Christoph Niemann: My Travels With Brazil’s Curse of Maracana for The New York Times
Se Karl Marx avesse avuto il piacere di vivere il presente tempo, avrebbe riformulato le sue conclusioni sulla religione, giungendo alle seguenti : “il calcio è l’oppio dei popoli”, mettendo, forse, in conto l’isolamento a cui lo avrebbe condannato una tale affermazione ed anche l’indifferenza che avrebbe riscosso da parte di quanti sono già entrati in modalità Tifosus nationaliensis sfegatatus per l’evento calcistico clou del 2014: o mundial do Brasil.
Per essere però intellettualmente onesti bisogna riconoscere che eventi sportivi del genere hanno una grande cassa di risonanza sotto ogni punto di vista: musicale con Shakira che è ormai, da un paio di mondiali a questa parte, l’addetta al tormentone estivo; estetico per cui le donne possono godere delle mirabili visioni di corpi maschili definiti in ogni singolo muscolo e gli uomini di quelle delle WAGS; televisivo – comunicativo dal momento che per circa un mese ci sarà il monopolio di trasmissioni sportive; ma anche a lavoro, nei bar, nei locali, in famiglia, sulle spiagge, nelle piazze, tra amici si riproporranno gli accesi dibattiti che ripercorreranno le vie del Processo. Quello di Biscardi. Non v’accavallate.
A ciò si collega l’aspetto socio – antropologico, forse il più importante. Infatti, in questi “salotti” di illuminanti visioni sportive viene fuori il meglio del peggio di ognuno e diventa più semplice mettere a fuoco chi si ha di fronte. Del resto nel modus tifandi si nasconde una buona dose del modus vivendi di ciascuno di noi, per cui da queste reunion pro Italia è possibile stilare una lista dei possibili tipi umani di tifosus nationaliensis in cui ci si potrebbe imbattere:
1) IL PESSIMISTA/CATASTROFICO/PROFETA DI SCIAGURE, quello che “l’Italia è già fuori” o nelle sue più rosee previsioni decreta l’uscita della Nazionale ai quarti di finale e AMEN.
2) L’OTTIMISTA, quello che “l’Italia vince, sicuro. Partiamo sfavoriti ma quest’anno vinciamo noi. Meglio non essere tra le superfavorite e partire in sordina, saremo la sorpresa del Mondiale. E poi abbiamo Balotelli, Pirlo, De Rossi, Balotelli. Già l’ho detto?”
3) IL LEIBNIZIANO, quello che “questa è la migliore delle Nazionali possibili”. È un accanito sostenitore delle decisioni prandelliane, che appoggia senza se e senza ma, in quanto meglio di così ci sono solo ARGENTINA, SPAGNA e BRASILE.
4) IL NAZIONALISTA ESTEROFILO, colui che ha già una squadra di riserva nella malaugurata ipotesi in cui dovesse uscire precocemente la Nazionale: “Se esce l’Italia, tifo Argentina. Come potrebbe essere altrimenti? Belen è argentina!”
5) IL NAZIONALISTA CAMPANILISTA, quello che pur seguendo la Nazionale, strizza l’occhio alle gesta dei campioni della sua squadra di club, perché liberarsi dai retaggi del campionato di Serie A non è semplice. Del resto è passato meno di un mese dalla sua fine e quindi spera, nel massimo riserbo, che le Nazionali dei suoi idoli proseguano il cammino verso la finale in parallelo con l’Italia.
6) LO SCARAMANTICO, quello che segue le partite secondo un preciso rituale, assicurandosi soprattutto che non vi siano estranei nella sua rete sociale del tifo, su cui poi ricadrebbe la colpa di un risultato sfavorevole, che la sedia o poltrona sia quella delle volte precedenti, che il resto della sua comitiva sport – addicted sia vestita come sempre. Non bisogna osare sfidare la sorte, ma assecondarla e lui lo sa bene.
7) IL COMPLOTTISTA, colui che già prevede la vittoria del Brasile, superfavorito in quanto nazione che ospita la competizione e perché frutto di una precisa manovra politica col preciso scopo di “distrarre” la popolazione dai gravi problemi che affliggono il paese.
8) LA SCIMMIA URLATRICE, esemplare di sesso femminile, di solito disinteressata al fenomeno calcistico, che si riscopre però tifosa nelle grandi occasioni e segue le gesta degli undici nazionali che accompagna con urla di intensità ascendente o discendente a seconda che l’azione si svolga dentro o fuori l’area di rigore.
9) LA CULTRICE, dicesi di donna tifosa durante tutto l’anno solare, accanita supporter della sua squadra di club preferita. Conosce addirittura i nomi dei convocati e riesce con maestria a distinguere il centrocampo dall’area di attacco ed a volte ci azzecca pure sui fuorigioco. Preserva nervi saldi e sangue freddo durante il match salvo poi sciogliersi, in maniera sempre composta, in caso di goal. Riscuote l’ammirazione del tifo maschile.
10) L’ARRAMPICATRICE, trattasi di donna realmente disinteressata al calcio, che segue le partite con un unico e solo scopo: fare in modo che la sua wish list acquisti concretezza. Da perfetta stratega della sua vita e di quella altrui sa bene infatti che quello è il momento perfetto per strappare al diretto interessato promesse che in altre condizioni sarebbero stimate improponibili; l’ignaro malcapitato preso com’è dalla febbre del tifo si ritrova così impelagato in improbabili situazioni che si sono realizzate con il suo inconsapevole assenso.
11) IL TIFOSUS FANTOZZIANUS EMERITUS, di solito un vero animale sociale che però manifesta tendenze all’individualismo più estremo in caso di calcio giocato. Durante le partite ha bisogno solo di tre cose essenziali: birra ghiacciata, frittata di cipolle che lo renderà inavvicinabile per un paio di ore se non di giorni e rutto libero. Per il resto basta a se stesso. Non vive lo sport come momento sociale ma come affermazione totale della propria individualità.
12) LO SPORTIVO DAL NOBILE ANIMO, una vera e propria sottocategoria di tifoso, ritenuto quasi insopportabile per il suo ostentato perbenismo calcistico che guasta tutta l’atmosfera da tifo. Mai una parola fuori posto sulle altre squadre, mai una bestemmia diretta ai danni dell’avversario. Per lui non ha senso un tifo ostinato e poco obiettivo ma vale il principio del “vinca il migliore”, che aiuta a vivere le gare senza quell’esasperato senso della competizione che è, a suo avviso, la rovina dello sport. In linea di massima può anche avere ragione, ma durante le partite tanta obiettività non solo infastidisce, ma spaventa.
Del resto l’uomo non è solo razionalità ed intelletto; ha anche un estro creativo che ha bisogno di uscire nelle grandi occasioni, quelle calcistiche in primis. Una bestemmia, una o più parolacce accompagnate da qualche gesto simpatico gli permettono di assecondare queste velleità creative e di dare sfogo all’intero canale vocale creandogli un sano senso di soddisfazione, quasi rigenerante. Manca poco ormai, che il Mondiale abbia inizio!