Di Luca Lovisetto
Le torride estati delle suburbs californiane, lo svacco alcolico e l’estetica dandy hobo (chi ha detto Mac DeMarco?) che tanto strizza l’occhio alla migliore grafica trash degli anni 90: un disorientante caleidoscopio filmato in mini Dv che racconta la contea di Stockton, California (già patria dei numi tutelari dell’indie rock Pavement) firmato Satan Wriders, trio di ventenni dallo spirito DIY.
I tre hanno registrato Black Eyed Kids – questo è il titolo del folgorante esordio – in un storage box sulla Pacific Avenue dotati di Audacity, di un Macintosh e un paio di birrette.
C’è letteralmente da perdersi tra le sonorità acide e cosmiche dei Wriders, confezionate in quest’ostinato lo-fi, ostico e fascinoso. Gli onirici falsetti di Eli, cantante-chitarrista nonché principale songwriter del complesso, surfano alti sulle texture increspate del fuzz.
Se l’acme del disco è Sun Coma, incalzante ballad che ricorda il miglior Elvis Costello, il primo ascolto per i neofiti non può essere cheFreeway: piccola gemma surf lo-fi che eredita il fascino da indie anthem dai loro illustri concittadini, la canzone è sorretta da un riff potente ecatchy che sorregge sicuro le fondamenta architettoniche del brano.
Prodotti e mixati da Justin Vallesteros (nientepopodimeno che mente e braccio dei compaesani Craft Spells) i Satan Wriders si candidano ad essere la next big thing della Bay Area: il vinile di Black Eyed Kids è uscito l’8 aprile ed è stato pubblicato da Harlot, label con base a Brooklyn.