Abbiamo avuto l’idea di riunire 5 progetti, 5 produttori italiani dalle grosse capacità, in un unico articolo. Sono uscite che si muovono in un arco di tempo abbastanza ampio e che servono a realizzare una panoramica su alcune cose che ci/vi sono sfuggite e che è giuste recuperare.
Batti 5 è anche il motto con cui abbiamo festeggiato il nostro 5° compleanno e questo post in qualche modo chiude il cerchio.
Il primo del lotto è il perugino Furtherset, uno che su queste pagine è ormai di casa. Questo nuovo How To Be You è il successore di due lavori che avevamo amato particolarmente: A Pigeon Painted of Blood ep e Holy Underwater Love usciti entrambi qualche tempo fa per la romana Concrete Records. Questo long playing mostra una serie di aspetti estremamente rilevanti, dalla scelta di prodursi da solo il tutto affidandosi alla propria neonata etichetta BertrandTapes, alla capacità di sintesi acquisita nello scegliere i titoli (cosa che in realtà ci dispiace vista l’originalità precedentemente mostrata nel trovare sigle che aprivano a storie immaginarie bellissime), così come la scelta di curare artwork e booklet del disco. Non ultimo, anzi principale nel processo di crescita di questo ragazzo (e no, non farò il solito discorso sull’età e gli studi) la ricerca di un approccio più immediato nei confronti di chi ascolta senza snaturare il proprio sound e la ricerca che contraddistingue il lavoro di Furtherset.
Da U(No), a Looking at your hands, passando per Be Someone Else, vari elementi contribuiscono a portare nuova linfa all’impostazione del producer umbro: dall’ inserto di pianoforte, la scelta di usare drum con un suono maggiormente pulito e definito, alla scelta di melodie e parti vocali, ci sono vari elementi che rendono in qualche modo questo disco maggiormente fruibile in maniera rapida e diretta. Tommaso non snatura il suo percorso di ricerca ma, attraverso alcune elementi chiave, attira l’ascoltatore nel suo mondo per poi sorprenderlo e spiazzarlo con i suoi consueti attimi di follia. Permangono ancora in alcune tracce, Miroir in testa, elementi di quel sound acquatico e rarefatto che ha caratterizzato le uscite precedenti di Furtherset, ma anche in questi casi sembra di sentire un’attitudine leggermente nuova, indirizzata verso un ascolto più “easy” o quantomeno disponibile ad aprirsi ad una fascia più ampia di fruitori.
Con questo disco il giovane produttore perugino pare raggiungere una maturità artistica già forte e consapevole, un’attitudine che fa della ricerca il punto di partenza ed il vanto ma non un totem da raggiungere a tutti i costi in maniera integralista. Furtherset apre il suo mondo ad un pubblico più ampio e variegato, magari continueranno a dirgli che la sua musica non è adatta per ballare ma in fondo a chi importa, probabilmente è meglio così.
Secondo artista in rassegna è sUb_modU, moniker dietro cui si cela il produttore aostano ma di stanza a Berlino che già in molti conosceranno con il nome di Juzzy Gentle. In questo Circles ep i suoni si fanno più scuri cupi, fondendo campionamenti che rimandano alle terre d’Africa, in realtà appena accennati o soffocati dal resto degli elementi, e immaginari notturni da metropoli buia e nera. Ylfret Tub rappresenta l’unico momento del lavoro in cui l’influenza del progetto principale si fa sentire, campione di piano Jazz e ritmica astratta, momento lieve che prende le sembianze di una lunga pausa in un viaggio lunghissimo ed altrimenti tutt’altro che sereno. La conclusiva Arhumba riprende il discorso iniziato con le prime due tracce dell’ep, muovendosi tra ritmiche dai richiami jungle, bassi ossessivi e ritmi ipnotici. Fuori per la britannica BBE records, proprio ad un certo immaginario sonoro di marca inglese deve le maggiori influenze questo lavoro di un produttore dal talento cristallino e dal gusto musicale sofisticato ed estremamente vario.
Proprio la chiusura dell’epa precedente ci da il motivo per attaccarci al prossimo producer in lista: si tratta del milanese DNN e come per sUb_modU, l’immaginario in cui si muove è quello di certa jungle e drum’n’bass di marca britannica. Il revival di genere, partito qualche tempo fa con alcuni lavori a firma Om Unit, Pervelist o Ital Tek, vede il produttore milanese non semplice comprimario ma, con questo Redshift ep il nostro potrebbe ritagliarsi un più che meritato posto tra i best producer del genere. Muovendosi tra ritmi intorno ai 135 bpm, bassi grassi, momenti estatatici (Clashh è un vero e proprio invito al viaggio fuori dal proprio corpo) e sample vocali che richiamano al Rastafari, DNN tira fuori un ep dal prezioso. Una vera perla di genere pronta ad essere esportata fuori dallo stivale ad occhi chiusi e mente aperta. Fuori per Mnemonic Dojo.
Discorso a parte merita il toscano trapiantato in Olanda, LSWR: il suo Sleepworks ep fuori per Voodoo Rebel è un susseguirsi di mine che deflagrano, bassdrums che scuotono le viscere tra footwork, synth spaziali e perc dal sapore tribale. L’apertura affidata a Cosmic Questions è una sorta di manifesto programmatico, synth che aprono scenari da metropoli notturna, con luci basse ad illuminare poco il resto intorno, voci tagliate che entrano in testa e bassi che volano altissimi. Sleepwalkers never die si muove sugli umori del brano precedente, aggiungendo però al tutto un tocco d’Africa che rende questa traccia una delle più incredibili dell’intero lavoro. Tra stab house, suoni neri e ritmiche impazzite, viene fuori una traccia che insieme a Shitness (firmata insieme a Digi G’Alessio e Dre Love) rappresenta uno dei momenti più alti dell’intero lavoro. Shitness appunto è l’altra perla in cui l’inconfondibile voce di Dre Love si staglia sull’etereo ma al tempo stesso potente e notturno beat creato dal duo LSWR/Digi: vero e proprio anthem di un lavoro che si muove tra brani dal sound infernale e attimi ricercati. Super release per il ragazzo volato a mettere le tende nei Paesi Bassi, speriamo che quell’aria continui a fargli così bene!
A chiudere la puntata un italiano di stanza ad Hong Kong, quel Kavemura che tanto apprezziamo da queste parti. Il produttore veneziano rilascia per Bad Panda Records la splendida See The Dawn, brano delicatissimo fatto di atmosfere sognanti e voci gentili. Il brano apre una serie di scenari immaginifici, sospesi tra realtà ed iper realtà, in cui oriente ed occidente si fondono per creare mondi nuovi. Un’ altra traccia ben riuscita dall’autore di quel disco prezioso che è Every Dog Has Its Day.