Vi abbiamo già presentato gli Zeman, e la loro “Fermo”, qualche settimana fa. Ma loro non si fermano, e continuano a produrre perle post-punk, impregnate di quella modernità, della contemporaneità della quale sentiamo tanto il bisogno. Sempre.
“Milano e gli amici moderni”, è il loro nuovo pezzo.
Milano, le sue alienazioni, il freddo delle relazioni umane, la durezza dei rapporti. La ripetitività, gli automatismi, i tic della quotidianità metropolitana.
I milanesi e la crisi, i giovani che sognano Berlino, quella continua attesa di un qualcosa che non si è capito, sushi e cocaina. Gli sguardi persi, rabbiosi, in una stazione del metrò.
Aperitivi, le lacrime versate sotto le coperte, in una stanza minuscola da quattrocento euro al mese. Quel senso di vuoto, la solitudine. Le tastiere sul finale, quel senso plastificato dell’esistere, che ti opprime. Artificiale.