Ne siamo certi: solo Azealia Banks, giovane e talentuosa artista, avrebbe potuto rilasciare il suo primo disco in modo così caotico. Un vero travaglio, durato quasi due anni, i cui trascorsi sono entrati di diritto nella storia della discografia contemporanea. Prima il contratto con la Universal, le beef in giro sulla rete uno contro tutti (Lady Gaga, Iggy Azalea, Pharrell, A$ap Rocky, Lil Kim, Nicki Minaj etc etc), l’auto-licenziamento dall’etichetta ([…] I’m tired of having to consult a group of old white guys about my black girl craft. They don’t even know what they’re listening for or to […] ), le continue procrastinazioni, fino all’improvvisa pubblicazione su iTunes di Broke with Expensive Taste, prima ancora che la macchina della distribuzione delle copie fisiche si potesse mettere in moto.
Non proprio la migliore delle strategie di marketing per lanciare un album…oppure sì?
Quasi sicuramente conseguenza involontaria (?) di un calo delle aspettative (BWET esce sul mercato senza tutto quell’hype del periodo post-esordio di Miss Banks e del successo radiofonico di 212), nessuno più si aspetta un sound futuristico o innovatore per un disco registrato circa due anni fa. Molti, a dire il vero, temevano potesse seguire l’iter di un Detox o del nuovo album di D’Angelo, come un preannunciato volo di Icaro.
Per fortuna niente di tutto ciò: Azealia Banks convince pienamente e dimostra di essere in grado di stare su qualsiasi beat, risultando credibile in ogni veste. Il tema portante di questo album è propria la poliedricità della 23enne newyorchese. Si parte dal future-garage prodotto da Pearson Sound in Idle Deliah per passare ad una traccia bipolare come Gimme a Chance, flow serrato e vagamente ispirato alla Missy Elliott di Under Construction nella prima parte del pezzo per attaccare nella seconda parte con……la salsa. Ebbene sì, Azealia Banks scrive (o si fa scrivere) un paio di strofe in spagnolo cantando e rappando come una versione cubana della Mala Rodriguez. Il disco prosegue: perché non farsi un giro sulla giostra della 2-step con un paio di campionamenti jazz (Desperado) e continuare con una produzione new techno del nostro amico Boddika in collaborazione con Theophilus London (Jfk)?!
Non manca poi il momento trap alla Baauer con Bbd, e una caotica Ice Princess sul beat di AraabMuzik che sembra una traccia di Rick Ross feat. Migos con il ritornello degli One Republic. Sea-punk e witch-house rispondono all’appello in Yung Rapunxel, primo fallimentare singolo dell’era post 1991. Ma Azealia ha ancora molte carte da calare, a cominciare da Soda, che si apre con un sample dubbio di Aphex Twin (Pulsewidth) per attaccare all’improvviso con un motivetto estivo danzereccio. Chasing Time è il terzo singolo estratto che potrebbe decretare di nuovo il successo commerciale della giovane cantante. Ritornello pop accattivante e strofe “alla Azealia Banks”, in attesa del video che, dalla preview, sembra essere una cartella.
(UPDATE: ecco il video ufficiale)
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Ariel Pink scrive e produce Nude Beach a Go Go, un caso insolito di cover per una traccia che esce contemporaneamente in questi giorni e che potete ascoltare nel nuovo album dello stesso Ariel, intitolato Pom Pom. Una versione Taylor Swift oriented quella di Azealia, completamente slegata dal resto (e adesso, Azealia, dissami pure!). L’album chiude con due pezzi facili-facili per Azealia sulle produzioni di Lone, colui che più di tutti ha contribuito a rendere il suo sound identificabile (Liquorice, Count Contessa).
Proviamo a far finta che questo album sia in commercio già da diversi mesi: probabilmente avremmo gridato al miracolo. Proviamo a dimenticarci delle cafonate scritte sui vari social network e della pessima reputazione come personaggio pubblico. Siamo di fronte ad un talento innegabile che si prospetta ancora più fulgido in futuro – anzi, ci vogliamo sbilanciare: troviamo encomiabile la sua volontà di non guardare in faccia a nessuno, correndo il rischio di cadere rapidamente nel dimenticatoio.
Ebbene sì, Miss Banks ha le idee ben chiare. E se questi sono i presupposti, nel vedo l’ora di ascoltare il prossimo lavoro.
We’re gonna pop off the white-girl rapper,” so we’ll have Gwen Stefani and Fergie, and then it’ll get worse and worse and worse. And you’re just like, “What the fuck is this?” The whole trend of white girls appropriating black culture was so corny—it was more corny than it was offensive. Trust me, I’m not offended: All the things I’m trying to run away from in my black American experience are all the things that they’re celebrating. So if they fuckin’ want them, have them; if they want to be considered oversexualized and ignorant every time they open their fucking mouth, then fucking take it. But more than that, the art is not good. These songs are not good. It’s like, “Oh my God, you’re doing this black woman impression, is that what the fuck you think of me, bitch? I need to meet the black woman that you’re imitating because I’ve never met any black woman who acts that bizarre.” It’s crazy that this becomes mainstream culture. All of America is celebrating shit like that. It’s so weird. (Pitchfork)