Lo capisci dalla prima traccia: Bright White Light è quel disco che vorresti non finisse mai di scorrere nelle tue orecchie.
“Endless Endless”, senza fine. Interminabile inizio. Avanza con uno stordimento percussivo che ha il suono del risveglio, di un brevissimo attimo di lucidità concessoti per un paio di minuti a stento, prima di dover abbandonare te stesso.
“Bright”, l’abbandono. Ti allontani da te, di colpo. Ti brucia la pelle, non ricordi il tuo nome. Se chiudi gli occhi la sola cosa di cui hai memoria è l’odore della pioggia, quella che ti scorre addosso mentre il tuo corpo si muove su una musica lisergica e il tempo corre via, fuori dal tempo stesso.
In quest’intreccio amorfo di sussulti elettrici inciampi, senza che alcun appiglio si offra alle tue mani per salvarti. Ma è un cadere dolce: ti sembra quasi che un morbido letto di campionamenti eterei abbia attutito il colpo e anestetizzato ogni dolore di sorta. “Wild”, non hai più paura. Sei in una giungla di piante sintetiche e suoni acidi. Se lo ripeti come un mantra, per un attimo ti sembra di riacquistare il contatto con la realtà. Pausa, sorridi.
“Twenty-Two”, è uno scorrere lento che vorresti dilatare all’infinito. Disteso sul bagnato, scopri che il tempo è tutto ciò di cui non hai bisogno. “Time has stopped for a while”. Delle voci che ti arrivano all’orecchio riesci a percepire solo un indistinto suono ovattato, come quello che ti arriva mentre sei sott’acqua e le onde fluttuanti del dream-pop hanno il potere di riconciliarti con te stesso. Tutto il resto, anche i ricordi, anche quelli più belli, sono lontani otto minuti e cinquantuno da te.
Riprendi fiato. Tutto è diventato di un bianco accecante, come in quegli spazi asettici invasi dalla luce di un unico, indistinto colore, “White”. Pochi secondi confusi , prima che il segreto ti venga svelato, canticchiato su un levarsi di ritmi psichedelici. “Secret”: hai scoperto com’è ritrovarsi e vorresti gridarlo a gran voce.
Quel che resta di questo viaggio lo vedi come dall’alto di un sentiero in discesa. Devi correre veloce a riprenderti la fisicità, “Treasure”, combattere i nemici nascosti tra gli alberi, quei mostri che ti rapiscono quando tutto si fa buio e l’elettronica si fa materia più spigolosa (“Treehouse”).
Sei padrone di te stesso, “Light”. Una conquista che hai riportato mentre eri fuori di te, in un’estasi di suoni incorporei (“Ecstatic”). Quando avrai aperto gli occhi sugli ultimi sussurri in falsetto psichedelico saprai che tutto questo non può essere accaduto molto lontano da te. Hai fatto un viaggio con te, dentro. “Right here”.
“Bright White Light” è finito. Non importano i rimandi ai Flaming Lips. Se hai viaggiato sperando che non finisse mai è tutta colpa dei Drink To Me.