Ad un mese di distanza, arrivate le foto, facciamo un resoconto dell’ultima edizione del Jazz:Re:Found e del nostro primo showcase. Raccontarvi però un qualcosa che ci ha visto protagonisti in prima persona potrebbe sembrare poco oggettivo e forse presuntuoso ed è per questo che lasciamo volentieri spazio e tastiera ad Alberto Albi Scotti per un racconto più imparziale dell’evento. Noi ringraziamo Denis e l’organizzazione per la possibilità dataci e gli artisti coinvolti nel nostro showcase (Uabos, SpinOFF e Jolly Mare) ché ci hanno regalato più di un sorriso e tanta buona musica.
Il Jazz Re:Found Festival ha trovato casa anche quest’anno, nonostante varie vicissitudini riguardanti la location (variabile che ha fatto slittare il festival (da giugno, periodo ormai tradizionale per Jazz Re:Found, una sorta di inaugurazione dell’estate, a metà settembre) e la tentazione di sponsor & co. che proponevano agli organizzatori un’eventuale migrazione della manifestazione verso Milano. Invece J:R è rimasto a Vercelli, diviso tra tre club (tutti vicini tra loro e in una sorta di “distretto della nightlife” che mi ha tanto ricordato le riqualificazioni urbane stile San Francisco, New York o Berlino) e con una line up, come di consuetudine, di altissimo livello. Dopo la “preview” del 21 settembre, con Tiger & Woods, il weekend si è aperto con il sold out di Ludovico Einaudi al Teatro Civico; ed è proseguito nei club, dove gli headliners erano Floating Points al Faktory Basement (preceduto da Wood Step e Uabos, sul palco powered by DLSO), Roni Size alle Officine Sonore e Dimitri From Paris al Corner 6.6. La scelta non mancava di certo, c’era la house morbida (e un tantino retrò) di Dimitri, forse non proprio nel posto ideale (il Corner è uno spazio industriale ampio e molto basic, un po’ troppo contrastante con il suono chicchettoso del dj francese); c’era Roni Size, lui sì nel posto giusto, perché le Officine sono uno club dall’impianto potente, perfetto per valorizzare i bassi della drum’n’bass. Il suo set, sulla carta il più “vintage”, ha invece proposto anche tante novità in ambito d’n’b (mi è piaciuto parecchio un take jungle di “Latch” dei Disclosure). Floating Points ha invece fatto il suo lavoro alla grande al Faktory, clubbino piuttosto ristretto ma con una pista adeguata e, anche qui, con un impianto bello massiccio.
Il sabato c’è un altro sold out, e stavolta il pienone è tutto per Ralf, che porta il suo set “Rhythm, Harmony and Repetition of Sounds” al Corner 6.6, insieme ai jazzisti Petrella, Guidi e Ramadori. Avevo già visto questo esperimento a Umbria Jazz, e sono stato felice di averlo ritrovato qui, ancora migliore della volta scorsa. Il botto di gente del Corner “ruba” inevitabilmente pubblico agli altri club, anche perché la serata è ancora estiva e in tanti preferiscono stare all’aperto nelle vie intorno ai locali. Io, personalmente, a un certo punto non ho retto il caldo allucinante del Corner e mi sono rifugiato a sentire Falty DL al Faktory Basement: bomba atomica, un set UK tra bass, house garage e ritmi storti vari. La cosa migliore di tutto il festival, anzi la seconda, e non lo dico perché anche stasera questo era lo stage di DLSO con SpinOFF in apertura. Dicevo, la seconda miglior performance del J:R: il mio show preferito è stato il concerto di Andreya Triana in apertura di serata, alle Officine Sonore. Andreya e la sua band hanno fatto un live semplicemente pazzesco, lei è strepitosa e anche molto affascinante (10 e lode anche all’outfit firmato Sister Jane).
La domenica il clima cambia radicalmente: pioggia, freddo, umidità. All’aperitivo, al Loft di Casa NoEgo (organizzatori del festival) sembriamo dei sopravvissuti. Per fortuna Jolly Mare e Onra non smettono di pompare buon sound, di contorno qualche chiacchiera e un buon aperitivo con vini e formaggi locali. Niente male. Non reggo fino al set di Alex Neri, purtroppo, ma va bene così. Jazz Re:Found promosso, a conferma di una realtà artistiche tra le più solide e stilose in Italia.