Christian è gentile, molto. Non sono neanche troppo sicuro che questo significhi poi tanto, ma Christian è gentile. Lo è con me come con tutti i suoi fan, con la stampa, e con chiunque glielo chieda. D’altronde fa musica per vocazione, vivendo quest’ esperienza quasi come una missione. Fanculo le etichette, fanculo i soldi. Quelli sarebbero potuti arrivare con altri progetti, Christian TV per esempio, al limite tra il pop e l’EDM. Poi Christian se n’è tirato fuori, ha fondato la White Room Records, ed ha scelto di diventare JMSN.
Ricordo, vagamente di averne sentito parlare per la prima volta da Kanye West. Non che conosca Kanye, semplicemente da un suo tweet, e sono ancora più sicuro che qualche traccia del suo album d’esordio, “Priscilla“, risuonasse durante le pause “sceniche” dello Yeezus Tour. Anche per questo, qui a DLSO l’avevamo indicato come una delle principali next big thing, un newbie quasi certo.
Non è andata esattamente così, e non perché le sue altre produzioni, Pillaje e le collaborazioni con Ab-Soul, non fossero state di assoluto livello. E’ stato uno dei produttori cardine di “Good Kid, MAAD City” l’album che ha mostrato al Mondo il volto del nuovo re del rap made in USA.
Eppure Christian non è diventato chi sarebbe dovuto diventare.
Già, il punto forse è proprio quello. E se JMSN non volesse diventare chi dovrebbe diventare?
Nel frattempo è uscito “Blue“, il suo nuovo disco. Il più bello, a parere di chi vi scrive, ma ancora una volta diverso. Questo si, molto più pop. Come se a Christian non importasse assolutamente nulla di aver un marchio di fabbrica, come se la musica venisse prima di tutto. Una missione, appunto.
Ho raggiunto, via internet, JMSN per parlare con lui di Blue, di una carriera strana, e di cosa sia per lui la bellezza.
In tutte le tue descrizioni che si trovano in giro per il web, le tue origini albanesi vengono sempre citate nonostante tu sia “born and raised” negli Stati Uniti. Quanta Albania c’è, effettivamente, nella tua musica?
Credo che la musica albanese mi abbia dato un po’ di cultura musicale. E’ un “genere” molto etnico, quasi folkloristico, e ascoltarlo con attenzione mi ha davvero aperto la mente verso tutto il panorama musicale in generale.
C’è una cosa di te che mi ha sempre stupito. Il tuo precedente progetto, Christian TV, era decisamente più orientato al pop, all’EDM quasi. Poi è nato JMSN che, scusami l’orrendo termine, è un qualcosa di più “indie/undeground”. Il percorso di tanti artisti è, invece, esattamente l’opposto, tu perché hai preso questa strada?
È successo perché ho finalmente capito cosa volessi fare per davvero. Ho smesso di ascoltare, e di preoccuparmi, di quello che tutti volevano da me. Ho preso la mia strada, e voglio continuare il viaggio.
Hai collaborato, producendo integralmente o attraverso featuring, a molti progetti rap e hip hop. Quella cultura fa parte del tuo background musicale?
Sì. L’hip hop e il rap sono state due delle mie più grandi passioni crescendo, così come altri generi musicali. Mi lascio ispirare molto da quella cultura, anche se non è una cosa che faccio necessariamente solo per quel tipo di musica, anzi, il tipo di musica conta poco nel mio processo creativo.
In questo periodo storico, credi ci debba essere un matching perfetto tra immagine di un artista e la musica che produce?
Io credo non ci sia alcuna formula precisa in nessuno dei campi “artistici”. Vedo, e vivo, l’arte come una libera espressione di quello che si prova, di quello che si è.
Quest’ultima domanda (suggeritami da Simone Mazzilli), nasce dall’attenta osservazione del fenomeno JMSN. La sua immagine, curata in ogni minimo dettaglio (tutte le foto che trovate in questa intervista sono prese dal suo blog personale) non si combina affatto con la sua musica. Si trova perfino chi addita la sua mancata esplosione a quest’immagine, in un epoca dove il merchandising (nella sua concezione totale) conta più di qualcosa.
Sono leggermente infastidito ogni volta che leggo “JMSN, quello che ha lavorato con Kendrick Lamar”. Mi spiego, è ovviamente una grossa opportunità, e credo farebbe bene a tutti collaborare con un genio come Kendrick ma, nella mia camera, ho un quadro che recita “people who made generalisations are idiots”. Capito cosa intendo?
Secondo me, molte persone hanno paura di prendere una propria posizione, una decisione, su tante cose. Ecco perché considerano le collaborazioni come oro. La paura è una cosa strana, e si manifesta in così tanti modi diversi. Non mi da fastidio. E’ una cosa che le persone devono fare, per comprendere loro stesse.
Ti sei stancato di essere paragonato a Justin Timberlake?
No, mai. Come ho detto prima, le persone hanno bisogno di capire come si sentono più al sicuro, a proprio agio, con le proprie idee, forse per paura di essere giudicate. Quindi, magari, trovano qualcosa che è stata considerata socialmente accettabile in precedenza, in modo da poter giustificare quello che stanno ascoltando. O magari pensano solo che la mia musica suoni come quella di Timberlake, e non c’è nulla di male in entrambe le cose ahaha. Magari trattano la cosa come un enorme puzzle dove tutto ha bisogno di essere connesso. Potremmo andare avanti all’infinito a cercar di capire i pensieri di tutti (ride).
Tu sei un musicista “vero”, e fai un uso massiccio ( e mi permetto di dire intelligente) dei social media e di internet in generale. Quindi, mi piacerebbe chiederti cosa ne pensi della moderna generazione di producer, che magari non ha mia imparato a suonare uno strumento analogico?
Questa è una grande domanda, in tutti i sensi. Credo innanzitutto che abbiamo uno strumento, che è il computer. Penso inoltre che se si tratta di persone, artisti capaci troveranno il modo di evolversi verso altri strumenti. Non c’è nulla di male in farlo, nel cominciare. Finché crei qualcosa ti stai evolvendo come essere umano, l’ho sempre pensato. Potrei dire che utilizzando il solo computer potrebbe mancarti la parte umana del tutto, ma questo è quello che differenzia in grandi producers: riuscire a ricreare la componente umana con un semplice computer.
I tuoi video sono molto “fisici”. Sei coinvolto in prima persona nella loro realizzazione?
Si, certo. Devo esserlo. I video sono una parte molto importante di quello che faccio.
La tua musica è cambiata sensibilmente da Priscilla, passando per Pillaje, fino a Blue. Tu hai notato il cambiamento? Ed è stato qualcosa che hai voluto, o che è successo e basta?
Si, l’ho notato. È perché sono una persona molto diversa, mi evolvo e cresco quotidianamente. Quindi la mia musica cresce di rimando, essendo una parte davvero fondamentale del mio modo di essere. Provo inoltre costantemente ad evolvermi, imparare molto e fare del mio meglio. Credo che il prossimo disco sarà ancora diverso, se questo non dovesse accadere, vorrà dire che non stia facendo progressi.
So che Priscilla è stato ispirato dalla tua ex fidanzata. Blue invece?
Ogni album che faccio è semplicemente ispirato dalla mia vita. Blue ha molto più a che fare con me stesso, al guardarmi dentro, alla mia vita come singolo. Ho voluto inserire vocal molto crudi proprio per questo motivo. Invece che nascondermi dietro effetti e riverberi volevo che la mia voce venisse fuori ed apparisse così com’è.
Tutti i titoli delle tue tracce sono molto brevi. C’è un motivo particolare dietro questa scelta?
Accade accidentalmente, ma non sei la prima persona che me lo chiede. Non l’avevo mai notato finché qualcuno non me l’ha detto. Probabilmente è qualcosa di subconscio.
Blue è completamente un “solo album”, l’unica collaborazione si trova in un remix. Nessun featuring, di nessun genere. Un disco così è quello di cui avevi bisogno?
Decisamente sì. Era molto importante per me fare un album del quale fossi contento, dove ogni singola traccia suonasse come parte di qualcosa. Non mi interessava un disco pieno di feat, solo per attirare l’attenzione.
Qual è stata la più grande influenza quando hai cominciato a lavorare a “Blue”?
La vita è sempre la più grande fonte di ispirazione. Poi arriva l’alcol.
Vivo Blue come il sole che arriva dopo la pioggia. È una sensazione giusta? Si può, in un certo senso, guardare a Blue come ad un elogio alla bellezza?
Il blue è un colore che porta con se tanta creatività, e un generale senso di OK-ness (questa parola è riportata in versione originale, ndr). Mi fa pensare all’oceano.
Potremmo dire che Blue è un album R&B? Quello classico, degli anni ’90.
Certo, come no. Si può dire quel che si vuole (ride). Non l’ho fatto con l’idea che finisse per forza in un contenitore, l’ho semplicemente fatto. Ognuno può prenderlo e giudicarlo a suo modo.
Mi spighi gli ultimi due minuti di “Foolin”?
Ho voluto mettere tutti (quelli che c’hanno lavorato) nella stessa stanza con noi, mentre l’album veniva realizzato. Una specie di attraversamento dell’intera cosa.
Dove vedi JMSN tra due anni? Hai qualche progetto personale o artistico preciso?
Vorrei solo fare la miglior musica possibile. Migliorare e cercare di evolvermi ogni giorno, settimana, mese, anno.
Ultima domanda, la più difficile. Qual è la cosa più bella che tu abbia mai visto?
I brividi, la pelle d’oca.
Musica. Evoluzione. Bellezza. Dovendo riassumere in tre parole il mio scambio con JMSN, sarebbero queste. Il riassunto perfetto di un disco, di un’intera carriera che, lungi dall’essere al suo punto più alto, più bello, continua ad evolversi. Senza dover arrivare per forza, dove NOI vogliamo che arrivi.
Photo Credits: White Room Records