È quanto mai complicato inquadrare gli artisti dai mille talenti. Difficile perché si rischia sempre di tralasciare qualche dettaglio, una minuzia che può risultare decisiva nella comprensione di un genio.
Un genio lo è, senz’altro Mr. Scruff, al secolo Andy Carthy, meraviglioso quarantaduenne inglese, diventato celebre ai più per una traccia, “Kalimba”, presente nella demo di Windows Media Player su Windows 7.
Siamo partiti proprio da li, scambiando due chiacchiere con lui, in occasione della prossima data milanese di venerdì 28 novembre, per cui dovete dire grazie a Futureground e Voyage, e per la quale c’ha fatto una promessa “suonerò dei fantastici dischi, ho preparato una grande performance audio e video, la gente ballerà e tutti saranno felici”. Dici poco Andy, dici poco.
Stenti a non crederci, soprattutto quando a pronunciar certe parole è uno nato con la radio, dopotutto, un altro tipo di intrattenimento. Certamente qualcosa di più viscerale.
È però sorprendente scoprire la sua posizione quando, alla classica domanda sull’importanza della radio per le nuove generazioni di DJ, Andy risponde così “credo che la radio sia stata molto importante per chi, come me, è cresciuto negli anni ’80. Oggi la qualità della radio tradizionale si è molto abbassata, e quindi l’analogico è stato completamente sorpassato dal digitale che, grazie alla grande varietà proposta dai mix online e dai podcast offre davvero un prodotto importante. In fine dei conti penso che le nuove generazioni abbiano accesso ad una mole di musica molto maggiore rispetto alla nostra”.
Un progressista, non c’è che dire. Sempre e comunque, un progressista musicale vero. Associo questa sua peculiarità con una dichiarazione rilasciata tempo fa alla BBC, una di quelle talmente rilevanti da trovar spazio addirittura su Wikipedia. Li diceva “sta tutto nel metterci un sacco di enfasi ed entusiasmo, prestando attenzione ai dettagli. Mi annoio se non prendo dei rischi, sono uno che gioca duro con se stesso”.
Difficile che una dichiarazione del genere possa non colpirti, e stentavo a credere che questa sua filosofia non influenzasse il suo modo di fare musica. (Per una volta) c’avevo azzeccato. “Certo, è perché mi piace spingermi al bordo, superare i miei limiti. Sia nella vita che nella musica. E soprattutto non riesco a ripetermi, non mi piace per nulla”.
Abbiamo continuato a parlare di lui, del suo modo tutto personale di far musica, di reinterpretarla attraverso i suoi disegni, attraverso quel Potato Style “nato quando avevo 15 anni. Era una sorta di gioco che facevamo da piccoli, lo disegnavo già allora. Non ho mai più cambiato stile”. Uno stile umoristico e scherzoso “che è un po’ quello che lega la mia musica ai miei disegni”.
Guai a prendersi troppo sul serio, ma attenzione a non farlo. Dalle parole di Mr. Scruff si evince una professionalità sconfinata, legata a doppio filo all’indole di giovane adulto (termine comparso qualche tempo fa sul NYT e ripreso anche dalla stampa italiana, IL in particolare). Che si estrinseca in tutto quello che fa. Dal suo modo di disegnare, a quello di vestire, a quello di parlare, a quello di non scegliere uno stile. Una scelta ben precisa, riassunta così “sono letteralmente cresciuto con vari stili musicali. Apprezzo e stimo gli specialisti, e cerco sempre di imparare da loro. Ma, per quanto mi riguarda, mi diverto davvero troppo così”.
Divertente come è il suo nuovo album “Friendly Bacteria”. Con quei suoni destrutturati, uniti a vocal molto centrali nella costruzione del disco. Vocal frutto di featuring scelti con sagacia, costruiti nel corso del tempo, come ci spiega “con quasi tutti gli artisti presenti nel mio disco sono amico da tanto tempo. Si era sempre parlato di far qualcosa insieme. Finalmente quel momento è arrivato. L’unico che non conoscevo direttamente è Robert Owens ma, suvvia, a chi è che non piace Owens?”
Ho provato anche a capire se secondo lui questo album seguisse qualche trend, o se invece potesse essere l’inizio di un trend. L’ho stuzzicato, e lui per una rara volta, è stato tanto vero quanto scontato “non mi interessa davvero nulla dei trend, sono troppo vecchio per pensare a queste cose ahah”. Anche stavolta c’ho preso, ma non era poi così difficile.
Non lo era perché Mr. Scruff ha sempre fatto molto di testa sua. Sempre, o quasi. Quando non fa da solo, si confronta con la sua seconda casa, la Ninja Tune. La label che l’ha cresciuto, e che lui ha contribuito a crescere.
Vi siamo debitori di una risposta, quella con cui quest’intervista è cominciata. Strano infatti, per uno come lui, non proprio il paladino del pop o del commerciale, finire sulla mappa di qualche adepto di Bill Gates. Mi interessava capire come fosse successo. È andata pressappoco così “credo di aver rilasciato la traccia al momento giusto. La Ninja Tune è incredibilmente brava ah sincronizzare le uscite dei suoi artisti, ed è stato fondamentalmente merito loro se tutto ciò è successo. All’inizio non mi ero neanche accorto di quanto questa cosa avesse impattato su di me. L’ho capito pochi anni fa, quando ho scoperto che qualcuno aveva approcciato alla mia musica grazie a Windows 7”.
Ci pensate? Magari quel tizio voleva pure il Mac. Ma cavolo, quanto costa cara la Apple. E iTunes, di base, non ha neanche una traccia di Mr. Scruff.