Il quarto album dei Non Voglio Che Clara si intitola “L’amore fin che dura”. Fabio De Min ce lo racconta traccia dopo traccia nel nostro disco raccontato. Alle parole di Fabio si alternano le foto di Martina Caruso scattate all’Officine Corsare (TO) in occasione del live della band lo scorso 28 Febbraio.
Il complotto
La spontaneità dell’esecuzione tiene fede all’insicurezza del protagonista, l’arrangiamento, fedele anche nella sua riproduzione in studio al suono del provino casalingo, tende a sottolineare l’irrisolutezza del testo. Musicalmente è la cosa più vicina alla messa in scena che Non voglio che Clara abbiano mai realizzato, con il pianoforte a ricoprire il ruolo della pioggia e le chitarre a interpretare le farfalle in pancia.
Le Mogli
Per raccontare il primo singolo estratto da “L’amore fin che dura” possiamo cominciare da un piccolo frammento registrato sul telefono che poi finirà col dare il titolo al disco, da una Turn it on dei Flaming Lips che risuona in testa da un decennio, da certi pianoforti di John Lennon. Qualcuno ha scritto che è il primo ritornello a comparire in un disco dei Non voglio che Clara. Non sono d’accordo, è piuttosto la prima volta in cui, per esprimere un concetto, sento l’esigenza di ribadirlo più volte.
Le Anitre
Ehi, Horwitz, – dissi. – Ci passa mai vicino allo stagno di Central Park? Giù vicino a Central Park South? – Al cosa? – Allo stagno. Quel laghetto, cos’è, che c’è laggiù. Dove ci sono le anitre, sa?- Sì, e allora? – Be’, sa le anitre che ci nuotano dentro? In primavera eccetera eccetera? Che per caso sa dove vanno d’inverno? – Dove vanno chi? – Le anitre. Lei lo sa, per caso? Voglio dire, vanno a prenderle con un camion o vattelappesca e le portano via, oppure volano via da sole, verso sud o vattelappesca? Il vecchio Horwitz si girò tutto di un pezzo sul sedile e mi guardò. Aveva l’aria d’essere un tipo nervosetto. Non era affatto malvagio, però. – E come diavolo faccio a saperlo? — disse. – Come diavolo faccio a sapere una stupidaggine cosi? – Be’, non si arrabbi per questo, – dissi. Era arrabbiato o che so io. – E chi si arrabbia? Nessuno si arrabbia. Io smisi subito di chiacchierare con lui, se doveva essere così maledettamente suscettibile. Ma fu lui stesso a riattaccare. Si girò tutto un’altra volta e disse: – I pesci non vanno in nessun posto. Restano dove sono, i pesci. Proprio in quel dannato lago. – Ma i pesci… è un’altra cosa. I pesci sono un’altra cosa. Io sto parlando delle anitre, – dissi.
Gli Acrobati
Musicalmente e forse addirittura idealmente, Gli acrobati si infila lungo la scia tracciata da In un giorno come questo, dal secondo disco dei Non voglio che Clara e Gli amori di gioventù da Dei Cani. Quindi si può tranquillamente asserire che alla fine uno cerca di scrivere sempre la stessa canzone, dunque senza scomodare Celentano ancora per questo giro.
La sera
Mi piace pensare a La sera come al più cinematografico dei brani contenuti in L’amore fin che dura, col suo tentativo di collocare i fatti dentro ad una scenografia precisa e di riprodurre un climax narrativo attraverso un crescendo musicale. Contiene anche il primo omicidio del disco e per un attimo mi era balenata in testa l’idea di concepire un intero disco di murder ballads, idea che ho fortunatamente abbandonato in corso d’opera.
L’escamotage
Riscrittura di un vecchio brano o auto-citazione? L’escamotage è così spontanea, oserei dire addirittura estemporanea nella sua realizzazione che mi dimentico che il testo è stato scritto quasi per intero ormai quindici anni fa. L’idea della chitarra col bit-crusher l’abbiamo rubata a Giulio Ragno Favero. Lui si vendica cantando nel brano. Giulio ne sa una più del diavolo, indubbiamente.
Lo zio
Ok, mi piace sta cosa del registratore, ma quale cazzo era la canzone che ascoltava mio zio in continuazione? Sono convinto che siano i Bee Gees e così mi ascolto per bene Odessa, ma niente: qui non c’è. Poi una sera vengo colto come da una illuminazione e improvvisamente mi ricordo tutto. E’ lì che scopro che Lo Zio è già uguale a Rain And Tears.
La Bonne Heure
A qualcuno è mai capitato di essere fermati nel mezzo della notte dalle forze dell’ordine con un cadavere nel bagagliaio? Vi raccontiamo come è andata attraverso la testimonianza diretta dei protagonisti, in un’atmosfera vagamente vaudeville (i Kinks piuttosto che i Beatles, dove “piuttosto che” non ha valore disgiuntivo come spesso ed erroneamente viene inteso ultimamente, ma significa che i primi sono preferibili ai secondi).
I Condomini e La Caccia
Crosby, Stills, Nash & Jung, ovvero quel che resta di una originaria intenzione country-folk sotto della quale suggestione ho abbozzato la maggior parte dei brani del disco, compresa La Caccia che irrompe nei condomini nascosta dal suono degli Ufo (non la band, gli alieni proprio) e che c’è mancato un pelo non finisse come opening track per Dei Cani. E’ l’unico brano scovato in un cassetto di un disco scritto da cima a fondo in un paio di mesi d’estate, chiuso in una casa di campagna in compagnia di P.K Dick e William Faulkner.