Vorrei una casa chiara con gli scudi scuri, da tenere sempre aperti per far entrare tutta la luce perché ho scoperto che è il sole che dà i colori alle cose. Ci vorrei delle tazze per preparargli la colazione, tranne la spremuta che te la fai da solo che a me l’odore delle arance proprio bleah. C’era anche quella cosa bella per fare i toast con un messaggio scritto sopra, così gli dedico un buongiorno diverso da mangiare ogni mattina. Condividere – condivivere. Poi vorrei una scrivania grande dove posso lasciare i pennarelli sparsi, un canestro per il basket, un tavolino per fumare le sigarette alla sera prima di andare a dormire. Sul pomello della porta un diamante finto blu, un albero grande abbastanza per la casetta sull’albero, i cucchiai di legno appesi vicini che se li tocchi uno dopo l’altro fanno denderondeong. I fiori li raccolgo e poi li metto qui, nel vaso di culo, ottimo anche per dare delle palpatine durante la giornata. Sul mobile del corridoio ci stanno le ceramiche horror di Jessica Harrison, signorine che mostrano i propri organi interni con tutta la grazia e l’eleganza del mondo. Che ne dite di una cedrata Tassoni in terrazza? C’è l’aria fresca e ci possiamo sedere su questi dolcetti giganti di Matthias Borowski, ora capisco il detto casa dolce casa, il torrone è mio tiè. Vi invito tutti, se non ci state potete dormire qui.