I Dadamatto (Marco Imparato – voce, basso, tastiera, Michele Grossi – batteria e Andrea Vescovi – chitarra) sono 3 ragazzi di Senigallia che da un decennio propongono ottima musica, spaziando dall’indie-alternative all’art-pop.
Dopo avervi presentato Anema e core, il loro terzo disco, e due live (uno acustico sui balconi di IOSuONOFUORI, uno elettrico in compagnia di altri musicisti eccellenti come Chewingum e Maria Antonietta), oggi vi facciamo raccontare da loro stessi il nuovo album: “Rococò“, uscito lo scorso 4 novembre per La Tempesta Dischi.
Un disco molto interessante, testimonianza di un’ulteriore evoluzione della band, che propone un alt-rock/pop barocco e classicheggiante (con richiami ad una certa tradizione prog), che lascia nell’ascoltatore la sensazione di trovarsi di fronte ad un’orchestra più che ad una band indie. Il tutto impreziosito dai testi di Marco Imparato, sempre originali e affascinanti; ma anche da un featuring di Emidio Clementi (“America”) e dall’artwork a cura di Letizia Cesarini (Maria Antonietta).
I ragazzi saranno in tour a partire dal 3 dicembre (esordio al Locomotiv di Bologna): non perdeteveli!
1. Prologo: ogni narrazione che si rispetti necessita di un prologo, di uno svolgimento e di un epilogo. Il prologo, nel nostro caso, è una dichiarazione di intenti. La tentazione di parlare di antichità con gli occhi chimici del presente. Quindi Rococò seduce il prog ma non dimentica la sua natura psico-punk, come ci conviene da anni.
2. Marina: è una storia d’amore metamorfica con la natura collinare marchigiana.
Il protagonista vive la sua relazione amorosa mimetizzando la sua amata, Marina, in un albero, quindi in una divinità. In seguito, come una manna dal cielo, interferisce il reale nell’immaginario naturalistico dell’illuso poeta. L’amata esprime la sua natura cortigiana e volubile e si trasforma inesorabilmente in terra, in quanto donatrice di vita agli alberi, gli esseri umani.
3. Pluridimensionalità: la pluridimensionalità è uno stato superiore di coscienza in cui sta la comprensione, ovvero la tensione a intuire l’unione delle cose. La consapevolezza di appartenere a qualcosa di sovrastante, che è l’insieme delle dimensioni del reale. In questo stato le polarità, i contrasti si uniscono in un unico cerchio fondamentale e fondante dell’esistenza. L’uomo qui è in una condizione elevata poiché è assente dalla dimensione del giudizio in quanto comprende e assolve i limiti della rassicurante tridimensionalità.
4. A due passi dal mare: nel caso specifico di questa canzone, il mare rappresenta un “fatto” talmente evidente e maestoso che è impossibile da ignorare. Il protagonista riesce nella sventurata impresa di misconoscere ciò che gli si presenta davanti agli occhi preferendo, alla realtà, la propria fantasia. Morirà. Poverino. Non soffrirà molto, non se ne accorgerà nemmeno in quanto appartiene già ad un “altro mondo”: quello della sua immaginazione.
In definitiva ci sono molti rimandi al tema pasoliniano della “colpevolezza dell’innocenza”.
5. Orte: è un inno alla libertà. Il coraggio della libertà dalle relazioni sbagliate e dal peso fatale che la vita ci impone. Il percorso di guarigione dal nero, che il destino traccia all’esistenza, è attraverso la leggerezza. Questa non significa naturalmente frivolezza bensì una leggerezza pensosa che vuole la liberazione dalle catene, attraverso la propria forza e il suono della propria voce.
Lontano dalla cecità per non cadere come Edipo.
6. America: questo pezzo ha avuto una gestazione particolare. Avevamo un ritornello. Avevamo una strofa ipnotica – con synth vagamente battiateschi e un basso dall’incedere ossessivo – sulla quale ci immaginavamo un parlato. Abbiamo chiesto ad Emidio Clementi se gli andava di scrivere e interpretare una della due strofe. Lui ha accettato. Quando ci ha mandato la prima strofa abbiamo pensato: “E’ perfetta!”. Di getto ci siamo messi a scrivere la seconda. Così è nata questa canzone che, riassumendo, parla dell’illusoria ricerca della libertà oltreoceano. Ieri come oggi.
7. Arrivederci: è un saluto che significa “ci rivedremo”.
Quando uno saluta si presuppone che se ne stia andando e questa canzone parla della via che la protagonista percorre verso la riscoperta della sua verginità, della purezza lontano dalle corruzioni di una società ottusa e maschilista. E’ un viaggio che rivendica la sua lontananza dalla violenza verso un riparo nascosto, dentro la sua rinascita.
8. I cinque dell’Ave Maria: nella città di Brescia, cinque ragazzi sono scomparsi da alcuni giorni. Nessuno sa dove siano.
I vicini di casa si interrogano su dove possano essere. Per lo più sono chiacchiere da bar, pettegolezzi. In realtà nessuno si interessa veramente delle loro sorti, nemmeno Dio. Si fanno solo strane congetture su cosa stiano vivendo.
Ah, Brescia è anche la città dove abbiamo registrato il disco. In quei giorni, tra un mix e l’altro, tra una chitarra e una batteria, li abbiamo cercati anche noi. Inutilmente.
9. Insieme: è una riflessione sulla solidarietà e sulla solitudine.Tutto parte dall’esperienza di due alpinisti che trovandosi in difficoltà, sulle Alpi innevate, decidono di essere l’uno per l’altro proprio perché in diretto contatto con la morte, quindi con la nascita. Ora qui, in un bar di Senigallia, c’è una bambina che canta “Bugiardo” in faccia al padre di Fabri Fibra. Il contatto primordiale con il passato e il futuro. Proprio questo volevamo dire.
10. Epilogo: ed eccoci arrivati alla fine… ce ne andiamo via in sordina, addormentandoci lungo il sonno che ripercorre le tappe del giorno.
Buonanotte.
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