Quante volte ti sei chiesto chi c’è dietro le copertine dei libri, soprattutto dei tuoi preferiti? Come quella Jane Austen perfettamente illustrata o quel Murakami Haruki sintetizzato in poche pennellate di colore. A questo giro, abbiamo voluto incontrare un’illustratrice dall’anima forte e le idee chiare che ha la fortuna di essere esposta su molte mensole della Feltrinelli. Fa’ ciao a Vincenza Peschechera.
Illustrare è una dote o un esercizio?
Illustrare è per me innanzitutto un privilegio e ciò che amo fare. Sicuramente bisogna avere un’attitudine all’immaginazione, una creatività visiva, ma se non si replica l’esercizio non si raggiungono buoni risultati.
Hai ridisegnato le copertine di tutti i libri di J.G. Ballard per Feltrinelli. Da cosa o da dove sei partita?
Sono partita da un’atmosfera che in qualche modo ho ritrovato in ogni suo romanzo.
In tutti i libri di J.G. Ballard, sin dalle prime pagine, si avverte una tensione costante in attesa di manifestarsi, procurata da elementi apparentemente secondari che disturbano l’equilibrio di contesti ordinati e giusti che poi si scopre essere non così lineari.
Il contrasto tra ordinario-incredibile e l’inquietudine che nasce da un fattore che disorienta lo spettatore sono i due elementi che cerco di inserire nelle copertine per J.G.Ballard.
Come si disegna Gianni Rodari invece? Quando penso a lui mi viene sempre in mente San Bendetto del Tronto e il suo monumento ”lavorare lavorare lavorare preferisco il rumore del mare”.
Condivido in pieno il pensiero e credo che Gianni Rodari abbia fatto del suo lavoro il rumore del mare. Probabilmente per disegnare le sue fiabe bisogna studiare l‘apparente semplicità che le compongono ed assecondarla; è sicuramente una verità e una banalità affermare che Gianni Rodari sapeva trovare le parole giuste per parlare con i bambini e stimolare la loro fantasia, per cui ho cercato di rappresentare le sue parole senza esagerare con originali interpretazioni.
Un pregio e un difetto comune alla maggior parte degli illustratori.
Non saprei indicare un pregio ed un difetto comune ad ogni illustratore.
Hai curato la direzione creativa di un bellissimo progetto interattivo per Al Jazeera volto a raccontare la pesca pirata in alcune zone dell’Africa. Com’è nata l’idea di un gaming investigativo per sensibilizzare la community?
L’idea è nata all’autrice ed alla casa di produzione per cui ho lavorato.
La sfida sicuramente è nata dalla volontà di sfruttare le potenzialità della transmedialità ed il forte appeal del gaming in un settore solitamente relegato a forme tradizionali di narrazione, come il giornalismo di inchiesta.
Ci mandi una fotografia della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
Che differenza c’è tra un art director e un illustratore?
L’art director deve concentrarsi su tutte le componenti che realizzano il prodotto finale, coordinare il lavoro di diversi professionisti per mantenere unitaria e integra l’idea di partenza… L’illustratore svolge un lavoro molto individuale e personale.
Cosa si studia in un corso d’illustrazione e fumettistica? È un paradiso come se lo immagina uno da fuori?
Sì, se si ama studiare un corso del genere è una bellissima esperienza, soprattutto per la scoperta delle tecniche e gli stimoli che si generano.
Se tuo figlio che non saprà tenere una matita in mano, quale passatempo gli consiglierai?
La plastilina, la musica e la lettura.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?