foto di Alise Blandini intervista di Alise Blandini e Sergio Garau
Rivolgendoci ai membri fondatori dell’etichetta: in che modo in questi 10 anni di attività vi siete evoluti voi come crew e come etichetta (oltre che dal punto di vista musicale, organizzativo, logistico)?
Quello che è cambiato per ognuno di noi fondamentalmente credo sia connesso ai nostri obiettivi. Un tempo c’era tanta voglia di dire la nostra, rimanendo legati ognuno alla propria realtà artistica anche se ben condivisa insieme agli altri. Dopo tanti anni invece è cresciuta in noi la voglia di rafforzare una identità “comune” a favore di altri artisti, con cui condividere la nostra esperienza maturata in ambito artistico e discografico. Credo sia qui la chiave del mutamento che ha fatto di un gruppo di amici, prima una crew e poi una label.
Dal 2004 a oggi sono cambiate molte cose nel mercato discografico e della cosiddetta “scena hip pop”: quale è la vostra opinione al riguardo e quali sono le differenze fondamentali che riscontrate tra gli inizi e oggi?
L’hiphop in questi ultimi anni è sulla bocca di molti, sdoganando definitivamente la sua esistenza dai confini dell’underground. Noi però viviamo molto trasversalmente queste differenze, poiché abbiamo avuto la fortuna di vivere entrambi i momenti della storia di questo movimento in italia. Sappiamo com’era, viviamo quello che è oggi, e pensiamo quotidianamente a come portarlo avanti nel futuro. Tutto quello che sta succedendo all’hip hop infondo non mi scandalizza più di tanto, io personalmente non ci trovo niente di male in certi artisti che la gente si diverte a bersagliare, in quanto ognuno fa delle scelte, e sicuramente qualunque scelta ognuno abbia le palle di fare, sicuramente ha molto più credito di quelli che giudicano le scelte degli altri, seduti sulla loro poltrona, senza mai avere le palle di prendere scelte per se stessi. Per noi va così, anche se è innegabile che la nostra scelta è stata sposare un suono che ci contraddistingue e che crea un filo conduttore in tutti gli artisti di US.
Quella di essere indipendenti è una delle ragioni per le quali è nata Unlimited Struggle. Cosa significa per voi essere indipendenti e perché è importante (se lo è)?
L’indipendenza per noi è tutto, poiché è strettamente connessa alla creatività di noi “artisti” che stanno anche dalla parte della label. Puoi prendere una decisione e concretizzarla l’indomani senza dover rendere conto a terzi che, probabilmente, non conoscono nemmeno la tua realtà così bene. Poi parliamoci chiaro, le realtà grosse arrivano solo quando produci profitto da solo e stai in piedi per bene già sulle tue gambe, così che alcuni regalano il loro marchio o il loro lavoro, mentre noi preferiamo mantenere in pugno questa realtà che abbiamo costruito in anni di duro lavoro.
Quale è il filo conduttore, oltre ovviamente l’hip hop, che unisce un gruppo così variegato?
Come ti dicevo prima sicuramente la creatività e i rapporti personali molto stretti. Unlimited è un insieme di persone che hanno un rapporto personale prima che professionale, e che sono costantemente stimolati creativamente da tante cose: musicisti, videomaker, grafici, fotografi, questo è il collante che ci tiene uniti.
La vittoria dei vostri partner di MACRO BEATS al Red Bull Music Academy Culture Clash, i live per festeggiare i 10 anni di attività, numerose uscite di successo (Stokka & Madbuddy con Dj shocca, Mistaman, Johnny Marsiglia e Big Joe, Cali e Aleaka) e la ristampa in vinile dei classici dell’etichetta (60 Hz, Blacknotes, Anni senza fine, Struggle Music) hanno reso Unlimited Struggle protagonista indiscussa in questo 2014. Cosa ci riservate per il futuro? Idee e progetti?
Siamo una realtà che passa molto tempo a guardarsi dall’esterno, cercando di sviluppare un percorso che sia chiaro a chi ci ascolta, per questo non stiamo mai fermi e modelliamo la nostra realtà in base a quello che crediamo sia la scelta migliore per crescere. Vogliamo sempre andare avanti e studiamo le strategie per farlo. Con la fine del 2014 si concluderanno le attività che abbiamo pensato per festeggiare questi 10 anni, ma è anche stato un anno che ci è servito per capire dove abbiamo sbagliato e dove abbiamo fatto bene. Sicuramente nel 2015 arriveranno nuovi dischi, con una maggiore apertura verso quella che è la realtà legata al business di un’ etichetta discografica indipendente e underground come la nostra.