F: Come suonerebbero i Daft Punk se fossero italiani?
(GG, capo DLSO): Come Fabio Nirta, scemo.
F: No, aspetta, rifacciamola. Come suonerebbe un italiano in Ed Banger?
GG: Cosa vorrebbe dire?
F: Dai, un’altra ancora. Come suona il french touch rivisitato da Marco Maiole?
GG: Ti ascolto…
Una meraviglia, mi verrebbe da dire dopo aver ascoltato, in anteprima assoluta per DLSO, l’EP d’esordio del producer campano, fuori il 14 novembre per quella figata di label che è la californiana Telefuture.
“Pollen EP” nasce da un qualcosa che io e Marco abbiamo sicuramente in comune (oltre l’area geografica di provenienza): l’allergia. La mia per fortuna è stagionale, e si cura con lo Zirtec e il Pafinur, la sua dura tutto l’anno. Cinque tracce per portare l’attenzione su di un problema serio, quale è l’allergia, ma che al primo play, purtroppo per tutti gli allergici, portano la mente verso altri lidi, tipo distese di graminacee e di margherite.
Scherz(on)i a parte, l’EP di Marco è una meraviglia disco, con il merito di suonare ’90 e attuale. Un ritorno al futuro sulle note di “TooNite“, che vede la partecipazione (anche vocale) di Miami Mais. Rispolverate le magliette dei Justice e di Kavinsky, perché stando a tracce come “Still Familiar” e “Slide Mountain” quei bei tempi andati stanno per tornare, e si sono fusi con alcuni suoni disco-tropical simil French Express (magari solo nella mia testa)
Ancora un attimo, prima di sciogliere le fila.
Un cinque altissimo alla genialità di Marco Maiole, al suo rendere così maledettamente futuribili e inaspettati dei suoi, delle sensazioni, a cui tutti siamo estremamente affezionati.
F: Andava bene, dai? Mica la tagliamo?
GG: Sì, ok. Buona.
Ah, se ve lo stesse chiedendo, di Marco avete sicuramente già ascoltato un brano nella scorso Compila Per l’estate.
Artwork di Mauro Nacca.