Dieci giorni fa sono stati comunicati i nomi dei vincitori dell’edizione 2014 delle Targhe Tenco, uno dei premi più longevi e “autorevoli” (le virgolette ve le spieghiamo più avanti) a cui ad oggi possa ambire un musicista italiano. Un premio andato in questi 30 anni ad artisti come Gino Paoli, Paolo Conte, Lucio Dalla, Francesco Guccini, Ivano Fossati, Enzo Jannacci, Fabrizio De André & Mauro Pagani, Franco Battiato (pescando solo dalle prime 10 edizioni).
I 5 premi – miglior disco, miglior esordio, miglior album in dialetto, miglior album di canzoni reinterpretate e miglior canzone dell’anno – sono andati, rispettivamente, a Caparezza, Filippo Graziani, Loris Vescovo, Raiz & Fausto Mesolella, Virginiana Miller (e verranno consegnati il prossimo 6 dicembre a San Remo).
In questi 10 giorni ci siamo imbattuti in diversi post e tweet con toni a gradazioni variabili, dall’ironia disincantata al sarcasmo passivo-aggressivo. E per una volta ci siamo decisi a dire la nostra, non fosse altro che per il fatto che DLSO era presente in giuria con 2 redattori.
Prima di entrare nel merito delle polemiche, due premesse necessarie:
1) si chiamano Targhe Tenco, sono organizzate dal Club Tenco, ma non c’entrano nulla con il “Premio Tenco” (premio alla carriera, attribuito durante la Rassegna della canzone d’autore). Quindi sì, ovviamente Luigi Tenco avrebbe schifato Caparezza e si starà rivoltando nella tomba come molti (che sicuramente lo conoscevano) hanno scritto, però forse nel 2014 il concetto di cantautore va inteso in senso un po’ più ampio;
2) nella giuria che attribuisce i premi ci sono più di 200 persone, tra giornalisti, conduttori radiofonici, esperti di musica, blogger. Sono tanti, eh? E – pensate un po’ – sono anche rappresentativi di sensibilità e generazioni diverse. Se no si chiamerebbe Premio Instagrammers, o Premio Hipster, o Premio Haters.
DLSO era rappresentato da due giurati – su più di 200, ché ribadire fa bene. Due di noi, molto più che contenti di essere nella giuria.
Primo: perché rappresentavamo DLSO e quindi non solo chi ci scrive e si sbatte, ma anche chi lo legge ogni giorno.
Secondo: perché non ci interessa essere contro e non crediamo di essere moralmente superiori a nessuno. Si parla di musica e di gusti, ricordiamocelo. Il conflitto generazionale alimentiamolo per cose un po’ più serie.
Terzo: perché se DLSO porta due giurati nella giuria delle Targhe Tenco (e due anche alla Targa Giovani del MEI), vuol dire che qualcosa da qui è passato. Non di stile, ma di contenuti si parla. Quello su cui da sempre puntiamo, quelli che vogliamo proporre ovunque sia possibile farlo.
Ma questo forse è il punto centrale della questione. Questo mondo di cui facciamo parte, una blog/webzinosfera iper-parcellizzata, in cui ci si scanna per 3 click e un MacchianeraAward in più e in nome di questo si fa la gara al post più trasgressivo e antitutto. In cui l’autorevolezza dipende dal numero di anteprime streaming e video e mai dal discorso complessivo che si porta avanti. Dove fa più rumore una recensione che stronca un disco e sputa sull’artista rispetto alla capacità di raccontare quello che di bello ci succede intorno attraverso i dischi, i progetti e le idee.
Ecco, se questo mondo – e questo MODO – si considera antitetico e dichiara proprie nemiche iniziative come le Targhe Tenco, noi ci sentiamo onorati di esprimere due voti in più per candidati che quasi sicuramente* non vinceranno, come stavolta (eh già, siamo pur sempre espressione di una minoranza, se riusciamo ad accettare il concetto).
Qualcuno sorriderà, ma a noi piace essere contattati e stare in giurie come queste perché siamo convinti che questo sia uno dei modi (non il migliore, sia chiaro! ma comunque un modo dignitoso) per portare FUORI il lavoro che facciamo qui. Proprio perché non lo facciamo per i soldi (mai visti) né per i click in più, ma per provare a incidere sul reale. E pure perché ci permette di dare un senso in più alle giornate passate ad ascoltare dischi su dischi. Persino dischi italiani, pensate un po’.
E quindi: MUSEICA.
* ogni tanto riusciamo pure a farli vincere, i “nostri”.