Stando alla definizione del Guardian, Jamie Isaac è “Jamie Cullum warped by J Dilla“. Non male quando hai solo 19 anni. Il ragazzo viene da Croydon, nella periferia (non nel senso italiano del termine) di Londra, l’ennesimo enfant prodige del soul minimalista. Di paragoni se ne potrebbero fare davvero tanti, il suo “genere”, se di un singolo genere si può parlare, è ricco di esempi, da James Blake ai Mount Kimbie passando per i The XX.
Eppure Jamie è riconoscibile, il suo suono è incredibilmente maturo per un teenagers, portato su di un piano superiore, fuso a meraviglia con le diverse influenze della sua educazione musicale. Ha una preparazione artistica davvero di livello, soprattutto jazz (c’è un riferimento nella cover del suo ultimo EP abbastanza evidente) ed ambient, e da buon giovane che si rispetti, è attento anche a quelli che sono i suoni attuali, soprattutto nel campo hip hop.
Anche se potrebbe sembrare una definizione non appropriata, Jamie è un melting pot di generi, di modi diversi di fare musica. È lampante che sia uno di quelli che ascolta una grande mole di roba molto differente, e da ciascuna prova a carpire qualcosa di particolare per rendere il suo mood unico. I brani sono interamente prodotti ed arrangiati da lui, da solo, come a dire… la musica come espressione del suo personalissimo modo di vedere le cose.
Ha 19 anni ed ha già un EP alle spalle, “I Will Be Cold Soon“, composto da due tracce di cui una─” Softly Draining Seas“─è un assoluto capolavoro melodico, piano e voce, più qualche suono pitchato qua e là. Ha collaborato anche con King Krule, in un remix per gli emergenti Haraket.
Il suo nuovo EP vedrà la luce a Marzo. Si chiama “Blue Break“, e come detto ha una cover a mio modo di vedere liberamente ispirata a “Blu Train” di Coltrane. Il primo singolo estratto è “She Dried”. Voce e piano ancora protagonisti con un echo costante, che garantisce alla traccia una profondità intrinseca. Alla musica si accompagnano anche le immagini, ispirate dalla fotografia di Irving Penn e girato da Phoebe Arnstein. Un video elegantissimo, tutto in sfumature di grigio, che raffigura a pieno il testo. Jamie seduto a tavola con la sua donna, invecchiata, senza energia, “dried” per l’appunto.
Trovo molto singolare l’uso che Isaac fa di questa parola, dried, che compare pur con diversi significati ed accezioni già in due suoi diversi lavori. Una specie di ossimoro, relativo alla sua gioventù, ad un’ energia chiara e limpida che il britannico riesce ad inserire anche in tracce molto lente. Come se J Dilla avesse distorto Jamie Cullum appunto.