Dei Thegiornalisti (Tommaso Paradiso – voce, chitarra e testi; Marco Antonio Musella – chitarra e basso; Marco Primavera – batteria) nella nostra troppo sonnacchiosa e annoiata capitale si è iniziato a parlare nell’autunno 2011 – e spesso soltanto “per colpa” del nome della band. Il loro esordio, Vol. 1, totalmente autoprodotto, aveva però fatto drizzare le antenne a quella parte di critica indie meno impegnata a denigrare tutto quello che arrivi da meno di 600 chilometri di distanza. E ancor più “chiacchierati” erano stati i primi, ottimi live.
Il secondo disco, Vecchio, uscito nel 2012, aveva confermato l’attitudine cantautorale e la capacità dei ragazzi di proporre un piacevole indie-pop in italiano; e a noi di DLSO aveva ricordato “che l’easy listening è roba meravigliosa e per tutti“.
A distanza di due anni, anticipato da due ottimi singoli come Promiscuità e Mare Balotelli, arriva Fuoricampo (che esce ufficialmente domani, per Foolica Records), che da miglior tradizione del terzo millennio si presenta come il disco della svolta. Dimenticati i riff “facili”, sembra che i nostri tre eroi abbiano preso quanto di catchy e “zuccherino” avevano saputo condensare dentro i primi due album e lo abbiano risciacquato alla fonte del più contemporaneo dream-pop di stampo europeo. Senza dimenticare le origini, senza sacrificare il cantato in italiano e la scrittura schietta in una maniera a volte persino spiazzante (si veda alla voce “Promiscuità”), anzi: dimostrando di aver studiato le Sacre Scritture del bel canto e di aver masticato e digerito alla grandissima la lezione della premiata ditta Lucio Dalla-Stadio (“Balla” sembra qualcosa di più di un indizio in questo senso, ma ce ne parleranno meglio loro stessi qui sotto).
Questo è Fuoricampo, che forse non vi farà gridare al miracolo, ma di sicuro vi farà venire voglia di riascoltare molte delle 10 canzoni per apprezzare meglio una strofa, un passaggio, un ritornello. Motivo per cui noi di DLSO abbiamo chiesto ai ragazzi di raccontarcelo, canzone per canzone, storia per storia. A voi:
1. PER LEI
è la canzone che è stata più rivoluzionata rispetto a come era nel provino. E’ stata scritta subito dopo “Vecchio”, quindi aveva ancora qualcosa di sessantottino. Gli abbiamo levato le strofe e abbiamo lasciato solo strumentale e ritornello. Nelle strofe raccontava di un tale che pregava il Signore affinché gli riportasse indietro la ragazza. Non che questa fosse morta, semplicemente andata via da lui.
2. PROMISCUITA’
L’ho scritta la mattina nella doccia pensando a cosa avessi fatto la sera prima. In realtà tante serate quando si eccede vanno a finire così. C’è sempre tanta promiscuità nell’aria, qualche bicchiere di troppo e si accende la miccia. Magari se fossimo stati irlandesi avremmo fatto a pugni. C’è tanto innamoramento in questa canzone non è un’orgia idraulica, è più la versione 2.0 del tempo delle mele con più contatto e qualche anno di più sulle spalle.
3. PROTEGGI QUESTO TUO RAGAZZO
E’ il pezzo centrale del disco. Mi ricordo che quando l’ho scritto c’era solo questa frase “proteggi questo tuo ragazzo” con quattro accordi semplici ma efficaci, poi il resto si è scritto da solo. Il testo è talmente esplicativo che non si può aggiungere altro. Ci siamo tanto divertiti in studio ad arrangiarlo, soprattutto per il basso e le chitarre stoppate solo in puro stile Stadio.
4. MARE BALOTELLI
Un dissing nei confronti di una parte delle società. Ci sta che uno possa pensare una determinata cosa e scriverlo in una canzone. Se vai d’estate sul litorale laziale da Ostia a Fregene vedi di tutto, il grande spettacolo dell’uomo che fa di tutto per non essere più uomo ma si trasforma in qualcos’altro. Il mare che poi è da sempre stato il luogo la fonte delle più romantiche opere artistiche dalle musiche ai dipinti. In Mare Balotelli abbiamo ribaltato il topos letterario. All’inizio era un pezzo terzinato in studio l’abbiamo fatto andare dritto dritto invece con la chitarrina nel ritornello che lo fa viaggiare.
5. L’IMPORTANZA DEL CIELO (MIYAZAKI)
Oltre a essere un omaggio al maestro, è un omaggio a tutta la cultura pop con cui noi siamo cresciuti, dall’animazione giapponese alle sigle dei cartoni animati, ai sogni che facevamo quando eravamo bambini in cui almeno io riuscivo sempre a volare. Non so da quanti secoli non volo più nei sogni. Ci siamo apertamente ispirati ai Beach House per l’arrangiamento, tanto per restare in tema “dream” e le voci che si sentono nel pezzo sono quelle dei provini, ci piacevano così.
6. ASPETTO CHE
poteva essere arrangiata in mille modi, alla “Strokes” sarebbe venuta da paura, ma ovviamente per dare coerenza la disco abbiamo seguito la strada più 80′ un po’ Cure. E’ uno di quei pochi testi in cui mi diverto a dare immagini più che una storia vera e concreta. Le strofe sono tutte immagini che mi sono sempre piaciute, immagini che tendono a sviluppare una sorta di tensione.
7. FINE DELL’ESTATE
Dobbiamo tanto questa canzone forse anche il nuovo contratto discografico. Ho sempre voluto scrivere una canzone così, mi sono talmente ubriacato di questi film “Borotalco”, “Acqua e Sapone”, “Sapore di Mare”, che dovevo scrivere anche io qualcosa che riprendesse quelle malinconicissime italianissime atmosfere. Penso che il vero sentimento amoroso distruttivo e produttivo al tempo stesso sia la malinconia, e quella di fine estate dopo una storia sospesa per sempre sia il giusto mezzo per spiegarlo o meglio per raccontarlo. A livello sonoro è un pezzo che abbiamo lasciato abbastanza identico al provino un po’ vecchio stile.
8. INSONNIA
E’ forse la canzone che amo di più nel disco, è la più personale per questo mi ha fatto soffrire molto. ho passato delle notti tremende negli ultimi due anni, ho avuto dei veri attacchi di panico mentre dormivo, e sentivo il corpo che andava tutto in tensione le braccia e le gambe mi bruciavano. E’ da parecchio tempo che non ho più nulla, ma se dovesse ritornare esorcizzo con un’altra canzone. Mi piace molto che ci sia il parlato nelle strofe, è una cosa che vorrò usare più spesso in futuro.
9. BALLA
Ci ha dato delle grane incredibili in fase di registrazione perché mettevamo su cose che ci stavano sempre bene e allora le aumentavamo però poi abbiamo dovuto fare i conti con la voce e abbiamo tolto parecchio a livello di arrangiamento. Ci eravamo messi in testa di fare un pezzo alla Michael Jackson, oggi questa roba la fanno molto questo gruppo di ragazze le Haim che a noi ci fanno impazzire. Non è semplice fare una cosa del genere in italiano. Il testo fa un elenco di tutte quelle cose senza le quali oggi mi sento perso. Sì sono un gran dipendente da cose. Zero propensione alla vita eremitica. Per adesso.
10. SOCIALIZZARE
Anche qui ho giocato più sull’immaginario prendendo soprattutto dal mondo animale, che è per altro quello che preferisco, ho un rapporto veramente speciale con gli animali, nessun tipo di roba vegana o zoofilia, è proprio un feeling istintivo che ho con le bestie. In questa canzone chiedo all’uomo di occuparsi delle cose tipiche dell’uomo e non imitare gli animali per quello che invece sanno fare meglio gli animali di noi. L’uomo quindi visto puramente come essere sociale che ha nella sua natura la caratteristica di socievolezza: famiglie, tribù, città, stato. La coda finale delle canzone con quel synth la vorremmo proprio sentire presto in qualche film super tragico che però fa anche ridere amaro. Si faranno ancora i film alla “Compagni di scuola”? Speriamo.
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