Mi hanno insegnato che spesso bisogna andare oltre le apparenze, oltre il primo ascolto. Indagare, perchè l’abito non fa il monaco ed a furia di crederci tante volte si resta fregati. Mi hanno insegnato tanto altre cose, non per questo tutte esatte. Non ho bisogno infatti di ascoltare due volte “Black Eyes” per apprezzarne la bontà, per capire da dove arriva l’ispirazione di chi, accanto al sostantivo “emigrante”, ha posizionato l’aggettivo “esagerato” ed ha fatto un salto direttamente in Oriente.
Non un disco facile, come sempre quando di mezzo c’è Earthquake Island, ma che arriva in maniera molto più istantanea di quanto si possa immaginare. Un lavoro diviso con Kavemura, un’unione d’intenti, una cartolina digitale spedita da molto lontano, che racconta paesaggi, pomeriggi, emozioni.
Earthquake Island e Kavemura mettono insieme le forze per “Black Eyes”, si distribuiscono equamente i compiti e confezionano un prodotto pronto e fruibile, nonché in free download sulla pagina Bandcamp di “Everythingis Chemical”. Tre traccie, più un remix, nulla di più. Un lavoro essenziale che conferma, qualora ce ne fosse bisogno, i percorsi intrapresi dai due, inquadrati nell’ottica più ampia della contagiosa scena italiana.
Nei due beats singolarmante prodotti “After The Midnight’s Candy” e “Autums Winds” tutte le differenze stilistiche del mondo, trovano pace e simbiosi nella title track, in un continuo tira e molla tra calma ed esplosione. In chiusura, il remix di Grovekingsley, nell’ennesima dimostrazione di talento, rivisita Black Eyes, rendendo la vita difficile ad un’eventuale classifica interna.
Potresti comunque fare tuoi tutti gli insegnamenti ricevuti, continuare ad ascoltare il disco all’infinito, cercare di scovare dietro ogni sfumatura di ogni singolo synth un significato diverso. Magari ci riesci, magari i superficiali siamo noi, che ci lasciamo trasportare dalle emozioni, dai suoni, dalle stagioni… dell’Oriente.