L’Amo sono uno di quei gruppi di cui il signor DLSO segue la carriera praticamente dall’inizio: facendovi presentare il loro primo disco, Di primavera in primavera, e consigliandovi di scaricare lo split con i Trans VZ (in cui era contenuta la canzone che li avrebbe portati a vincere la Targa Giovani del MEI a settembre 2012).
A una settimana dall’uscita del loro secondo disco (per Fallo Dischi, To Lose La Track, V4V Records e La Fine) – che si intitola “Niente (è un bel pensiero da mettere tra le gambe alle ragazze)” – abbiamo chiesto loro di rispondere ad alcune domande. Per la (nostra e) vostra gioia, i ragazzi hanno deciso di regalarvi in anteprima anche gli artwork del disco (che uscirà sia in cd che in vinile).
1) Ciao ragazzi, bentrovati su DLSO! iniziamo dalle “basi”: un disco nel 2011 con cui vi siete fatti conoscere (e apprezzare) dagli appassionati, un singolo (contenuto nello split con i Trans VZ) con cui avete vinto la Targa Giovani per il miglior testo al MEI del 2012; con questo secondo disco che tipo di riconoscimento vi piacerebbe ottenere?
Ci piacerebbe vincere lo scudetto 2013/14. Un po’ per la vittoria in sé, un po’ per strapparlo a quella cloaca di farisei che è la Rubentus. Una semplice vittoria che ripristinerebbe il Diritto di natura, l’amore per il bene, il bel tempo e solo cose belle. Altrimenti che venga il diluvio universale, facciamo esondazione universale purché parta dallo scarico del cesso della famiglia Agnelli.
2) Parallelamente alla carriera de L’AMO è “decollata” anche la produzione della Fallodischi, etichetta della cui gestione alcuni di voi partecipano direttamente. Il lavoro di produzione dei dischi ha influenzato anche le scelte rispetto al vostro disco? Secondo voi può accadere che (fosse anche solo inconsciamente) una volta passati dall’altra parte si inizi a ragionare anche su parametri come “il pubblico di riferimento” o il “segmento di mercato”, nel momento in cui si arrangiano i pezzi e si va in studio a registrarli?
È una bella domanda. Fallodischi non ha un target. Fallodischi fa uscire dischi in cui crede suonati da gente che ci crede. Se c’è una qualità di fondo nelle cose in cui stampiamo – come crediamo che sia – è perché le persone che suonano in quei dischi pensano, quando compongono quei dischi, non ad un “pubblico di riferimento” ma a quella ragazza che gli rende la vita un tormento.
L’AMO ritiene che nessuno si venda perché nessuno se lo compra; che il 99% dei gruppi, se decentemente pagati, suonerebbe anche al passaggio di proprietà di Tonino e Ciro a Piazza Trieste e Trento alle tre del pomeriggio; che la cosa del “pubblico di riferimento” sia il tallone d’Achille, oltre allo scrivere canzoni di merda, di tutte le macchiette della musica italiana.
Ti rispondiamo che a L’AMO interessa di tutto molto poco, che quel che c’interessa è scrivere buone canzoni, che a volte ci piace molto più provare che andare in giro a suonare – e non proviamo quasi mai, quindi fatevi due conti.
Come il sesso per Otto Weininger, la musica per L’AMO è l’occasione giusta per obliarsi da se stessi, dimenticare le stronzate della propria vita quotidiana e di tutte quelle cose che prendono a vivere appena s’appoggia la testa sul cuscino con la luce spenta e non il semplice mezzo per affermare se stessi e la propria stronza personalità.
Per sfogare banalmente la propria banale volontà di potenza organizziamo, tuttalpiù, una bella partita a Risiko sul terrazzo di Michele Leo.
Sentiamo che una canzone è ok quando crediamo che quella canzone riesca ad esprimere quello che stiamo cercando di esprimere o, meglio ancora, quando riesce ad esprimere qualcosa che non sapevamo di potere esprimere ma che ne avvertivamo la presenza. Mai pensato che con un altro ritornello potremmo vendere tre dischi in più e siamo convinti che questa sorta d’onesta di fondo sia quello che rende un gruppo degno d’essere ascoltato.
Parlando con Baronciani, tra una Peroni da 66 e l’altra, gli chiedemmo come mai facessero così pochi concerti e lui in zero secondi, come quando si ha a cuore la propria opinione, ci rispose che non suonano poco, ma il giusto, dove ci sono le persone giuste, dove ne vale la pena, dove c’è festa. Ecco. Hanno ragione gli Altro.
3) A proposito di influenze: siete tra quelli che nel momento della creazione per paura di subire condizionamenti di qualsiasi tipo si isolano completamente e smettono di ascoltare musica? Se no, che cosa ascoltavate nel periodo in cui avete scritto i pezzi del disco?
Uanm, il “momento della creazione”, e chi sei, Shelling?
Quello che ascoltiamo è una questione annosa perché ci vergogniamo non poco di quello che ascolta, in solitaria, Federico “Enter Shikari” Crimaco.
Ti diciamo quello che ascoltavamo in macchina, tutti assieme, andando in giro a suonare che poi era il momento in cui più abbiamo scritto il disco nuovo.
L’esercizio delle distanze dei Minnie’s in repeat pazzesco con i finestrini abbassati nel caldo della Puglia; ricordiamo di uno Sfortuna dei Fine Before You Came alle quattro del mattino e mentre urlavamo tutti “maledetta sfortuna” Domenico prende e spegne lo stereo: << Guagliù, statevi zitti, s’è scassato il filo della frizione >>; un L1 di Luché ascoltato così tante volte che per un po’ Federico parlava citando i suoi testi ed un giorno andò dal barbiere con la copertina in mano per fargli vedere come gli doveva tagliare i capelli; Talk That Talk di Rihanna fino alla nausea ed ogni volta si diceva << solo i primi tre pezzi e basta, jamm >>; ricordiamo della macchina che si scassa sulla Salerno-Reggio Calabria, corsia unica, a spingerla in salita, altezza Lago Negro, con Domenico che faceva cadere dei santi di cui non sospettavamo nemmeno l’esistenza, i Tir che ci bussavano dietro e nello stereo Merriweather Post Pavillon degli Animal Collective; Infinity Land dei Biffy Clyro; l’omonimo dei Blur; Popular Songs degli Yo La Tengo; Disco Inverno di Mecna; Vita Bona dei Co’Sang ascoltato con il rispetto con cui s’ascolta solo la telecronaca del Napoli. L’ultimo disco ascoltato insieme in macchina, c’erano solo Alessio e Domenico, nel parcheggio del locale dove dovevamo suonare, è stato All Things Must Pass di George Harrison e Federico non c’era e poi non abbiamo più suonato perché Alessio e Federico si sono presi a mazzate.
4) Un’ultima curiosità… L’AMO è (ancora) un gruppo punk? Ma soprattutto: in cosa consiste secondo voi l’essere punk oggi?
L’AMO è senz’altro un gruppo punk, forse pure troppo. Diremmo che nel punk c’è una componente morale e una componente goliardica.
Quando vennero i Minnie’s a suonare alla festa di Fallodischi c’era con loro Daniele, il loro bassista prima di Viole, è lui è un super tifoso del Milan, a tal punto che stava a controllare gli orari degli aerei per riuscire a tornare a Milano in tempo per vedersi il posticipo della domenica. A cena, Alessio, che quando è davanti a qualcuno che tifa per qualsiasi squadra che non sia il Napoli fa un po’ lo stronzo, cominciò a punzecchiarlo, poi attaccò pure Michele che è un altro per il tifo democratico e Daniele rispondeva colpo su colpo, citando episodi storici della Fossa dei leoni – per dimostrare il loro tifo autentico – ai quali i due napoletani rispondevano che non gliene fregava un cazzo. Comunque, si cambiò argomento e si finì su Saviano e lì partì l’enciclica d’Alessio, poi attaccò pure Federico – e questo fa capire quanto L’AMO odi Saviano, a tal punto da costringere Federico a parlare di un qualsiasi argomento che non siano i suoi bicipiti. Erano tutte argomentazioni sull’onestà intellettuale che dovrebbe avere una persona che si erige a paladino in difesa della comunità e che Saviano non ha e così, subito dopo il caffè a Piazza Dante, Daniele caccia la massima:
<< pure a me sta sul cazzo e pure per gli stessi motivi che mi dici te. Perché vedi, questo è il punk, io tifo Milan e te Napoli, però per gli stessi motivi. Siamo persone diverse, che vivono in posti diversi vite diverse ma con un qualcosa in comune. >>
Diremmo che il punk, moralmente, vuol dire onestà. Fare quello che ti va di fare nelle modalità che ritieni più giuste – giuste non per raggiungere un qualche obiettivo, ma giuste in sé. Ed è vero, con questa gente condividiamo un linguaggio, una base ideologica, un sostrato culturale che non si riduce al solo schifare questo o quello e aver posseduto quindici paia di Vans e la discografia dei Black Flag. In questa base comune non c’è necessariamente omologazione – meno di tutte le altre compagini tribali. Questa è una base comune fatta di argomenti, non solo di gesti.
Sulla componente goliardica è meglio non esprimersi così pubblicamente, potrebbero esserci gravi ripercussioni che oscillerebbero tra il penale e il civile. Non è colpa nostra, ma della gioventù e della legge.
Questa è MARINAI, il primo singolo estratto da “Niente (è un bel pensiero da mettere tra le gambe alle ragazze)”
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E per chi è arrivato fino in fondo, il regalo più bello: l’artwork che troverete all’interno del cd/vinile, con degli estratti dei testi delle canzoni: