Iniziare questa recensione dicendo che questo quinto disco di Flying Lotus è un album che ha come idea portante la morte, sarà forse triviale per i più, una scontata affermazione già risentita e già suggerita nel titolo, ma si rivelerà (e per questo è necessario sottolinearlo sin dall’inizio) un punto centrale della questione.
Qualcuno più bravo di me ha già scritto che l’oramai trentenne Steven Ellison ha ucciso il vecchio FlyLo in nome di una nuova identità sonora, più alta, complessa e multiforme; non una morte reale o definitiva, ben s’intenda, ma una sorta di sacrificio all’altare del genio creativo musicale.
Da queste premesse prende forma il viaggio immaginario attraverso quelle fasi che stanno tra la pre-vita alla pre-morte, dal liquido amniotico agli occhi che paiono chiudersi per sempre. Eppure questo You’re Dead è un disco pieno di vita, velocità, mirabolanti cavalcate free-jazz (Herbie Hancock non è stato scelto come guest a caso) accompagnate dal sempre prezioso lavoro di Thundercat al basso.
Questo album è puro afro-futurismo che si fonde con i beat hip hop, è l’abstract che affoga in un mare di psichedelia lisergica ed al tempo stesso di una potenza estrema. Steven ha trasfigurato se stesso per trovare una nuova identità, completa ed unica, un nuovo inizio a cui dedicarsi completamente.
Il cammino che porta alla luce nuova è fatto da silhouette dal colore multiforme e cangiante che esplode sull’iride e cancella il terrore per la sofferenza: la sofferenza che pure Steven deve aver provato dopo la perdita di collaboratori e familiari come Alice Coltrane, per lui una sorta di guida spirituale oltre che influenza musicale.
All’interno di questo lavoro si possono immaginare bellissime donne gentili venire proiettate fuori da sgranate pellicole anni ’70, dolci dee che accompagnano l’ascoltatore in un viaggio lungo il fiume che sta a metà strada tra la vita e la morte (Siren Song, Turtle); un viaggio che viene interrotto solo occasionalmente dall’intervento di voci amiche come quelle di Kendrick Lamar e Snoop Dogg. La sequenza dei due brani risulta essere l’unico momento in cui FlyLo accenna ad una qualche forma di compromesso con l’ascoltatore; compromesso che mai inficia l’assoluta coerenza del discorso poetico che mira ad accompagnare verso la direzione della vita infinita, mentale, quasi ascetica percorrendo un lungo tragitto fatto di luce e oscurità.
You’re Dead è un disco ricco, caldo, accogliente come dovrebbe essere ogni ascolto di fine giornata. Un album che non stanca e allontana la paura di uno stucchevole esercizio di maniera: la follia di Flying Lotus rimane di fatto circoscritta entro le coordinate di un misticismo che non sfocia mai in tortuosi arzigogoli sonori. Il percorso che cerca risposta al quesito più complesso di sempre è lastricato di brani che alternano il sentire morbido di voci sensuali ed angeliche, con cavalcate dai ritmi incontrollabili.
FlyLo è morto per poter tornare in vita, ha distrutto il simulacro della propria vecchia immagine per crearne uno nuovo, una specie di messianico creatore di un album al limite del post-apocalittico, con speranza (finale!) di assoluta redenzione e rinascita.