Due premesse: la prima è che non ho visto la diretta, e che quindi mi sono perso gli avversari (ma Sanremo quest’anno è oggettivamente inguardabile, anche per gli hard-telespettatori come me e mia mamma). La seconda è che non sono mai stato un suo particolare fan, pur riconoscendone la bravura, né tanto meno ho mai capito il perché di cotanto trambusto mediatico nei suoi confronti. Quindi sono stato molto felice di ricredermi, e non credevo certo che sarebbe stata la sua esibizione al Festival a farmi cambiare idea.
Fatto sta che l’esecuzione di “Nu Juorno Buono” da parte di Rocco Hunt (classe 1994), a mio parere, è stata perfetta, ed è stata anche la miglior performance di sempre di un artista hip hop nel contesto sanremese. Non che ci volesse molto, direte voi: ma finalmente abbiamo visto di come il rap possa ibridarsi alla canzone italiana─in una gara mainstream di canzoni italiane─in maniera credibile e autentica, in piena estetica hip hop. Non stupisce poi che a fare questo sia stato un artista campano come Rocco, abilissimo nel plasmare l’immensa tradizione musicale partenopea (Partenope era una sirena, non dimentichiamolo) in un brano rap pieno di speranza e maledettamente efficace, con anche degli ottimi innesti di canto. L’esibizione inoltre è stata trascinante, e credo che nemmeno i suoi più stretti collaboratori potessero immaginare il modo in cui Rocco si è mangiato il palco dell’Ariston.
Insomma, la butto lì: Rocco Hunt vincerà Sanremo Giovani, e il suo pezzo diventerà una delle hit radiofoniche della primavera alla porte. Se ciò non dovesse accadere Rocco ha comunque dimostrato a tutti che si può fare hip hop credibile, mescolato alla tradizione italiana, anche in un contesto come quello di Sanremo. E questa è già una vittoria.