1998
I miei ricordi sportivi hanno inizio nel 1998. La Bologna del basket era, ed è da sempre, divisa in due club incompatibili e nemici, la regale ed altezzosa Bologna bianco-nera da una parte, la meno blasonata e combattiva Bologna bianco-blu dall’altra. Ecco, io ho da sempre scelto di stare dalla parte dei più sfigati, quelli bianco-blu, e nel 1998 ho sofferto come un cane per questa mia connaturata propensione alla sfiga. Niente, volevo solo raccontartelo. 1998 è un elogio allo scorrere del tempo, agli sportivi decadenti che non si arrendono all’evidenza della loro vecchiaia, alle proprie consuetudini che per forza di cose mutano come le stagioni ma si prova vergogna ad ammettere un cambiamento. E niente, questo è un discorso da genitore, da padre. Ed è diventato una canzone.
Sherpa
L’Everest è la madre dell’Universo e il 29 maggio del 1953 lo sherpa Tenzing Norgay ed il signor Edmund Hillary sono stati i primi uomini a raggiungerne la cima. Si racconta che a pochi passi dalla vetta avessero deciso di posare simultaneamente il piede e arrivare assieme (poi quello spietato di Hillary ha sfanculato il buonsenso e taaaac “Primo io!”). 60 anni dopo abbiamo costruito uno zaino di 4 metri con scatole di cartone e 2 km di scotch e abbiamo goffamente ricalcato le gesta dei due uomini. E non è un caso che “Sherpa” sia una canzone costruita attorno al numero 2 ad encomiare la storica impresa: 2 note, un La e un Re; 2 pezzi di batteria, un timpano e un crash.
Kasparov
Prima ancora di essere un grande scacchista, Garry Kasparov è un attore, un mimo della scuola di Stanislavskij, un personaggio teatrale che suda e vibra mentre gioca. Molti suoi avversari dicono che la difficoltà vera è sopportare un uomo così passionale ed enfatico da far perdere la concentrazione. Questo perché lui è parte del gioco, è lì dentro, sulla scacchiera. Gli abbiamo dedicato una canzone perché è il sovrano assoluto dello sport più bistrattato del mondo.
Shimano
Jospef Fuchs è uno e trino. Nel senso che sei vai su Google il suo nome ti rimanda ad un celebre violinista americano, ad un famoso teologo tedesco e ad un semisconosciuto ciclista svizzero. Ecco, noi ci siamo occupati di quest’ultimo. Che nella sua bacheca annovera qualche campionato svizzero di ciclismo, uno storico primato alla Liège-Bastogne-Liège, qualche tappa della Tirreno-Adriatico e poco altro. Tuttavia ciò che ci ha spinto a parlare di lui è la sua leggiadria, il suo corpo slanciato e snello a cavallo di una bici piccina piccina picciò. La disarmonia tra corpo e velocipede ci ha affascinati. La prima marcia è per le salite, la quinta è per lo sprint: ma c’è una marcia per venire da te?
Roland Garros
Il 12 giugno del 1995 il mondo ancora non aveva sentito parlare né di Roger Federer, né soprattutto di Rafael Nadal, il re incontrastato del celebre Slam parigino. Eppure quel giorno la coppa al cielo di Francia l’ha alzata l’austriaco Thomas Muster. 16 anni dopo Muster ha 44 anni, la sua carriera è finita da anni, ma vuole giocarsi l’ultimissima chance contro un ragazzino di 18 anni, Dominic Thiem, 1890esimo del ranking mondiale, un milione di miliardi di posizioni lontano dal tennis che conta. Eppure in quell’occasione il leone Muster le ha prese di santa ragione e noi gli abbiamo dedicato una canzone romantica.
Subbuteo
C’è un uomo che porta in cantina il suo Subbuteo, la vita di coppia è dura se non ci sono compromessi. E soprattutto se ci sono di mezzo i giochi da tavolo. Lei dice a lui che dovrebbe trovarsi un lavoro e che in fondo non è più un ragazzino. Fine. Disagio metropolitano nell’era moderna.
Slalom
Per il dizionario di inglese Longman lo slalom è “una gara sugli sci o in canoa lungo un percorso fatto di curve segnate da bandierine”. È tutto lì il senso, lungo quel percorso. In questa canzone abbiamo deciso di non parlare di sport, ma di una sua manifestazione nel mondo reale. “Slalom” parla di rapporti umani, di amicizie in declino. Di quelle consumate dal tempo e dai vizi, dalla noia e dal disinteresse.
Zoff
“Ero rimasto allo stadio più degli altri per le interviste e tornai in albergo non con le guardie del corpo, come succede oggi, ma sul furgoncino del magazziniere. Gaetano mi aspettava. Mangiammo un boccone, bevemmo un bicchiere, ci sembrava sciocco festeggiare in modo clamoroso: mica si poteva andare a ballare, sarebbe stato come sporcare il momento. Tornammo in camera e ci sdraiammo sul letto, sfiniti da troppa felicità. Però la degustammo fino all’ultima goccia, niente come lo sport sa dare gioie pazzesche che durano un attimo, e bisogna farlo durare nel cuore”. Dino Zoff, campione del mondo 1982.
Bonnaroo
Quando non suoniamo siamo giornalisti sportivi e, se c’è una cosa che abbiamo imparato a nostre spese, è che il tempismo è fondamentale per non guastarsi l’umore. In questa canzone non parliamo di giornalismo sportivo, ma di un corrispondente che deve recensire l’ultima edizione del celebre festival musicale che ha sede in Tennessee. L’editore minaccia di licenziarlo perché l’articolo non è ancora arrivato. E lui, dal canto suo, riflette su come diavolo faccia lo scrittore americano Joe Lansdale ad avere una produzione così feconda, senza mai scadere nel banale, senza deteriorare la creatività. Sono stato spudorato, ma l’ispirazione è venuta dalla raccolta di Charles Bukowski “E così vorresti fare lo scrittore?”.