Premessa: non credo di essere un gran racconta storie, soprattutto quando si tratta di esternare emozioni e momenti passati. L’utilizzo di una lingua straniera e di un immaginario poetico quasi sognante sono un ottimo mezzo per camuffare alcune cose. In “Parallelograms”, come in tutta la mia discografia, ovviamente utilizzo questo sotterfugio… e quindi, di conseguenza, raccontare traccia per traccia questo disco demolisce il mio perfetto castello di cristallo.
Come forse saprete, il disco parte dalla fine:
EPILOGUE racconta, appunto, la fine della storia attraverso alcune immagini descrittive, un’istantanea sugli ultimi pianti e gli ultimi addii.
AWAY, invece, ripercorre i momenti subito precedenti ad un lascito: la calma prima della tempesta, per così dire. Tutti quegli istanti passati a pensare a tutti i ricordi e a tutte quelle idee che si sono costruite, pensando a una persona che, forse, non esiste più ed è diventata altro.
ASTEROID passa in rassegna invece tutti quegli strazi interiori che comportano le cose non dette, i piccoli segreti che nel bene o nel male le relazioni includono come status quo. Il brano vuole inoltre evidenziare una presa di coscienza di tutti gli errori commessi, che fino a quel momento si volevano nascondere e non considerare come causa della fine.
ORCHID ha due chiavi di letture una più descrittivo paesaggistica la seconda invece emotiva.
La prima racconta chiaramente e inconfondibilmente una caratterstica del paesaggio emiliano che mescolandosi con la seconda, nasconde un’amara verità. Rendersi conto che è tutto finito e che sarebbe meglio lasciare andare quella persona che fino a quel momento sempre per amore si voleva far rimanere stretta a sé.
ARMANIAN è una piccola pausa che a conchiglia chiude le immagini precedenti per aprire la parentesi di Romer.
ROMER è infatti un piccolo scorcio di ciò che pensa la controparte, i dubbi, le incertezze, la amara consapevolezza che anche dopo un lungo periodo di convivenza non vi è futuro.
DOMAINE lascia spazio al ricordo di come era quella persona, di come si muoveva, di come parlava e pensava.
COLOURS rievoca i sentimenti della prima parte del disco evidenziando che anche all’ inizio della relazione la certezza di un futuro era piuttosto flebile
DROPPING è un frame delle estati trascorse assieme…
CORPSES descrive le liti e i lati oscuri delle due controparti, lasciando, però, spazio a un barlume di speranza “tell me we will never die…what will be next for you and me?”
PRAXIS e SUMMER ENDS ripercorrono tutte le prime fasi. In particolar modo l’ultimo brano descrive letteralmente il primo giorno in cui si è conosciuta quella persona, il tutto in tono piuttosto sognante, il chè farebbe intendere che la materia del ricordo è il minimo comune denominatore di tutto il disco.