Avevamo parlato di Stèv su queste pagine incensando l’uscita del suo Elsewhere EP, lavoro che ci aveva veramente lasciato senza parola e fatto viaggiare al tempo stesso verso dimensioni nuove ed inesplorate. Qualche settimana fa abbiamo colto l’occasione di fare due chiacchiere con lui prima della sua partenza per il Giappone, tra chitarre suonare dalle mamme, cultura orientale e giardini zen, questo è ciò che ne è venuto fuori.
Ciao Stefano come stai?
Tutto bene! mi sento sempre molto occupato, soprattutto per cose che sono in qualche modo connesse alla musica, ma questo mi fa solo piacere!
Ne parlavamo qualche giorno fa mi ricordo. Di come tutto quello che vivi e ti crea pensieri poi si riflette inevitabilmente in quello che componi. Eppure nelle tracce di Stèv io trovo sempre un mare di serenità, forse con un po’ di malinconia a tratti, ma mi pare sempre tutto molto calmo e tranquillo. Se dovessi dare un’immagine unica al tuo suono me lo immaginerei come un giardino zen.
Si è vero! personalmente non riesco a concepire un legame differente con la mia musica. Essa è il prodotto di quello che vivo e quindi è inevitabile che quando mi metta a suonare non riversi, anche involontariamente, i miei pensieri e le mie sensazioni in quello che sto facendo. Poi per me la musica ha sempre avuto un forte valore emotivo, sia quando si cerca una catarsi per esorcizzare un qualcosa che si ha dentro, sia quando si cerca semplicemente di crearsi attorno un’atmosfera che esalti la propria serenità. Io mi ritengo una persona tutto sommato abbastanza positiva e quindi mi viene molto spontaneo riversare una sorta di positività nella base dei miei pezzi. Dico base perché poi a questa si aggiungono tutte le altre cose che mi toccano ogni giorno. L’immagine del giardino zen mi affascina parecchio e mi piace l’idea che la gente possa trovare una sorta di pace quando ascolta i miei brani, ti ringrazio molto per questo. Ho sempre avuto un po’ l’idea di creare una sorta di colonna sonora per la vita di tutti i giorni, quindi immaginare che qualcuno possa trovare rifugio all’interno di quello che cerco di creare mi fa sentire molto bene!
È una cosa molto bella quella della colonna sonora quotidiana. Per farlo devi riuscire più o meno ad essere produttivo in maniera costante. Non dico maniacale ma quasi. Tu lavori quotidianamente alle tue tracce? Come si sviluppa il processo creativo di Stev?
Ho sempre cercato di mantenere una sorta di routine quotidiana, seppur malleabile. Diciamo che mi dedico alla musica ogni giorno, però dicendo questo non intendo solamente lo stare in studio e produrre: ci sono dei giorni in cui sento di dover magari andare fuori a registrare dei suoni o semplicemente ascoltare, liberare un po’ la mente e cercare nuove ispirazioni, oppure ci sono momenti in cui mi siedo da qualche parte in casa con la chitarra giusto per il gusto di suonare. Per me l’ispirazione arriva costantemente, ma sono anche dell’idea che debba trovare il giusto momento per dare i suoi frutti, quindi quando mi ritrovo a fissare il sequencer per troppo tempo senza aver concluso nulla mi prendo una pausa dal fissare lo schermo.
L’incubo di ogni producer, intendo quel momento in cui sei di fronte allo schermo e non arriva nulla di buono. Poi magari ti siedi 5 minuti e ti arrivano milioni di idee. La questione della chitarra mi interessa molto, come cerchi di integrarla nelle tue produzioni? Quanto è importante?
La chitarra mi ha sempre affascinato sin da quando ero piccolo: la suonava mia madre e io provavo ad imparare qualcosa da lei, ce ne sono sempre state un paio in casa e mi divertivo a strimpellare. Mi è sempre piaciuta l’idea di portarsela in giro e poterla suonare liberamente ovunque. Per me inserirla nella mia musica è una cosa molto naturale e rappresenta in modo un po’ emblematico la direzione elettro-acustica che ho sempre cercato di perseguire: è uno strumento a cui sono molto affezionato.
Hai studiato per imparare o sei un autodidatta?
Ho ricevuto una serie di educazioni musicali sparse, prima a scuola con il solfeggio e le prove pratiche sulla tastiera, poi ho deciso di studiare chitarra da privatista, ma ho frequentato solamente un anno di lezioni. Sono un autodidatta con delle basi, diciamo così,anche se per me la teoria musicale è sempre stata importante ed estremamente affascinante.
Devo dire che non avevo preparato grosse domande per l’intervista. Nel senso che conoscendo oramai te e il progetto più o meno bene avevo abbastanza chiare in testa alcune cose. Una però mi ritornava spesso in mente in questi giorni in cui pensavo a come impostare il tutto. Mi riferisco al tuo rapporto con l’Oriente, mi pare che si percepisca chiaramente l’influenza di quei luoghi tanto nella musica, quanto nelle grafiche; anche quella di Elsewhere ep ad esempio.
La copertina di Elsewhere è stata fatta dalla label, Loci Records, che me l’ha sottoposta ed io ovviamente me ne sono innamorato subito! Sono sempre stato molto legato al Giappone, sia per la cultura, per i posti, la lingua, l’arte… ho sempre ascoltato molto di quello che viene da lì, già da quando ero molto piccolo, e credo che questa cosa abbia impresso un’impronta particolare su di me e sul mio modo di percepire la musica. Poi parlando dell’ep, è venuto fuori così perché è coinciso con un momento in cui il mio bagaglio culturale al riguardo si era molto consolidato, ci sono infatti molti riferimenti al mio primo mese di permanenza a Tokyo, datato ormai Aprile 2012. A Maggio tornerò a Tokyo per un altro mese di permanenza, questa volta però meno turista e più musicista. In un futuro vorrei proprio stabilirmi lì per un po’, anche se il mio sogno sarebbe quello di poter oscillare tra Asia ed Occidente liberamente.
Quali sono gli aspetti della cultura orientale e più precisamente giapponese che ti affascinano maggiormente? Quali artisti consiglieresti ad un neofita di quel tipo di cultura anche musicale?
Essendo io una persona molto emotiva mi rifletto facilmente nella mentalità asiatica del dare grande significato ed importanza anche alle piccole cose, più precisamente nella cultura giapponese si dà grande valore ad ogni piccolo gesto ed ogni parola è molto ben pesata (anche le parole sono a loro volta costituite da concetti generalmente molto profondi). Poi scendendo su un piano più pragmatico, mi piace moltissimo come la tecnologia più avanzata del pianeta conviva pacificamente con le tradizioni più antiche e le contaminazioni occidentali siano comunque presenti senza intaccare l’integrità della storia giapponese. Ad esempio a Tokyo ci sono questi templi stupendi circondati da palazzi molto alti. C’è chi dice che le cose stonano ma secondo me è molto bello il modo in cui esse si affianchino, rispettandosi reciprocamente. Per quanto riguarda la musica sicuramente consiglierei Sakamoto, che è per me un punto di riferimento sia in termini tradizionali che avanguardistici di tutta quella che può essere l’area compresa dalle sonorità giapponesi.
Poi ci sono tutte le colonne sonore di anime e lungometraggi che sono sempre molto valide (un compositore su tutti, Joe Hisaishi) e tutta quella scena di musica acustica alla quale sono molto affezionato che spesso si fonde con timbriche e strutture che si avvicinano anche a Jazz e Hip-Hop: Nujabes, Uyama Hiroto, Haruka Nakamura, Ovall, etc. (e magari anche rapper nel vero senso della parola, come ad esempio Shing02 e Haiiro DeRossi)
Sul lato un po’ più elettronico ed underground, invece, credo sia d’obbligo consigliare Daisuke Tanabe, Madegg, Ametsub, come nomi di maggior rilievo. Ci sono un sacco di sonorità valide e veramente molto interessanti, quindi per me è difficile riuscire a ridurre tutto a pochi nomi come in questo caso, sicuramente me ne sarò scordati alcuni molto rilevanti.
A proposito di ascolti, mi sono reso conto che non abbiamo parlato delle tue influenze principali. Cioè quei dischi o artisti che hai ascoltato e ti hanno completamente cambiato il tuo approccio alla musica o hanno dato un input particolare al tuo modo di comporre.
Beh ce ne sono parecchi e tutt’ora ogni ascolto è per me potenzialmente una nuova fonte di ispirazione molto forte. Io sono cresciuto, in termini artistici, con un background fortemente Hip-Hop, tra l’altro molto purista e quindi incentrato molto sulla Golden Age degli anni ’90, sul Funk, sul Jazz, su Wild Style e Beat Street e così via. Da lì poi mi sono spostato in poco tempo verso sonorità più melodiche ed elettroniche, all’inizio passando per i Massive Attack, DJ Shadow (il suo Endtroducing è un capolavoro senza tempo) e DJ Krush, fino ad approdare ad Animal Magic di Bonobo, che è stato il disco che mi ha veramente aperto la mente. In seguito, un artista molto rilevante per me è divenuto Nujabes, che mi ha permesso di perseguire il mio percorso personale senza però dimenticarmi delle mie radici HH. Infine ho avuto una scossa emotiva molto forte quando ho scoperto Soon It Will Be Cold Enough, primo disco di Emancipator: in quel disco per me era tutto perfetto, mi ha aiutato a definire la direzione che volevo prendere, non solo sul piano musicale. Attualmente ascolto musica di ogni tipo, purchè mi trasmetta qualcosa. Sono sempre molto affezionato a tutti gli artisti che mi hanno aiutato a crescere e continuo ad essere un loro grande fan!
Mi rendo conto che con questa domanda ti ho fatto sudare. Invece la collabo con Resotone com’ è nata?
Io e Resotone siamo entrati in contatto un paio di anni fa, durante l’estate, ai tempi si pensava di fare un brano assieme, me lo aveva chiesto lui ed io che già lo seguivo ne ero molto contento (ho ancora il progetto di quel brano). Purtroppo non siamo riusciti a concluderlo, sia perchè eravamo entrambi impegnati con altri brani, sia perchè nel periodo estivo è difficile produrre con un ritmo costante. Alla fine abbiamo abbandonato la traccia. Tuttavia, quando the_accidental_poet, un promoter musicale su YouTube nonchè uno dei fondatori di No Sound Lost, ci ha contattato per fare una piccola release sulla sua netlabel, ci siamo rimessi a discutere di collaborazioni e, siccome avevamo entrambi dei brani che non sapevamo dove inserire, abbiamo deciso che fare uno split con i remix incrociati era la cosa migliore. In un certo senso abbiamo recuperato il lavoro che perdemmo anni fa.
Invece tornando alla questione Oriente non ti ho chiesto se sei eccitato dal pensiero di portare il tuo live dall’altra parte del globo?
Veramente moltissimo! Suonare in Giappone per me è la realizzazione di un sogno! Sono molto emozionato!
Come strutturi i tuoi live? Abbiamo detto che la chitarra è importante nel tuo approccio alla produzione, lo è anche nel set live? Tocca portartela dietro anche in Giappone.
Allora, la cosa è semplice vista dall’esterno: ogni brano parte con delle sequenze basilari che vengono poi riempite e modificate dal vivo attraverso live looping di vario genere (chitarra, tastiera, pad, effetti), questo deriva dalla mia volontà di rendere il mio show il più LIVE possibile, senza però perdere la dinamicità propria dei set elettronici. La chitarra è molto importante anche nel live, mi piace molto utilizzarla e l’idea di fonderla con l’elettronica mi ha sempre affascinato. All’inizio facevo degli show senza computer, con un sacco di cose analogiche e tanti strumenti (avevo una tastiera a 61 tasti, un synth, un clarinetto, un glockenspiel, la chitarra ovviamente, un MPC, etc…) ma ho dovuto ridurre il set per ovvie questioni di praticità. Alla chitarra non vorrò mai rinunciare però. In Giappone non me la porterò perchè me la farò prestare dagli altri musicisti che suoneranno con me, con i quali mi sono già accordato.
Insomma è un live su cui tu tocchi comunque molte cose, lo plasmi a seconda del mood in cui sei in quella precisa serata?
In piccola parte si, però essendo un live in cui appunto sono sempre impegnato devo tenere d’occhio un sacco di cose e quindi la struttura dei brani è abbastanza definita. Quindi io posso cambiare l’ordine d’ingresso di alcuni elementi, suonare la chitarra in un modo o in un altro e modificare alcuni parametri a seconda di come mi sento in quel momento, ma cerco sempre di mantenere le linee guida delle tracce ben definite.
Ho visto che hai in programma un brano insieme ad Earthquake Island o sbaglio?
No, non sbagli! Emiliano è una delle poche collaborazioni che saranno nel mio prossimo lavoro, che spero di far uscire entro la fine dell’anno. Mi piace molto la musica che fa, abbiamo sintonia per quello che riguarda molte cose, in particolare in termini da otaku quali potremmo esser definiti eheh. Il nuovo disco, che è ancora in fase di creazione, avrà sonorità che continuano sulla scia di Elsewhere, anche se mi piace considerarle un po’ più introspettive e maturo, visto che mi sento come se stessi consolidando la mia personalità artistica, i miei metodi compositivi e di ricerca dell’ispirazione. Quello che sto cercando di creare è un album che abbia una durata non eccessiva ma al cui interno io riesca a collocare tutte le cose che vorrei mettere in un LP. Posso dire che sarà un lavoro prevalentemente attorno ai 100 bpm, a parte qualche eccezione, ma non voglio perdermi in tecnicismi.
Come credi si stia sviluppando la scena elettronica italiana? Ha secondo possibilità di venire fuori da un certo tipo di circuiti e diventare traino in qualche modo?
Per quello che riguarda la scena elettronica italiana, io sono molto fiducioso, sebbene ora comunque mi viene da pensare che sia una realtà prevalentemente underground (che non è assolutamente un male). Sono molto contento di tutti gli artisti validi che ci sono e percepisco una forte coesione e gran voglia di far crescere questa cosa tutti assieme. Mi sento parte di una comunità che ha voglia di far conoscere agli ascoltatori non-artisti quello che ora sta girando molto tra gli ascoltatori musicisti. Secondo me, si sta creando una situazione molto forte e valida!
Ok, io direi che abbiamo un bel po’ di materiale da usare, ti va di lasciarci con un video o un brano da consigliare ai nostri lettori?
Volentieri, vi lascio un video un po’ insolito, che è in qualche modo connesso al nuovo disco, ma ancora non voglio rivelare il perchè. Questa è la opening di un anime molto bello intitolato “Serial Experiment Lain” e la canzone utilizzata per la sigla è Boa – Duvet.
Un piccolo spoiler insomma?
Molto alla lontana
Grazie mille per il tuo tempo Stefano.
Grazie a te, è stato un piacere! (⌒_⌒)