Foto di Alfredo Chiarappa ed elita crew
Un altro elita festival si è concluso. Entusiasmo, soddisfazione e sollievo (dura gestire la stanchezza post lavoro) sono i primi tre sentimenti che mi vengono in mente. La proposta musicale del Design Week Festival 2014 è stata di altissimo livello, portando a compimento il grande intento di trasversalità cui l’organizzazione punta dalle origini: toccare generi diversi, evitare la banalizzazione artistica ed avere la qualità come valore umano, prima che come obiettivo.
La seconda parte del racconto di questo grande evento (recupera la prima qui) inizia con lo speciale red carpet organizzato dagli amici di Burger Radio al Franco Parenti: un’ora di free bar (ma giuro che non era questa l’attrattiva dell’evento) durante la quale le varie crew che lavorano alla radio hanno presentato i loro programmi, mentre il buon Olly celebrava i soddisfacentissimi risultati raggiunti in meno di un anno dal lancio della piattaforma. Se vuoi seguire il nostro programma, segnati il nome Swag Like Shaquille O’Neal, in onda il martedì dalle 16:00 alle 17:00 e il giovedì dalle 21:00 alle 22:00 su Rap Burger.
A seguire un Johnny Marsiglia infuocato sul palco della Sala Grande in apertura degli eccezionali ospiti della serata: il maestro Madlib e l’incomparabile Hudson Mohawke. Il primo ha in parte deluso, in parte rispettato le attese: qualcuno sperava in magie coi vinili da raccontare ai posteri, ma in verità il produttore californiano ha sempre suonato con i CDJ avendo per altro sempre dichiarato di essere un progressista della musica poco attaccato ad analogiche nostalgie.
Il set è purtroppo risultato noioso, con poca presa sul pubblico, empaticamente misero. Che poi Madlib abbia una schiera di fedelissimi capaci di seguirlo sulla vetta del mondo e che si collochi ad ogni modo nell’olimpo dei migliori, non giustifica un set poco felice, suonato come se fosse stato una domenica pomeriggio nel soggiorno con gli amici.
Tutt’altra storia è invece quella che scritto HudMo: lo scozzese è stato, semplicemente, esplosivo. Bassi da far cedere il soffitto, volumi brucia timpano, selezione che ha spaziato dalla discografia GOOD Music a The Joubert Singers passando per le produzioni tuonanti dei TNGHT. Carica, sbornia, timidezza, valore artistico e un b2b finale con Madlib al microfono hanno reso lo spettacolo memorabile e il pubblico ebbro di trasporto.
Sabato 12 è stato il giorno che ha visto la maggiore affluenza di persone al Teatro. Four Tet ha attirato curiosi, appassionati, fan dell’ultima ora e adepti in adorazione. La sua esibizione è stata piacevole come sempre, con i suoi layer dilatati, l’abbondante uso di effetti, l’infinità della note, il pianeta Marte che chiama il pianeta Terra.
Daphni è stato senza dubbio l’act che ha sorpreso qualsiasi aspettativa: scuro e omborso nelle produzioni firmate con questo moniker, solare a arioso con quelle a nome Caribou, ha messo in piedi un set coloratissimo in cui le sue tracce si sono mescolate a delle inaspettate scelte commerciali. Tra le perle emerse in serata la nuovissima Julia con cui ha incendiato l’apertura del set.
La nostra serata si è poi spostata al Tunnel Club, dove si è esibito John Talabot in un set pulito, carico, dalle sfumature House/Techno calde e avvolgenti.
Menzione d’onore per la serata conclusiva del festival che ha visto l’intera Crew Love salire sul palco magico del Franco Parenti. Smoothness firmata dal traghettatore Tanner Ross, romanticismo nell’aria ad opera dei Pillow Talk di The Gurner e in chiusura oltre due ore di mixing con le combo Soul Clap e Wolf+Lamb ad alternarsi ai controlli.
L’atmosfera rilassata e festante che sono in grado di regalare i quattro è ormai cosa nota a Milano: l’amore che la città dimostra loro è pienamente ricambiato dalle vibrazioni Funky/Soul/House ed ibizenche che immergono il contesto spettrale del teatro in una luce nuova. Amore per l’Italia coronato da una original version de In Alto Mare che no, no è stata fuori luogo e no, non ci ha fatto storcere il naso, ma ha dimostrato che il divertissement, fatto dalle mani giuste, è un arte nobile tanto quanto il più pregiato dei DJing.
All’anno prossimo, elita.