Erano un botto di anni fa, non ricordo esattamente quanti. Ero al Dude di Milano con Gianni De Michelis, Neri Parenti, Bansky e Capibara per una serata pro aborto. Il Dude all’epoca era come il Dude adesso, un enorme dito ar culo insabbiato. Al quinto giro di Negroni ricordo che cominciammo a rumoreggiare un tot, tanto che finimmo col parlare di come in Italia, all’epoca, mancasse il substrato ideologico per un fiorire copioso di talenti underground da club tipo “Klein & M.B.O”, gli “At the Drive in” o Gianni Letta, per capirci. Sono passati più di 35 anni da quella splendida notte milanese e adesso, più che mai, sento di aver tra le mani una cosa grossissima (non pensate male), inestimabile, bagnata da quel tanto agognato talento, quel talento purissimo che lo riconosci dal pum pum cha cha. Questa cosa grossissima si chiama “Veleno”, ed è l’Album di Godblesscomputers (il bolognese Lorenzo Nada) uscito il 4 Aprile, per la White Forest Record e la Fresh Yo!. Ne abbiamo già parlato abbondantemente qui.
È una cosa che mi ha mandato completamente in botta la tromba di eustachio. 7 splendide tracce, un concentrato di evoluzioni e virtuosismi, abstract hip-hop e sudatissimi slanci hype. Niente Dude, più Berlino, molto Londra, pochissimo Matera (per dirne una). Lorenzo con “Veleno” ci sbatte in faccia tutto il suo talento, il suo eclettismo e ancora una volta bravi white foresti. Le sue produzioni aprono a viaggi immaginari (“Orange”), costellati da una gamma unica di suoni, una miriade di immagini dopate dove la musica è meditativa, emotiva a tratti prostatica (“Seventh Floor”). Ritmi, melodie e beats che spingono il viaggio in avanti, danno benza ai pitspot e ci abbandonano in giganteschi squat a cielo aperto (“Nothing to me”).
Tra applausi, sospiri e limoni, la sua produzione tocca vari punti G esperenziali. Rimane solo il rimpianto di non aver potuto condividere questa epifania con i miei vecchi amici di bevute milanesi, quasi tutti morti nella guerra di Crimea. L’unico superstite è Capibara, ma con quel caratteraccio che ha, ci ho quasi paura a dirgli “A Capibara, con Godblesscomputer avete fatto pum pum cha cha”.