Ci sono posti nel mondo in cui sono possibili collisioni difficilmente immaginabili in altri luoghi. Uno di questi è Los Angeles e io me la immagino come un frullatore di culture, etnie, sfumature di colore e meltin’pot umani che generano un panorama sociale mozzafiato per chi crede come noi che la diversità sia il germe della bellezza. Dalle soleggiate strade della California proviene una ragazza di origini filippine, Low Leaf, che è capace di unire arpe, synth, new age e rappati live. Come ci riesce? Grazie ad una voce meravigliosamente dosata, vibrante quando serve, che fa da colonna sonora al tuo giro in paradiso del lunedì mattina, quello della riabilitazione post weekend. Soulful e introspettiva, fino a stemperarsi nel rap in alcune tracce come Hawkwizdom, la sua musica cosmica è come un viaggio nel retrobottega del Jet Market di Apu, un non luogo parallelo e inaspettato che si alimenta della tua fantasia. Dal 2011 la produttrice porta in giro arpa, tastiera e Mac nei teatri riecheggiando le sonorità della Brainfeeder da un lato e quelle di Naoko Yoshino dall’altro, legando Oriente ed Occidente con un sottile filo rosso e aggiungendovi il suo personalissimo flow.
UNERATHly te lo consigliamo di cuore: è un’opera fusion a 360 gradi che spazia dallo sperimentalismo al cantutorato e puoi considerarla la culla dei sogni ad occhi aperti che farai oggi.