Stefano Pietramala sostiene un’affascinante teoria secondo la quale i ragazzi oltre 1 metro e 70 sono tutti carini. Ho provato durante una lunga conversazione a fargli capire che non è esattamente così, ma non credo di essere riuscita a convincerlo. Ho allora dedotto che le figure deformi e affascinanti delle sue illustrazioni non sono casuali, ma riflettono un’idea picassiana di bellezza che dev’essersi formato negli anni. Eccolo intervistato in una nuova puntata di Passaporto.
Quanta percentuale di Picasso c’è nei tuoi lavori e quanta di Remed?
Credo che nei miei lavori ci sia un buon 50% di riferimenti a Picasso. Per quanto riguarda Remed, non lo guardo abitualmente ma sicuramente la sua estetica mi ha influenzato.
La maggior parte dei grossi quotidiani da un certo punto in poi ha cominciato a comprendere l’importanza delle illustrazioni negli articoli. Lungimiranza, ritardo o tendenza?
Credo che nei quotidiani, al di fuori delle mode e del periodo, ci sia sempre stato, sopratutto all’estero, un notevole uso dell’illustrazione, anche perché oltre la maggiore “personalizzazione” che può offrire dal punto di vista grafico, spesso ci sono articoli i cui concetti e argomenti non possono essere comunicati appieno con la fotografia.
Ma Alice Nel Paese Delle Meraviglie non ti spaventa tantissimo? Io ne sono inquietata ancora oggi.
Non molto, mi viene in mente il film animato della Disney che guardavo e riguardavo da piccolo ;)
Le mostre servono davvero o sono più un momento di autocelebrazione?
Penso che una mostra possa essere molto utile quando si fa per promuovere un nuovo progetto appena realizzato, può essere un buon modo per conoscere nuovi clienti e colleghi.
Ci mandi una fotografia della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
Al momento non sono a casa, ma sono riuscito a trovare una foto della scrivania dell’ufficio.
Un illustratore con uno stile opposto al tuo che ammiri tantissimo.
Mi piace moltissimo Gianluca Folì.
La creatività nasce dai contrasti o dalle armonie?
Personalmente sono un fan dei contrasti, rendono il lavoro più’ stimolante e di impatto.
Una cosa che l’Italia ha da invidiare al resto del mondo dell’illustrazione e una peculiarità che abbiamo solo noi.
È una domanda un po’ difficile, penso che da invidiare ci possa essere un mercato più aperto, per quanto riguarda una nostra peculiarità invece non mi viene in mente nulla in particolare.
Hai mai pensato di passare alla street art?
No, per ora no, ammetto di non essere mai stato particolarmente interessato all’ambito, non nego la possibilità di cimentarmici in futuro, ma ora come ora la vedo difficile.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?