Dunque, quando ricominci lo stesso straccio di recensione per 4, dico 4 volte possono di buon grado esserci due motivi: o il disco di cui vuoi parlare è una merda e allora non trovi nemmeno le parole giuste per scriverne e vorresti lasciar tutto li oppure ti scatta un alert e cominci piano piano a capire che il disco che hai davanti va preso con le molle. Le mie molle sono di solito un bicchierino magari due di Oban single malt per intenderci, stavolta non è bastato neanche quello, stavolta ci è voluto il buon Alberto Bebo Guidetti a indicarmi la strada e a darmi la parolina giusta, Sampladelica. Ecco, questo è il termine su cui costruire la recensione di questo gioiellino musicale arrivato a scompensare molte delle certezze ormai acquisite a fine anno. Dj Rashad con Double Cup spiazza tutti, rallenta si fa meno aggressivo e in un disco di continue citazioni (sampladelica of course) ci sbatte dentro di tutto da gli ATCQ (a tribe called quest, è l’ultima volta che lo scrivo per intero) a J Dilla al funk a tutta la musica black ghettoblaster sì, ghettoblaster no. Ci sono citazioni di breakdance primo pelo ci sono esercizi alle parallele di tutta una serie di fondamenta musicali con cui si è arrivati fino a oggi. Beh, certo, poi diranno che è footwork, che è juke, che ci sono trappismi e trappisti e non parliamo di birre chiaramente. Vero, tutto signori verissimo, ma qui c’è soprattutto voglia di fare un sussidiario votato all’ascolto oltre che al ballo, traendo dalla vecchia scuola per creare una nuova scuola. Certo, poi se vai a braccetto con Addison Groove è normale che due picconate per terra le tiri, ma del resto sarebbe anche sbagliato non concedersi alle richieste del pubblico movimentato. È tutto perfetto, è tutto un luccichio è tutto fantastico. Ah per favore questo se possibile si compra in Vinile eh, Grazie.