Li avevamo ascoltati nel 2011 col disco d’esordio “There’s a million better bands” e gli slogan anti-grunge presi in prestito ai Presidents Of The U.s.a.
Li ritroviamo oggi in polo e pantaloncini, racchette e polsini a manovrare figurine di un caro e oltrepassato subbuteo o a studiare mosse tattiche sulle caselle di una scacchiera.
“Sport” è la medaglia d’oro alla disciplina del fisico declinata in senso agonistico. È un album che dà la coppa dei campioni a figure che hanno fatto la storia dell’atletismo italiano e non. Dal Nepal montuoso di Tenzing Norgay, alla bici svizzera di Josef Fuchs, dallo stadio parigino Roland Garros al sogno azzurro dei mondiali di Dino Zoff.
È un panegirico che i cinque di Bologna compongono con una coralità da stadio che esulta dall’indie-rock della curva B all’elettronica dei Distinti synth, gasati dalle chitarre jingle-jangle dei Vampire Weekend, da quella goliardia da universitari che fa un po’ Phoenix, dal coro ultras (po-po-po-po, pororopo-po-po-po) di “Slalom”.
Altre di B calciano a gamba tesa, scalano a ritmi serrati, pedalano ritornelli liberatori, studiano mosse distorte perché le loro chitarre facciano scacco al Re.
Come Kasparov nel ’93. Come l’Italia alla Germania Ovest.
Si vince perché non si ammettono squalifiche.
Con “Sport”, Altre di B diventano ufficialmente una squadra di serie A che gioca sul serio.