Chiara Dattola è un’illustratrice con le idee chiare: “Anche se parli della crisi dell’euro, se salta fuori il tuo carattere, hai vinto. Esprimi il tema al meglio e sei te stesso”. Abituata ad avere come clienti il Corriere della Sera e Le Monde, disegna contenuti di non sempre facile fruizione, eppure i messaggi che manda sono di incredibile immediatezza. Le sue campiture di colore piene e incendiarie ci hanno fatto impazzire e questa è la sua versione di Passaporto.
Insegni Istinctive drawing allo IED dal 2007. Di cosa si tratta, nello specifico?
Disegno istintivo non è disegnare con la parte destra del cervello. Diciamo che spingo gli studenti ad un esercizio che ho compiuto più o meno coscientemente tempo addietro e compio sempre. Ovvero, attraverso sperimentazioni programmate pratiche e osservazione di artefatti, di immagini che ci circondano, cominciamo a porci delle domande. Decostruiamo la parte di noi stessi più legata, la portiamo al paradosso. Non parlo della “creatività” ma di muovere neuroni. Parlo di stomaco. E poi, capire come imparare a creare quel legame fra la nostra immagine e il fruitore della stessa.
Ma sei tu che illustri i segni zodiacali dell’Internazionale?
No, non sono io, io mi occupo di altro all’interno del giornale. I segni sono di Francesca Ghermandi. Grande maestro.
Cosa ha rappresentato Munari nel tuo percorso formativo?
Poco direi. Mi piacciono le sue sperimentazioni, mi piace la sua intelligenza. Ma qui in Italia si fa sempre troppo spesso riferimento a lui e a lui solo. Nel mio percorso formativo hanno avuto importanza, per quanto riguarda i riferimenti visivi, pittorici, l’art brut in generale, Paul Cox, i selvatici, i Fauves, i fiamminghi. Ho un bacino così ampio (per fortuna) di riferimenti che ogni giorno ne scopro uno nuovo, una gran gioia. Così la mia ricerca non si ferma mai. Un illustratore, a mio parere, prima di sapere bene disegnare debba sapere unire i puntini.
Quindi le ispirazioni vengono dalla musica, dall’architettura, dalla pittura, dalla scultura, dalla matematica, dalla natura. Da tutto.
Illustri sia per giornali italiani che francesi. Con quale testata di senti più libera di produrre?
Devo dire che preferisco i temi letterari.Però lavoro bene con tutti i miei clienti, allo stesso modo. Le sfide mi piacciono. E non è vero che quando non si hanno regole, si va via più lisci. La libertà non è essere liberi di fare qualsiasi cosa.La libertà è esprimere se stessi riuscendo a rispettare le regole che vengono date: nell’illustrazione sono le misure e il tema per esempio. Anche se parli della crisi dell’euro, se salta fuori il tuo carattere, hai vinto. Esprimi il tema al meglio e sei te stesso.
C’è differenza tra disegnare per i bambini e disegnare per gli adulti?
Ovviamente sì. Ogni lettore, ogni fruitore, ha i suoi bisogni. Abbiamo l’obbligo e la sensibilità di rispettare tali bisogni se si vuole parlare a qualcuno. L’illustrazione a mio parere è parlare e comunicare a tutti. Sbaglia chi pensa di “esprimere se stesso” e basta. Il nostro è un mestiere.
Ci mandi una fotografia della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
I rossi e i gialli dei tuoi disegni sembrano sempre infuocati. C’è un significato particolare?
Perché c’è il fuoco dentro.
Hai illustrato la Divina Commedia per Spazio Papel. È più facile illustrare l’inferno o il paradiso?
Niente è facile da illustrare.Però tutto può essere molto divertente.
Si vende bene su Saatchi Art? Ho visto che le tue opere in portfolio non sono in vendita però.
Io non vendo là, non so.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?
Gli anni ’90. E un uomo nero molto alto che gioca.