La prima stagione di Turnover Concerti si è chiusa nell’organizzazione del This Time Tomorrow: un festival che parte al tramonto e si esaurisce nella notte. Due palchi, dj-set, mostre, performance, autoproduzioni, area banchetti DIY. Qualche parola va sicuramente spesa sulla location. Innanzitutto, il festival era immerso nel Parco del Ninfeo di Vadue, in provincia di Cosenza. Una struttura del XVI secolo che comprende il Palazzo Civitella, un’antica residenza nobiliare, e Il ninfeo, ubicato sull’acqua e incorniciato da due colonne doriche.
È in questo contesto che è stato immaginato This Time Tomorrow. Due palchi a contendersi la presenza del pubblico, assieme alle aree stand e al Ninfeo, ammantato di colori e adibito ad Art Gallery. Lo start è con le realtà cittadine coinvolte: Snapshot, Electric Floor, The Cult Of Fluxus e White Socks che riscaldano a dovere palchi e pubblico. È il giovane Yakamoto Kotzuga il primo main act del festival, portando live quello che sarà, in parte, il suo debut in uscita sul finire dell’anno. Elegante e raffinato, senza neanche sforzarsi troppo, Yakamoto incanta tutti, non solo la fetta di curiosi già consapevole del suo talento, ma il suo buongusto e la sua naturalezza riempiono la piazza del Palazzo Civitella,e a dirla tutta, lo stesso Raffaele Gulisano degli Uzeda è il primo sotto il palco a gustarsi il set del veneziano.
Finiscono i beat lenti di Yakamoto e ci si sposta verso il mainstage. A stendere un bel tappeto rosso agli headliner Uzeda, ci pensano i concittadini Tapso II. Adottati dalla Catania di 20 anni fa, i Tapso II ne portano avanti quella bandiera lacerata da distorsioni, feedback e noise, in una formazione ospitante batteria, chitarra e uno splendido violino, crudo e straziante, a fare la voce grossa nel caos di rumore e ritmi spezzati. Portano sul palco anche un po’ del suono Shellac (Bob Weston nelle loro produzioni ci ha pure messo mano).
Scocca la mezzanotte e sul palco, finalmente, arrivano gli headliner: Uzeda, band che, arrivata ai suoi 27 anni di carriera, porta ancora live un suono autentico: il risultato di una vita vissuta come Uzeda. Una vita trascorsa rincorrendo il noise in giro per gli States , forgiandosi su di esso, e a loro volta diventandone artefici, segmentandolo in tempi matematici, sciogliendolo in distorsioni acide e legandolo alla voce vuota e tormentata di Giovanna Cacciola. Un concerto che mette a dura prova anima e corpo.
La chiusura è affidata a Populous, il producer leccese mette in play quello che sarà “Night Safari” e si unisce ad Andrea Rizzo alle percussioni. Immerso in atmosfere del tutto nuove, il live set Populous vira e si inabbissa in mari tropicali, a tempo di Africa e cullato da note chill. Colpo finale di un festival che, iniziato al tramonto, saluta i suoi musicisti per lasciare spazio ai djset conclusivi fino al tornare del sole.
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Foto di Simona Alexys Giordano