Lunedì, cosa c’è di meglio che iniziare la settimana con della sana techno che ti attraversa la testa da meninge a meninge? Straziata dal solito trade-off “do la notizia per prima-ascolto l’album e poi ne parlo da wannabe competente”, alla fine opto per la prima scelta. Per due ragioni ponderate: la prima è che di Gesaffelstein abbiamo sviscerato con dovizia da chirurghi ogni uscita, mixato, video clip che ha rilasciato negli ultimi mesi e indugiare ulteriormente sulla sua figura vorrebbe dire ripetere le parole tagliente-metal-martellare trovandogli una collocazione random ma pur sempre azzeccata nella frase; la seconda è che questo album tocca delle punte di eccellenza davvero notevoli in tracce come Destinations, che unisce l’uso di campioni vocali che non ti aspetti a ridosso di sonorità raw techno sapientemente manipolate, o come il debut single Pursuit, la cui battuta ritmica torna prepotentemente in ogni traccia grazie alla sua solidità, ma ti lascia sempre con il dubbio di se sia già cominciato il pezzo successivo oppure no.
Tuttavia l’interrogativo che ha fatto da fil rouge durante l’intero ascolto è stato un’altro: più che attingere dalla vecchia scuola francese di The Hackeriana memoria come risulta al primo approccio, non saranno un po’ troppo autoreferenziali queste 14 release? All’ascoltatore l’arduo compito di rispondere secondo coscienza, dopo essersi spogliato di tutte le febbrili attese dei tempi che furono.