Se per consigliarti un disco si scomoda Giovanni Giorgio direttamente dalla sua pagina personale di faccialibro, considerando l’estate appena trascorsa dal buon Giorgione e considerando che se te lo dice lui non è per scopi commerciali, cosa fai, non lo ascolti?
Se la copertina di questo disco sembra quanto meno ispirata a The Kiss di Witkins, cosa fai, non lo ascolti?
Se poi ci vai talmente sotto che l’album va in heavy rotation sull’Iphone e nello stereo di casa creando ritardi su decine di altre recensioni e firma l’ultima festa in piscina, quella con la resa dei conti, con le limonate estive ormai non più nascoste, quella in cui crollano gli amori del mare (sorry baby su whatsapp non risponderà più), cosa fai, non ne parli?
Dynamics, sophomore del duo from Brooklyn Holy Ghost! ha tutto per esser considerato il disco Festivalbar del 2013, fresco, non ingessato e porta le spalline sotto una giacca optical anno 88-90 catalogo Vestro più che Postal Market. Ha i giri armonici da jukebox a 200 lire e fior di fragola by Eldorado. Ha il tormentone da balletto coordinato continuativo (Dumb Disco Idea), ha i synth “moroderiani” vedi alla voce Bridge and Tunnel, ha drum machine in odore di analogico che fanno tanto generazione elettronica di Alberto Camerini e il cantato non è mai troppo dreamy di chi sogna, ma non gode.
E finalmente canti che non è un lamento, ma un divertimento… sognando una clip di videomusic in una Milano paninara fatta di calzini Burlington e Americanino jeans, felpe Best Company, in cui Den Harrow non era ancora Il Dan Harrow e, soprattutto, non è quello che è diventato ora. Datemi un album di questa caratura e sarà un piacere per me tingermi i capelli come il buon Maurizietto Seymandi, vestirmi di blu come il supertelegattone e cominciare a parlare come Enzo Braschi.