È mercoledì, entro in camerino e mi provo una gonna. Anzi, mi metto in fila, mi danno un cartellino enorme di plastica con il numero 1 (non perchè sono la numero uno ma perchè ho soltanto una cosa da provare e questo mi rende un po’ triste), mi faccio largo tra le amiche oche che aspettano appoggiate agli specchi e poi entro. È una gonna un po’ lunga e un po’ corta, di quelle che se tieni i piedi fermi sul pavimento e muovi solo i fianchi si muovono pianissimo come dentro l’acqua, come i tentacoli di una medusa blblblbl. Mi piacciono le meduse. E mi piacciono anche le gonne ma ecco, questa è una di quelle gonne che bisogna provarsele girando su se stesse, veloci e con le braccia aperte e magari possibilmente con gli occhi chiusi e i piedi scalzi sull’erba, per sentirle girare. Ora, passi per i piedi scalzi e l’erba, ma signori architetti e progettisti di camerini, sto parlando con voi: come pensate che io possa far girare la mia gonna in questo spazio piccolissimo? È così piccolissimo che se mi cade una cosa non lo so il telefono o le monetine dalle tasche dei jeans la signorina del camerino confinante le rivendica come sue perchè le ha trovate lì per terra. E come biasimarla. Abbiamo bisogno di spazio, come i fidanzati quando si vogliono fare l’amante. Lo spazio vero, come quello di Interstellar, infinito e senza tempo, voglio entrare in un camerino senza gravità e uscirne dopo ventitrè anni e il mio ragazzo che mi aspetta fuori disidratato e con i capelli brizzolati. Lo spazio proprio quello spazioso, non un colpetto di pollice sul tasto grande della tastiera. Comunque il mondo reale è quello che è e io non posso parlare con gli architetti scrivendo dei post sui siti, quindi mi adatto: provo a sentirmi carina senza muovermi esageratamente. Ci sono almeno trentacinque gradi, la luce del neon mi ricorda che ho un paio di pulizie del viso in arretrato, i capelli non li voglio nemmeno guardare. Cremonini che chiama Angelinaaaa in sottofondo, controllo se dal soffitto sta scendendo un cappio dove appendermi. Mi rivesto velocemente, perdo altre monetine ma non si preoccupi signora se le tenga senza fare tante storie, faccio un paio di sorrisi fintissimi ed esco.
Respiro forte, metto le cuffie e un disco che mi calma e calma tutto l’universo intero le stelle la luna e gli anelli dei pianeti, tutto. Ballo piano sul marciapiede, se chiudo gli occhi non mi vede nessuno, come quel giorno che però era notte e ballavo in giardino per farti stare bene. Faccio le giravolte attorno ai semafori, tengo il ritmo toccando tutto quello che trovo. Va tutto bene.
Tracklist
Jake Hart – That touch
1. J.Viewz – Far too close
2. Les Sins – Why
3. Darwin Deez – The spring dance
4. Kindness – this is not about us
5. Flume e Chet Faker – Drop the game
6. Color War – Shapeshifting
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