Capire l’hip hop contemporaneo è semplice, basta dimenticarsi di Azealia Banks. Il fenomeno Yung Rapunzel è solo porporina negli occhi, non ci sono outfit imbarazzanti dalle forme zoomorfe, non ci sono beat moombahton, non ci sono instagram selfie con dita che fanno il V sign nell’odierno hip hop più rilevante. La malinconia è la chiave per capire lo sforzo di rapper come Drake, Kendrick Lamar e J.Cole. Pensare che, nei momenti in cui neanche un’emoji con lacrima sulla guancia riesce a riassumere il mio disagio emotivo, posso ascoltare un intero album di sad hip hop e legare il mio umore agli mp3 mi rincuora e solleva. Girarci intorno ancora a lungo è vano, il profeta del sad hip hop contemporaneo è Kanye West, il testamento lasciatoci è il suo album capolavoro 808’s & Heartbreak, e ogni nuova esperienza rap ha bisogno di confrontarsi con certe imprescindibili sensazioni, se mira a gettarsi nel mucchio dell’hip hop descritto con emoji tristi. Di citazioni del miglior Yeezy, anche pre-808’s, abbonda il nuovo, mesto album di J.Cole. Il titolo già promette bene in materia di rassegnazione, Born Sinner, e prelude al tema religioso di cui son pregne le orchestrazioni contenute all’interno. Titanico e fiero, il progetto sarà rilasciato ufficialmente il 18 Giugno, proprio in concomitanza con la release del nuovo album di Kanye West. Una sorta di deja-vu, ma ridefinito, la faccenda mi rimanda alla data dell’ 11 Settembre 2007, quando 50 Cent e Kanye rilasciarono simultaneamente i loro rispettivi album, montando nelle settimane precedenti un piccolo teatrino tramite i media più in vista per alzare un bel polverone intorno a quello che è ricordato come il giorno del ringraziamento per l’industria discografica americana (durante quel singolo giorno Kanye, con Graduation, vendette 473,000 copie). Ma quelli eran tempi in cui 50 Cent ancora riusciva ad attirare attenzione, e son lontani ormai anni luce. Per il 18 Giugno non è previsto nessun siparietto da bulli, sarà solo un altro mesto giorno in cui acquistare album sad rap.
Born Sinner è anticipato dal primo singolo Power Trip, uno dei migliori momento nell’hip hop del 2013 fino ad ora. Greve e cupa, la traccia ospita quel fenomeno di Miguel nell’accorato e denso bridge che guida verso il chorus cantato da J.Cole stesso, in cui ridondanti parole cercano di esorcizzare l’ossessione per una tipa che attanaglia i pensieri del rapper anche di notte. Altre collaborazioni di riguardo appaiono lungo la tracklist, Kendrick Lamar viene ospitato nella traccia Forbidden Fruit, una midtempo costruita su sample del brano Eclectic Relaxation degli A Tribe Called Quest all’interno della quale non ritroviamo Kendrick nelle vesti di sputa-rime in fiamme, ma ce lo becchiamo alle prese col chorus, impegnato in un cantato contenuto e sottile che, personalmente, trovo deliziosamente conciliante, perfettamente incastrato nel mood riflessivo e raccolto. Secondo singolo estratto dal progetto è Crooked Smile, uno dei più chiari omaggi a Kanye West incontrati durante l’ascolto dell’album, sapientemente modellato su di una qualsiasi produzione targata Yeezy tra le decine contenute nei primi tre album del godfather del sad rap: voce pitchata, piano vivace, percussioni e cori gospel. Ospiti di gran rispetto della traccia sono le TLC, o meglio, due terzi delle TLC, T-Boz e Chilli (R.I.P. Left Eye), che stendono le loro calde e inconfondibili voci sul chorus del brano. Villuminati apre l’ascolto con una produzione gloriosa e altera, sostenuta e preparatrice alle atmosfere agitate dell’album (notate che, a parte i due interlude, tutte le tracce sono prodotte dallo stesso J.Cole), lasciando poi spazio alla recita del sermone contenuto in Kerney Sermon, parentesi che introduce a Land of the Snakes. Quest’ultimo brano è costruito sul campione di un’indimenticabile The Art of Storytelling Pt. 1, classicone targato 1998 degli Outkast, i cui synth risuonano chiarissimi nella rilettura di J.Cole. Le tinte s’ingrigiscono con gli echeggianti ed evocativi cori gospel di Trouble, mentre nella seguente Runaway la densità degli umori si dissolve per alleggerirsi e diventare opaca nebbia che magistralmente cita Kanye West che cita J Dilla. Un album fin da subito benedetto, Born Sinner, e non solo perché costantemente sulla scia di Jesus Walks, ma perché senza troppi entusiasmi palesati, ma anzi con un’elegante patina malinconica, mostra la ricerca stilistica di un J.Cole produttore, rapper e cantante, verso un suono che sia al tempo stesso citazionista e contemporaneo, che abbia radici strette ad un background vicino negli anni, ancora tangibile, e proiettato verso un futuro prossimo, imminente, forse già presente.