Vi sarà capitato per forza, almeno una volta nella vita, d’aver a che fare con il jazz. Non fosse altro che guardando i film di Woody Allen, o ripescando, in una delle immagini più inflazionate del ventunesimo secolo, nello “scatolone dei vinili di papà”. Il jazz non muore mai, ne sono la controprova i dischi di FlyLo di Theo Parrish, lo è un’intera corrente che, dopo qualche tempo di buio, ha deciso di far tornare a splendere la luce sul jazz.
Ieri, quasi in occasione del cinquantesimo compleanno di “A Love Supreme” di John Coltrane, è uscito un disco che suona una meraviglia. Si chiama “Jazz Cookies“, associa il jazz ai cookies in una maniera del tutto speciale. Il progetto, che potete acquistare in “name your price” su Bandcamp, è di Sup Nasa, che abbiamo imparato ad apprezzare nella seconda puntata di Caffettino (qui la prima) e nelle uscite con The Beatfonics Crew. Nella descrizione delle 6 tracce, Sup dice una cosa che mi ha svoltato la giornata, perché ho capito d’aver trovato qualcuno che vive le mie stesse paranoie. “Ho sempre accostato il vinile al jazz”. Vero, c’è una simbiosi perfetta tra le due cose, che fa si che qualsiasi collezionista (anche in erba) non si debba mai far mancare un disco jazz.
Di rimando “Jazz Cookies” ha il fruscio del vinile sempre presente, il jazz di sottofondo e i beat ad aprire la strada. Chi l’ha detto che per essere innovativi bisogna per forza inventare qualcosa? Essere innovativi significa anche rimettere in discussione tutto, mescolare, lasciarsi prendere dalle emozioni, mettere il caffè nel latte, e i vinili con i biscotti.