Nell’anno del centenario della nascita, la Strut Records – in collaborazione con Art Yard –, dedica questa succosissima compilation a Sun Ra: “In the Orbit of Ra” un doppio Cd selezionato nientemeno che da Marshall Allen, l’attuale leader dell’Arkestra (novant’anni suonati!), contenente brani più o meno conosciuti del bandleader-compositore-pianista-e-quant’altro, rimasterizzati per l’occasione partendo dai nastri originali.
La confezione è di pregio – con intervista allo stesso Marshall Allen e numerose foto inedite – ma il contenuto lo è ancora di più. Certo, isolare una ventina di brani da una discografia che conta più di centocinquanta dischi è un’operazione quantomeno rischiosa, ma il tutto, oltre al valore puramente divulgativo, ha un suo senso anche di per sé, come disco da conservare. La compilation infatti offre una valida testimonianza della varietà degli stili padroneggiati da Sun Ra e della sua Arkestra, nell’arco di quarant’anni di percorso artistico, e la scelta di non sequenziare i brani in ordine cronologico, ha un effetto quantomeno bizzarro, per non dire straniante.
In realtà, ad essere precisi, la compilation copre “solo” venticinque anni di carriera dell’Arkestra, e qui sarebbe interessante approfondire il perché di alcune scelte di Marshall Allen. Mancano infatti brani tratti da alcune delle produzioni di Sonny più influenzate dal funk o dalla disco, mi riferisco a capolavori come “Lanquidity”, “Strange Celestial Road” o “Sleeping Beauty”, e questo è un peccato, ma forse avrebbe reso un tantino disomogenea la selezione, che invece è molto coesa e funzionale.
Detto questo: su ogni brano si potrebbe scrivere un articolo, vista la quantità degli spunti e la qualità del materiale. Sun Ra è una delle personalità più eccentriche della Storia del Jazz e sebbene la sua importanza storica sia probabilmente inferiore a quella di altri giganti quali Duke Ellington, Miles Davis o John Coltrane – giusto per citarne alcuni –, il suo suono è unico e inimitabile, e la sua conoscenza e comprensione della black music lo ha portato ad esprimersi a grandissimi livelli negli stili più vari, sempre cercando esprimere la propria personale visione cosmica. “In The Orbit Of Ra” riesce proprio nel tentativo di introdurre l’ascoltatore nel mondo di Sonny, evitando le facili definizioni tipo quella “del pianista pazzo che faceva free-jazz”. Trasuda proprio l’idea di una trasmissione culturale di un sapere, di una musica come forma di pensiero, e questo è sicuramente un grande pregio.
Il particolarissimo utilizzo delle percussioni, il modo in cui faceva suonare i suoi solisti, la capacità di creare atmosfere inquietanti modulando le timbriche più basse, il cantato sempre ambiguo anche nei momenti più solari, la sperimentazione imprevedibile con il sintetizzatore: sono solo alcuni degli aspetti caratterizzanti la musica di Sun Ra che qui ci troviamo ad affrontare durante l’ascolto, che è sempre un’esperienza nuova, e ricca di sfumature ulteriori.
Probabilmente questo album è la risposta definitiva alla domanda “cosa dovrei ascoltare per avvicinarmi alla musica di Sun Ra?, ed è un ottima risposta. Spendo le ultime parole per citare due brani: “Dance of the Cosmo-Aliens” e “Try to put the blame on me”, entrambi sono ottimi, ed entrambi sono stati registrati live in Italia, a distanza di un anno, il primo a Milano e il secondo a Roma. Per chi non lo sapesse Sun Ra ha suonato musica grandiosa qui in Italia – “Disco 3000”, registrato a Milano nel 1978, è probabilmente uno dei miei preferiti in assoluto -, e sarebbe fantastico, oltre che gradito ad una folta schiera di appassionati, che qualcuno facesse uscire qualcosa di monografico a riguardo.