Il primo dei cinque signori di cui parliamo oggi è Nasty Lime, al secolo Agostino Quaranta, giovane producer romano trapiantato a milano. A dispetto della giovane età il suono del nostro è già maturo, consapevole e solido al punto giusto. Drum dalle ritmiche jamesblakiane, synth morbidi, suoni organici ed atmosfere sensuali fanno da sfondo a questo Hotel Continental, ep che esce per la label texana Svnsetwaves. Sette brani in tutto in cui Nasty Lime coniuga la passione per il beat-making ed il sampling con un gusto personale nell’utilizzo dei synth. Il ragazzo scherza con la trap più morbida in Departures – Arrivals, mentre nella successiva Chicken noodles sperimenta le nuove soluzioni utilizzabili nel confronto con il bumbumcha riletto e rivisitato in chiave personale. Questo lavoro del ragazzo barese rappresenta uno delle migliori uscite in ambito italiano so far, appuntatevi il nome che il rischio di vederlo volare alto è veramente grosso.
Di Fade avevamo già parlato qualche tempo fa riguardo il remix della title-track When I Close My Eyes realizzato da Sixtus Preiss. Questo ep fuori da qualche giorno per Beat Machine Records è un quattro tracce, classico lato A lato B su vinile, che rimanda nei primi due brani a tutta una serie di elementi differenti: bassi che vomitano vibrazioni, voci dal sapore r’n’b, drum che schiacciano contro il muro. L’accoppiata Desolate/When I Close My Eyes mostra come sia possibile creare anthem che restino immediatamente in testa, senza per questo perdere l’attenzione per la potenza e la cura del suono. Consigliatissimo.
Outer Heaven è il primo lavoro sulla lunga distanza di SHLTR, un album dai ton grigi che si modulano attraverso bassi gonfi, pieni, quasi dolorosi, vocine tagliate con il rasoio e ritmiche che rimandano all’esplosione post-dubstep di qualche anno fa. Tutto viene qui realizzato, però, con un approccio personale e differente: le linea di drum sono a tratti scarne, quasi incorporee, come se non volessero disturbare il cielo cereo che mentalmente si forma all’ascolto di ogni singolo brano. Quello di SHLTR è un suono realmente astratto, che lavora per sottrazione invece che per aggiunta; basta ascoltare ASBESTOS per comprendere quanto etereo può essere il lavoro in questione. Dall’altro lato, come in un doppio sguardo sullo stesso mondo, arrivano a cambiare le carte in tavola brani come BURIED, claustrofobica traccia dai contorni techno. In Outern Heaven si possono ritrovare ulteriori elementi dal sentore dub, a dimostrazione di un’ eterogeneità di influenze che si tramuta, però, in un risultato assolutamente coerente.
3 brani da amore tossico sono quelli realizzati da White Heron – un’ Ardea bianca dal suono immateriale e candido come il volo di un airone bianco in un cielo limpido e luminoso. Questo Biau EP, fuori per la sempre ottima romana Concrete Records, è il lavoro di un artista competente e con una knowledge dello strumento altissima: studente di synth modulari sotto l’ala protettiva di Patrick Pulsinger, White Heron ha lavorato come sound designer e compositore per film e videogiochi per Scandinavia, Reptile, EA, Needle Media, Stunt People e Rhymesayers. Un personaggio già noto nell’ambiente del beat-making italiano, si cimenta qui con un approccio nuovo e più complesso alla musica fatto di registrazioni ambientali, synth analogici, tensioni modulari e lunghissimi ambienti estatici. Un viaggio nell’ immaginario acido e dopato di un volatile dalle ali enormi. Come un dose che ti prende in pieno, riascolti ossessivamente per provare piacere. Un viaggio perfetto.
A chiudere questa top 5 delle uscite italiane degli ultimi mesi c’è Banku; già su queste pagine con il suo Mind the beat e per lo split ep con il londinese Diarmo. Il producer campano si muove come sempre nei territori dell’elettronica fuori dall’ordinario: complessa nella costruzione dei beat ma sempre attenta alle tensioni da club. Il basso di The Shard è un pulsare continuo di frequenze che arrivano dirette alle gambe, rendendole frenetiche e difficili da controllare. La versione mix della stessa traccia dopo una prima, personale, difficoltà nell’ assimilarla ha acquistato sempre più credibilità con il passare degli ascolti: una sorta di mad version del brano precedente, più complessa e stratificata. La conclusiva 4 am, title-track dell’ep è un brano ipnotico, a tratti ossessivo che si muove tra umori proto-funk ed elementi techno oriented. Ennesima conferma del talento di questo ragazzo trapiantato in UK.