Tra una settimana esatta esce per Sherpa Records “La vita segreta”, secondo album degli Abiku.
Dodici tracce di beat pop che ammiccano agli anni Sessanta, modulate come un’unica lunghissima ballata romantica dalle tinte opache che si fa ascoltare con leggerezza, senza troppi indugi emotivi.
Ascoltiamo qui, poi lasciamo che siano loro a raccontare.
GUERRA CIVILE
A un certo punto, quando il nucleo di canzoni scritte per il disco cominciava a prendere forma, ho sentito l’esigenza di scrivere qualcosa che funzionasse come un’ introduzione al discorso.
Tutti i pezzi analizzano il problema del rapporto con se stessi e quello della distanza che intercorre tra vita interiore e vita in società; “Guerra Civile” è il discorso programmatico del disco e promette che, una volta recuperate le parole dal ‘Porto Sepolto’, questo tema generale verrà affrontato nel dettaglio.
L’ho scritta la mattina dopo una festa, vivevo ancora a Firenze. I miei coinquilini dormivano profondamente e io mi portai la chitarra in cucina per lavorare un pochino. In quella strana atmosfera mi sono bastati dieci minuti per scrivere il pezzo.
CANZONE NICHILISTA
Cosa sono i nostri guai visti dalla prospettiva della storia? Niente.
Da qui prende il via Canzone Nichilista: sospinto dalla frenesia della sezione ritmica sproloquio su quanto sogni e allucinazioni mi condizionino nella vita (vero al 100%) salvo poi ricordami, nei ritornelli, che queste seghe mentali non interessano a nessuno e che la vita va vissuta con una certa leggerezza. “Tanto moriremo tutti/Ed a chi vuoi che importi?”
(DAMMI UNA MANO) PAKISTAN
Quando il mondo intorno diventa un corollario di scene tristi e deprimenti io sono solito rifugiarmi in sogni di gloria vari e rimedi escapistici d’importazione. Mi ricordo di quando feci sentire Pakistan a Stefano per la prima volta, erano tipo le undici di sera e nelle nostre rispettive case genitori (e sorella mia) dormivano per cui uscimmo e mi portai dietro la chitarra. Parcheggiammo davanti all’ingresso di Sterpeto, che è il cimitero principale di Grosseto e si trova appena fuori città, pensando che almeno gli abitanti di quel particolare circondario non avrebbero chiamato i carabinieri per via del rumore.
QUI NON SUCCEDE MAI NIENTE
Pezzo inizialmente pensato in chiave power pop a-là R.E.M. e successivamente riarrangiato da Edoardo in veste di ballata cadenzata (con decollo pseudo-orchestrato in coda).
Il tema principale della canzone è ancora una volta quello a me carissimo della vita in provincia, in particolare si parla dello stallo culturale che in provincia si verifica per via di vari fattori economico/sociali.
Nel testo si fa anche riferimento a un nostro amico che non vediamo da tanto, troppo tempo.
SOMMERGIBILE
Una delle canzoni più vecchie sul disco, la scrissi di getto in occasione dell’alluvione che nel 2012 sommerse l’Albinia. L’inondazione a ogni modo resta una scena sullo sfondo, il cuore del testo tratta della mancata corrispondenza tra l’immagine che gli altri hanno di noi e come noi stessi ci vediamo/pensiamo.
Per un sacco di tempo la canzone sarebbe dovuta rimanere fuori dal disco. Io, Ste e Virna ne eravamo irremovibilmente convinti, a Edo invece il pezzo è sempre piaciuto e a un certo punto se n’è uscito con una fantastica melodia suonata col sintetizzatore sul finale convincendoci così ad includerlo nella tracklist.
I FANTASMI DELLA CASA ACCANTO
Una delle canzoni più importanti in assoluto per me. Volevo scrivere dal punto di vista di un immigrato, ho finito per scrivere di me. I fantasmi sono la materializzazione dei miei problemi irrisolti e io mi rendo conto che, invece di continuare ad ignorarli arrovellandomi in convulsi sragionamenti e allucinazioni, dovrei imparare a trattarli come fratelli (che poi è il titolo della celeberrima poesia di Giuseppe Ungaretti che a un certo punto viene citata).
Alcune parti di chitarra elettrica (le melodie suonate con l’ebow e le frasi nel ritornello) le ha suonate Alessandro Fusi, ex chitarra solista dei Bohemia (mitica rock band grossetana anni ’00) e ora affermato architetto.
FONTEBLANDA
Neil Young è uno dei miei miti, lo ribadisco sempre appena posso. Una sera d’inverno di un paio d’anni fa rimasi a casa perché avevo il raffreddore e ascoltai “Human Highway” qualcosa come trenta volte di fila, poi presi la chitarra e scrissi di getto questa canzoncina country.
Nel grossetano credenza popolare vuole che il vento di tramontana soffi sempre per un numero di giorni che sia un multiplo di tre.
PARSEC
La prima (e unica) canzone che abbia mai composto al piano. Era estate, Vi e Edo erano fuori città e io e Ste ci sparavamo ‘The Soft Bulletin’ dei Flaming Lips a ripetizione. A un certo punto ci chiudemmo in sala e buttammo giù la struttura del pezzo, inutile dire quanto la canzone risenta dell’influenza della band di Oklahoma City.
Il nostro manager Marco Masoli ama “Parsec” e da tempo ci fa pressione per conviverci a farla come singolo, chissà come andrà a finire…
IL TEMA DELLA VITA SEGRETA
Quando hai un tastierista-genio nella band sei praticamente costretto a fargli fare un mega-assolo a un certo punto. Ne va della tua stessa credibilità.
OTTO ORE
Altro pezzo del filone psichiatrico. Voler fare il musicista nella vita nel 2014 equivale, agli occhi di gran parte della società, a un suicidio programmato. Noi combattiamo contro questa realtà dal 2009 e ancora non ci è passata.
Tante volte mi sono sentito come braccato dall’idea del lavoro, Otto Ore parla di questo. Il protagonista racconta di come questa specie di entità lo insegua ovunque vada senza lasciargli un attimo di tregua, consapevole che lo stalking allucinatorio finirà solo quando sacrificherà sull’altare dell’omologazione gran parte del suo prezioso tempo.
“Mi spiava nella metropolitana/Nascosto dentro la borsa di una donna sudamericana/L’ho trovato nelle case di quelli come me/Che per l’ufficio occupazione sono/Quelli che non sanno vivere”
NON ANDARE VIA (PARTE I)
La seconda parte del disco ospita le canzoni più personali che ho fatto. “Non Andare Via” è accomunabile per i temi intimi che affronta ad “Otto Ore” ed a “I Fantasmi”. Ho vissuto gran parte di questi ultimi anni passando la mia vita al microscopio cercando di trovare materiale da cui partire per scrivere qualcosa di vero. Questa canzone descrive questo processo, con tutti i successi e i naufragi del caso. Naturalmente quest’attività auto-esplorativa ha viaggiato di pari passo con lo svilupparsi di un considerevole quantitativo di sconforto e depressione, se non fosse stato per i miei amici e per una ragazza che ho amato probabilmente a quest’ora vivrei in Lapponia nutrendomi esclusivamente di radici.
La canzone parla di come il contatto umano, in ultima analisi, sia l’unica speranza che abbiamo per fuggire dal labirinto di noi stessi e vivere bene.
Sono particolarmente legato a “Non Andare Via” anche perché è la canzone degli Abiku preferita della mia sorella Federica.
NON ANDARE VIA (PARTE II)
Questo brano risale a prima della pubblicazione di “Technicolor”, siamo sempre stati molto felici della parte musicale ma, fino a ora, non ero mai stato in grado di abbinarle un testo all’altezza. Il puzzle è stato finalmente completato quando ho provato a cantarci sopra in loop la frase finale di “Non Andare Via”. Vi ama particolarmente suonare questa canzone dal vivo.
“La vita è facile/Se sei con me/Non andare via”.