Sei a una festa piena di gente non troppo divertente. Il clima è gradevole, la roba da bere non scarseggia, riesci persino a socializzare senza citare continuamente i social network. All’improvviso si avvicina un tizio che non avevi mai visto prima e, con un bicchiere di vodka al melone in mano, ti offre da fumare. È questa la musica di FunKabit (al secolo Simone Coccato). Sentendola la prima volta, la parola che rimbomba in mente è ”dancefloor”. La scena immaginata è ormai consueta: trentenni armati di baffi e tatuaggi indecifrabili che si muovono a un ritmo da pacemaker in un club stile bauhaus.
Serve almeno una mezza dozzina di ascolti per percepire il germe ansiogeno che si nasconde nei suoi pezzi. Come in Giraffes by the Ocean, ad esempio: un EP di tre tracce, appena uscito per la Neonized Records. Apparentemente, l’ennesimo lavoro buttato in pasto agli hipster, in realtà una fonte di sample dall’imprevista carica squilibrante. Se “Limes” mette subito in mostra questo aspetto, iniziando con una voce che sembra venire direttamente da un audiolibro di Stephen King, “Banksy” si apre nella seconda parte scuotendo il cervello (e il culo) di chi ascolta dopo un minuto e mezzo di quiete. “On e On”, infine, come in una sorta di movimento tesi-antitesi-sintesi, chiude il discorso con un ritmo ripetitivo ma al contempo altalenante, che potrebbe mettere a repentaglio la salute mentale di chiunque.
L’unico appunto riguarda il titolo: più che giraffe, nell’album sembra di vedere all’opera uno stormo di fenicotteri. Forse un riferimento a Club Flamingo, il progetto messo in piedi con Scuola Furano?
Filippo Marano; @TWITTER