars, Sangue Misto. Era propio nuovo.
Pensa adesso ai dischi di Fabri Fibra o Club-Dogo. Quanto si devono mischiare con sonorità che non sono quelle dalla cultura da cui provengono. È difficile fare l’old-school moderno.
-Poi secondo me è arrivata l´era glaciale della Minimal. Come te la sei vissuta?
Quando esce un sound nuovo all’inizio è sempre figo. È la ripetizione dello stesso che lo ammoscia… la compilation di Luciano Sci-fi Hi fi per Soma (qualcuno mi ha rubato il cd cazzo!) era freschissima. È li che conobbi Koletzki e Florian Meindl. Erano freschi, parecchio… c’è quel momento ingenuo della carriera di un’artista che è fantastico
succedono le cose senza pensarci troppo
-Lo ritrovi ancora quel momento?
Come boss di una label il mio lavoro è quello di rendere quel momento il piú lungo possibile. Esiste ancora oggi quella sensazione però il 95% dei produttori
fà dischi per fare le serate, quindi per fare che ne sò 5/6 serate al mese finisci che stai poco a produrre, hai pochi input e continui a fare la stessa minestra. Per fare serate… a tutti piace essere gratificati
-Tra parentesi sei ancora attivo come dj?
Io mi considero un selector, ho il mio genere il Balearic Gabba, da qui il Balearic Gabba Soundystem. Cerco di mettere insieme un po’ tutto, è un po’ la presa per il culo del Big Beat, l’etichettare per forza un genere…… ma non è l’obbietivo primario fare il DJ.
Ho quasi 40 anni, i miei gusti si raffinano sempre di piú, il Balearic
mi piace come definizione, la possibilità di inserire melodie, Jazz. Io mi definisco un DJ balearico di seconda generazione, che sono quelli che sono sopravvisuti ai rave e all’era digitale… il capannone sulla spiaggia.
-Torniamo al roster Hell Yeah. Hai parlato delle conoscenze che sono poi diventate collaborazioni, mi racconti qualcosa a proposito?
Il 99% delle mie collaborazioni nascono così… di solito parto dalla dimensione fan, se c’è un rapporto di fiducia e complementarità a volte succede che inizi a lavorare insieme. Il mercato, spesso, determina la durata del rapporto di lavoro
-Mi ha molto divertito il racconto che Rocca e Jukka dei Crimea hanno fatto delle session del loro nuovo “Another”, tra grigliate e tortelli…
Cosa vuoi sapere? Nomi di trattorie? Macellerie? Cantine?
-Ha Ha. Mi ha intrigato. L´ho trovato molto bello, molto italiano
Penso anch´io. Mettere insieme i tuoi idoli Bjorn Torske con persone che stimi umanamente e professionalmente e crare un feeling particolare è molto gratificante. L’idea con Crimea X, visti gli impegni diversi di Rocca e Jukka, è quella di cercare di fare album il più “timeless” possibili. L’idea di avere Bjorn dal punto di vista A&R era di portare il progetto fuori dallo studio di Rocca e renderlo più artista, liberarlo da certe compiti. Scioglierlo un po’… mi sembra sia andata benino… spero diventi un disco che anche fra 10 anni ascoltandolo trovi una sfaccettatura, un suono che fino a quel momento non avevi notato. Come guardare un film dei fratelli Zucker… tornando a Bjorn, ebbi il culo, durante un Popkomm a Colonia, nel 97 o 98, di vedere il primo live dei Royksopp, party Wall Of Sound (ritorna sempre). Una roba che mi sorprese parecchio. Tornai a casa e spifferai tutto ad IOD l’agenzia: “Se li portate in Italia però ci faccio da tour DJ”. La cosa funzionò e feci alcune serate con loro, la cosa è che avevano già un tour DJ che era Bjorn. La prima sera al vecchio Tunnel a Milano misi quindi un po’ di dischi… e sto biondo mi fece i complimenti perché in tutte le date che avevano fatto non avevano mai visto un dj che riuscisse a fare da warm up al warm up dj, visto che solitamente si trovavano qualcuno che pestava troppo o male. Da lì siamo rimasti in contatto…
-Mi racconti brevemente anche qualcosa riguardo agli altri artisi Hell Yeah?
Lindstrom & Prins Thomas fecero 2 remix per me nel 2006. Se oggi un Prins Thomas collabora con Hell Yeah è perchè ci sono rapporti di conoscenza e know-how che li porta a fidarsi della struttura /label. Che poi,… sembra una one man-band, ma il set-up prevede un paio di collaboratori, una persona che mi cura la logistica della produzioni, una persona che si occupa del publishing, dell ‘amministrazione. Il prossimo 12″ che esce nei prossimi giorni è un singolo nuovo di Luminodisco ovvero Federico Costantini, leccese, ma residente a Roma. Lui l’ho conosciuto nel più classico dei modi mi ha mandato tracce via mail, una release tira l’altra… i suoi dischi sono sempre stati suonati da dj abbastanza trasversali, non è uno che si fossilizza su un sound. Expect the unexpected è un po’ una ricerca da parte di Hell Yeah! Dopo Luminodisco, vengono i Margot, da Riccione. Conosciuti per la loro collaborazione con James Holden e Border Community. Mi hanno mandato un po’ di tracce un anno fa, bei feedback e Sven Vath incluso. FANk1 è il secondo singolo… usciranno a breve su Kill The DJ, Internasjonal… ed altro top secret.
Le prossime cose in uscita poi sono un album (digitale +12″) di Marco Dassi ed un 12″ più album in autunno dei mantovani Tempelhof. Marco Dassi è giovane , cresciuto nel giro post-minimal, è una spugna nel senso che assorbe sonorità e trends molto velocemente, nel giro di un anno il suo suono è cambiatissimo. I Tempelhof sono una delle migliori band electronica/ambient/shoegaze che abbia mai sentito. La produzione è ottima ma dal vivo sono veramente ipnotici, il 12″ si chiama “City Airport” ed include un remix di Fabrizio Mammarella (uno dei miei dj preferiti) più una b-side che si chiama “Dunga” molto UK House a questo giro, roba da Ben Ufo per capirci. La cosa che è cambiata per me come Hell Yeah é l’allargamento degli orizzonti, ovvero fino ad un anno fa ero concentrato a fare 12″ mix per i djs, magari quelli che effettivamente ascoltano e che cercano di essere il più eclettici possibili. Con l’uscita dell’album dei Confusional Quartet,
questo secondo Crimea X e Tempelhof, si prova ad entrare nel mondo del Live, delle band e per forza un maggior lavoro del territorio italiano anche se da quando vivo di musica, l’Italia non è mai stato il territorio principale. UK, Germania, Giappone… il mondo è il mercato principale, l’erba del vicino è sempre più verde. All’estero poi adorano il bollino SIAE, è sinonimo di Made in Italy, è antiestetico, brutto, quello che vuoi… ma ho amici che impazziscono per la scritta OMAGGIO sul bollino. Io pago la Siae in Italia e spedisco i bollini in Germania per attaccarli sui dischi. Ma i miei amici pensavano che OMAGGIO fosse un artista… hahaha!